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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CUCCHI

Enzo Morro d’Alba (Ancona) 14 novembre 1949. Pittore. «Sono un pittore, cioè l’artista in assoluto, oggi più che mai». Protagonista della Transavanguardia di Bonito Oliva, insieme a Paladino, De
Maria, Chia, Clemente: «Sono miei amici e ammiratori silenziosi». Lei li ammira? «A questo non ho ancora pensato» (ad Alain Elkann) • Nel 2007 il Museo Correr di Venezia gli dedicò una sorta di antologica, a cura di Ester Coen, nell’ambito delle mostre collaterali della Biennale (esposti oltre 80 fra dipinti e
sculture dal 1977) «La scelta dei lavori presentati privilegia il lato fantastico, onirico. Ma ci
sono anche le citazioni: da Marc Chagall, da Alberto Savinio, persino da Dino
Buzzati e da Graham Sutherland, per non dire degli affondi sugli
espressionisti. Infine - incredibilmente - le autocitazioni» (Sebastiano Grasso)
• «Cerco di fare le cose come se le facessi con la mano sinistra, nel modo peggiore
possibile. E non è facile, perché è chiaro che il talento, la disciplina e la pratica di tanti anni potrebbero
spingere a fare qualcosa di decorativo, di piacevole. Per evitarlo occorre
molta energia, bisogna andare contro se stessi. Se uno pitta bene è facile fare il bel quadretto. Difficile se mai è farlo male» (ad Ada Masoero) • «Cucchi è un pittore visionario, è un inventore di storie, uno che salvaguarda le leggende di “esserini”, come chiama le sue figure di animali, gli uccellini di San Francesco, ma anche
i lupi, i cani, e poi teschi, colline, campane del villaggio, fuochi, magari
propiziatori, navi, boschi, mari» (Lea Mattarella) • «Adottai i pennelli perché con loro potevo creare un mio mondo. Fu un insopprimibile bisogno di meraviglia
a portarmi verso la pittura. Perché non è che io vada in studio per amore della pittura in sé. La materia che si usa per dipingere è orribile: puzza, sporca, imbratta, è tutta roba che mi fa schifo. Ma non posso farne a meno, è un problema di ossessione. Il problema è sempre quello: il talento. Per questo io sento che oggi faccio semplicemente
dei quadri che sono necessari al mondo, ecco. Necessari al mondo e non alla
gente» (a Bonito Oliva)
• Nel 1990 racconta la sua biografia a Giacinto di Pietrantonio che la pubblica
nel libro Vita e malavita di Enzo Cucchi (Politi). «La sua biografia sembra finta, confezionata a uso del pubblico per dare quel
tocco di bohème che non guasta mai: cacciato da scuola per aver tirato un libro in faccia all’ insegnante, contrabbandiere di sigarette, poeta e poi pittore autodidatta di
fama internazionale. Magrissimo, nervoso, produce un torrente di parole, ma
senza mai rispondere alle domande. Fa l’indisciplinato, divaga, dimentica i verbi e i soggetti, rincorre i temi,
intreccia le frasi. Non ha la più pallida idea di cosa sia la sintassi, perde e fa perdere continuamente il filo:
o è completamente sregolato o ci fa. Ed è più probabile la seconda ipotesi perché quando si toccano argomenti che non gli piacciono (come i critici che l’hanno stroncato) allora risponde a tono e non molla finché non vede l’interlocutore sfinito. Ha una strategia: provocare, ma non con l’ ironia. Piuttosto disorientando chi gli sta davanti» (Francesca Bonazzoli)
• Vive tra Ancona e Roma, dove si è trasferito dal 1984, alla nascita del figlio Alessandro. [Lauretta Colonnelli] [anq]