Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
DANTE Emma Palermo 6 aprile 1967. Attrice. Regista. Autrice. Tra i suoi spettacoli la «trilogia della famiglia siciliana» Carnezzeria, mPalermu, Vita mia (pubblicata nel 2007 da Fazi)
DANTE Emma Palermo 6 aprile 1967. Attrice. Regista. Autrice. Tra i suoi spettacoli la «trilogia della famiglia siciliana» Carnezzeria, mPalermu, Vita mia (pubblicata nel 2007 da Fazi). Nel 2008 ha portato in scena Il festino, Mishelle di Sant’Oliva. «Per me il teatro è l’unica strada per mostrare la profondità delle cose. Per avere risposte superficiali basta Internet, per capire serve il teatro». Da maggio 2008 si è stabilita con la sua compagnia “Sud costa occidentale” nel laboratorio per il teatro di ricerca de La Vicaria a Palermo, dopo tanti anni passati a provare nel centro sociale di un ex carcere. Da ultimo ha scritto anche un romanzo, Via Castellana Bandiera (Rizzoli 2008), «rappresentazione di un’umanità spaventosa che lascia trasparire le smanie di una città vista nei suoi margini di prevaricazione, solitudine, vizio, avventurosità» (Osvaldo Guerrieri) • «Nome di punta della nuova generazione teatrale italiana» (Anna Bandettini), «partendo dalle macerie della sua città, ha conquistato in pochi anni la scena teatrale europea e i consensi della critica internazionale» (Anna Abate) • «Mentre Roberto Saviano riceve minacce camorristiche per il suo libro Gomorra, a teatro Emma Dante mette a punto un suo spettacolo, Cani di bancata, che è un crudo ed emblematico ritratto della mafia di oggi, del cerimoniale e delle nuove strategie di un suo vertice» (Rodolfo Di Giammarco) • «Ciprì e Maresco sono più avanti di chiunque altro, sono i veri innovatori del cinema perché hanno inventato un linguaggio nuovo. Non posso essere figlia loro perché la loro arte non crea eredi, è unica, è sterile in questo senso. Anche se poi molte persone guardando le locandine dei miei spettacoli o vedendo certe scene dicono che sanno molto di Ciprì e Maresco» • «Mi interessa la ricerca, non lo stile. Penso anche di poter smettere di far teatro. Inutile ostinarsi se non si cambia l’esistenza di qualcuno». [apt]