Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
CRIALESE
Emanuele Roma 26 luglio 1965. Regista • Tra i più interessanti della nuova generazione, è nel gruppo (con Sorrentino, Garrone ecc.) a cui si accreditano le maggiori
speranze di rinnovamento del cinema italiano. Pur di premiare il suo ultimo
film Nuovomondo (2006) i giurati del Festival di Venezia 2006 istituirono un Leone d’argento o Leone speciale, premio mai esistito fino ad allora (Michele Placido
aveva tentato in ogni modo di far assegnare a Nuovomondo il Leone d’oro e dovette arrendersi alla presidente Catherine Deneuve, decisa a premiare Still life di Jia Zhang-ke, malinconico resoconto della modernizzazione in Cina: ai voti
Crialese perse per 3 a 4) • Figlio di un avvocato che voleva fargli seguire la sua stessa strada. «Quando ho scelto il cinema mi ha tagliato i viveri. A 24 anni studiavo
psicologia e cinema, mi mantenevo facendo il pony express e mescolando cocktail
in un pub. Ho messo insieme tre milioni per andare a New York a un corso di
cinema (dove è arrivato nel 91 - ndr). Poi ho vinto una borsa di studio da centocinquantamila dollari per un corso
di tre anni alla New York University. è stato allora che mi sono riconciliato con il bambino distratto che ero stato,
quello che prendeva brutti voti perché stava sempre a guardare fuori dalla finestra» (ad Arianna Finos) • Il suo primo lungometraggio, Once we were strangers (1997), prodotto con i soldi ricavati dalla vendita di un paio d’orecchini ricevuti in eredità dalla bisnonna, racconta la storia di un gruppo di immigrati a Manhattan. è già il canto dell’estraneità che vuole dissolversi nel riconoscimento, il tema che corre in tutte le
pellicole che abbiamo visto finora. «Era la mia storia di regista-cameriere. Il selezionatore del Sundance, Jeff
Gilmour, ha pensato che fossi newyorkese: quando mi ha telefonato e ha sentito
il mio accento italiano è rimasto di ghiaccio. Ma era troppo tardi per tornare indietro: così sono diventato il primo italiano mai ammesso in concorso al Sundance». Il Sundance è il festival di Robert Redford. Il film non è mai arrivato in Italia. Tra i premi: miglior film all’Avignon New York Film Festival del 1998, miglior attore per Vincenzo Amato al
Brussels International Film Festival del 1999
• Nel secondo film, Respiro (2002), in un’isola del Mediterraneo (Lampedusa) una donna priva di inibizioni si nasconde in
una grotta per non essere ricoverata in una clinica di Milano: «Al suo secondo lavoro Crialese (autore anche della sceneggiatura) non cerca di
spiegare tutto, ma ci regala la capacità di leggere il Meridione come paesaggio con rovine, “uno spazio bianco sopravvissuto alla storia” (Morreale)» (Mereghetti). Per questo film, Valeria Golino (la cui prova Mereghetti giudica «superlativa») vinse a Cannes La settimana della critica e poi il Nastro d’argento come miglior attrice protagonista
• Quanto a Nuovomondo (storia di un pastore siciliano che a inizio Novecento parte per gli States
immaginandoli come la terra del Bengodi dove le fontane gettano latte e le
carote sono alte come alberi), ha raccontato ad Arianna Finos: «Ho studiato per un anno al Museo di Ellis Island, l’isola in cui venivano smistati gli immigrati prima di essere ammessi negli Usa.
Leggendo i documenti, guardando le foto di quegli uomini e donne ho ritrovato
facce simili a quelle dei miei nonni siciliani: Giulietta, Maria, Ernesto e
Luigi. Ai quali dedico questo mio film perché mi ricordano altri tempi e perché la loro dignità e la loro forza nel vivere hanno reso migliore anche la mia vita [...] Ci siamo
scordati troppo in fretta del nostro passato. Dal 1890 al 1980 sono emigrati
venti milioni di italiani, una cifra che corrispondeva alla totalità del popolo italiano del 1890. Le condizioni di viaggio erano durissime, ma le
traversate erano organizzate dallo Stato italiano. Dal punto di vista dell’accoglienza per chi, oggi, viene in Italia a lavorare, abbiamo fatto un passo
indietro di duecento anni [...] Tra i motori del film c’è stata l’esigenza di ricordare al mondo che Ellis Island è stato il primo laboratorio in cui si è tentato di misurare l’intelligenza. Si facevano test per individuare gli uomini e le donne in grado di
adattarsi al nuovo mondo. Sono iniziati lì quegli studi che sarebbero degenerati nell’eugenetica nazista. Tra il 1910 e il 1930 sono state sterilizzate sessantamila
persone: malati, analfabeti, affetti da imperfezioni. Lo si è fatto per il timore che razze inferiori soppiantassero la bianca dominante e
arginare le spese mediche che sarebbero ricadute sullo Stato. Di questa verità taciuta racconterà il mio prossimo documentario,
Black drop» • «Il mio sogno sarebbe girare uno 007. Non sto scherzando! Ma o James Bond lo
fanno fare a Vincenzo Amato, il protagonista di Nuovomondo, o niente». [anh]