Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
DE CRESCENZO
Luciano Napoli 20 agosto 1928. Scrittore. Tra i suoi molti libri: Così parlò Bellavista (edit., 1977), Storia della filosofia greca (edit., 1983), Panta rei (edit., 1994). Da ultimo Il pressappoco. Elogio del quasi (Mondadori 2007). «Se un autore è divertente, per ottenere un giudizio positivo deve almeno morire».
Vita «Mia nonna aveva dieci figli. Qualcuno si era creato una famiglia, ma nubili e
scapoli, ovvero zio Luigi, zio Alfonso, zia Maria e zia Olimpia, vivevano con
noi. E poi c’era la balia, la mia buonissima Rosa» • è cresciuto nel quartiere Santa Lucia di Napoli, con Carlo Pedersoli-Bud Spencer
che lo difendeva dai pugni degli altri ragazzini • «Negli anni Cinquanta lavoravo in una casa chiusa. All’epoca ero studente universitario e mi guadagnavo da vivere portando i conti alla
Pensione Gianna, casa di tolleranza situata a Napoli, in via Sedile di Porto,
nei pressi dell’università» • Ingegnere all’Ibm, nel 1977 guadagnava 700 mila lire al mese (che era molto): «Ma m’annoiavo, così scrissi Così parlò Bellavista. Maurizio Costanzo a una festa s’appassionò alla storia e disse: “Perché non la racconta in tv?”. Fui il primo autore la cui copertina fu mostrata alla telecamera» • Ha fatto anche l’attore in molti film (tra questi Sabato, domenica e lunedì di Lina Wertmüller con Sofia Loren) e ha presentato programmi televisivi di successo. Ha
raccontato per la tv tutta la mitologia greca, imponendo le riprese su
pellicola in modo da diminuire il rischio di deterioramento • Nel 1961 si è sposato e ha avuto una figlia. Oggi è nonno. [aqo]
Critica «Che l’uomo sia molto simpatico può immaginarlo soltanto chi lo abbia visto e sentito parlare in qualche talk show
televisivo. Coloro che lo conoscono di persona, compresi quelli che più gli vogliono bene, sanno invece che per sopportarlo ci vuole molta pazienza.
Giacché lui, ogni volta che incontra un amico, non riesce mai a parlare che di se
stesso e dei propri libri, dei quali non manca mai di evocare, con raffiche di
cifre favolose circa le copie vendute in Italia e all’estero, la strepitosa carriera nel mondo. Che come scrittore valga poco è invece un’idea scaturita dall’efficacia congiunta di due micidiali passioni: l’invidia, che intossica il vasto popolo di quegli autori di ogni genere e
lignaggio che i dispettosi numi del mercato letterario si ostinano a torto o a
ragione a escludere dall’eldorado delle tirature miliardarie; e lo snobismo, che istiga al disprezzo
legioni di scrittori che, essendo al tempo stesso grossolani e schifiltosi, non
possono sottrarsi al pregiudizio secondo il quale successo e qualità sono per definizione» (Ruggero Guarini).
Frasi «Per me i tre esseri umani più importanti sono, nell’ordine: Fellini, Socrate e Gesù» • «L’epicureismo non è, come generalmente si crede, perseguire il massimo del piacere, ma minimizzare
il dolore. Detto ciò, sono pronto a definirmi epicureo» • «Lo studio non è lavoro ma la forma più gloriosa di gioco» • «Il mio funerale si terrà minimo alle ventidue... alle undici di mattina i miei amici dormono tutti».
Religione «Una sera ero a Porta a Porta. L’argomento era la fede. Margherita Hack disse: “Sono atea”. Un pochino lo sono pure io, però non lo dissi. Avere fede fa vivere meglio. Se uno magari mi ascolta e si lascia
convincere che Dio non esiste, finisce che gli faccio del male e, quindi,
compio peccato».
Vizi Non usa i soldi: «Non ho nemmeno la carta di credito. Entro nei negozi, compro e non pago. Dico: “Passerà Edoardo”. Edoardo è il mio assistente. Ma ci potete provare anche voi, basta usare il tono giusto.
Bisogna comprare molto e uscendo, disinvolti: “Passerà Edoardo”» • «Avaro io? Dipende dalla cifra: sotto le 100 mila lo sono, sopra i dieci milioni
no» (quando ancora c’era la lira) • è afflitto da una patologia che gli impedisce di riconoscere i volti delle
persone, la prosopoagnosia (nei casi più gravi si può addirittura non identificare il proprio volto riflesso nello specchio): «Se sono invitato in casa di amici e ci sono altri ospiti, cerco di arrivare
prima degli altri per sapere i nomi di chi incontrerò. In questo modo, quando gli ospiti arrivano sono in grado di riconoscerli» (a Rita Pomponio) • Quando aveva poco più di vent’anni, Isabella Rossellini ebbe una storia con lui, allora quasi cinquantenne. «Il suo editore, che era anche il mio, mi pregava: “Isabella, fallo soffrire”» (pensava che le pene d’amore ne facessero esplodere la creatività come nient’altro). «Da giovane e crudele quale ero allora, ho contribuito alla sua fuga verso la
stratosfera degli interrogativi filosofici. Gli dissi: “Luciano, sei l’amante più vecchio che abbia mai avuto”. Mi rispose: “Anche tu”»
• «Per me la peggior cosa è un rivale di pari grado. Se la mia donna mi tradisce con Totti, soffro di meno
che se va con Bevilacqua lo scrittore».
Tifo Napoli: «La mia prima partita fu contro l’Ambrosiana, perdemmo 1-0: piansi per quella sconfitta».