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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

DAVERIO

Philippe Mulhouse (Francia) 17 ottobre 1949. Gallerista. Critico d’arte. Docente universitario (Politecnico di Milano, Iulm, Università di Palermo). Membro della Giuria dei Letterati del premio Campiello. Direttore
di Art & Dossier. Conduttore tv (Passepartout, Raitre). Nel 2008 nominato da Vittorio Sgarbi «bibliotecario» di Salemi (99.100 volumi). «Arrivato a diciott’anni ho smesso la cravatta e son passato al papillon. È più pratico: non casca nel brodo. Adesso, però, lo confesso, È diventato una mania» • Quarto di sei figli, papà italiano che si chiamava Napoleone e faceva il costruttore, e mamma alsaziana,
Aurelia Hauss. Educazione ottocentesca dentro austeri collegi francesi.
Trasferitosi con la famiglia al Sud (era Varese, per loro profondo Sud) si
iscrisse a Economia e commercio alla Bocconi di Milano. Completò tutti gli esami, ma niente tesi perché «i sessantottini di ferro non potevano laurearsi» • Cominciò quasi per caso a fare il mercante d’arte moderna e negli anni Ottanta aprì una galleria a Milano e una a New York. Dal 1993 al 1997 fu assessore alla
Cultura e all’educazione del Comune di Milano • «Era l’esatto contrario del bocconiano tipico: triste, serio, ingessato. Lui era
allegro, esuberante e già allora il suo guardaroba non conosceva il grigio. Il suo guardaroba È una festa di colori, le sue cravatte, a farfalla, un arcobaleno. La galleria d’arte divenne a Milano la galleria d’arte per antonomasia. Indimenticabili i suoi vernissage, a farne un avvenimento
non era solo la qualità dell’artista ma la qualità del pubblico che vi accorreva» (Lina Sotis)
• «Gli fu proposto di diventare assessore, con un bel mazzetto di incarichi, della
giunta milanese retta da Marco Formentini. Avrebbe gestito, tra un incarico e l’altro, il 52 per cento del bilancio. Solo che a bilancio non c’era molto, solo che Formentini niente temeva di più di essere accusato di sprechi e di favoritismi. A Milano si vide qualcosa che
non si era mai vista. Daverio aveva molti amici. Pochi si tirarono indietro
quando si trattò di dargli una mano a organizzare manifestazioni che non dovevano costare nulla» (Sandro Fusina)
• Dal 1999 fa programmi tv, con Passepartout ha ribaltato i canoni tradizionali: «Inquadriamo dettagli come la bocca o il naso. Il montaggio poi È velocissimo» • Ha ripercorso in nove tappe la storia del seno nelle raffigurazioni artistiche.
(Il primo topless, rappresentato da Carpaccio nel secondo Quattrocento,
rispecchia la spinta libertaria dell’Umanesimo. Nel Rinascimento, con Michelangelo i seni sono possenti, per
diventare barocchi con Rubens. Il Settecento francese lancia i corpetti:
Watteau e Fragonard sono gli interpreti della libertà sessuale dell’epoca. L’Ottocento invece registra una svolta: in David e Canova il seno È libero e proporzionato, mentre all’inizio del Novecento torna piccolo nelle incisioni di Aubrey Beardsley. Nel
dopoguerra È burroso, come nei celebri disegni di Alberto Vargas. Negli anni Settanta, la
modella inglese, seno minuscolo, È l’icona delle ragazze che bruciano in piazza il reggiseno. Alla fine del secolo
scorso, il trionfo del seno, esaltato dal push-up e ingrandito dai chirurghi)
(Monica Bogliardi e Veronica Russo)
• Dal 1972 vive al fianco di Elena Gregori, bisnipote del fondatore del
Gazzettino, dalla quale ebbe un figlio, Sebastiano. Per «colpa sua» si rimise a sciare e suonare il pianoforte. «Sono fermamente convinto che i figli vadano sfruttati, cioÈ ti possono servire a sfruttare vecchie passioni» (ad Anna Maria Salviati) • Fuma il sigaro. Dichiara di bere tutto il bevibile, di farsi rifare colli e
polsini delle camicie «così durano almeno vent’anni», di spendere volentieri i soldi per l’affitto di case spaziosissime dove poter camminare in lungo e in largo e far
stare comodi i cani Lisa, Rioga e Toni e il coniglio Emilio. [Lauretta
Colonnelli] [apw]