Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CRAGNOTTI

Sergio Roma 9 gennaio 1940. Finanziere. Ex padrone della Cirio, che portò al crac nel 2002, mancando il pagamento di un bond da 150 milioni di euro. Ex
padrone della Lazio, comprata per 24 miliardi di lire da Gianmarco Calleri e
condotta, dopo uno scudetto, sull’orlo della bancarotta (salvata da Lotito, che la rilevò per 26 milioni nel 2004) • Romano di Porta Metronia, studi all’istituto per ragionieri Leonardo da Vinci, laurea in Economia e commercio. Fa
pratica come contabile alla Calce e Cementi Segni (del gruppo Bomprini Parodi
Delfino), emigra poi in Brasile alla Cimento Santa Rita. Quando Serafino
Ferruzzi rileva la Cimento, viene colpito dal giovane romano sveltissimo nel
comprare e soprattutto nel vendere (Gardini, in seguito: «Se volete spuntare un buon prezzo chiamate il Kragno»). Ferruzzi gli mette in mano l’Agro Pecuaria Magno (350 mila ettari di terra) e tutta l’attività brasiliana. Alla morte di Ferruzzi, Gardini gli affida le attività in Francia, poi lo lascia tornare in Italia e lo nomina prima vicepresidente di
Montedison (1988) e infine amministratore delegato di Enimont. Dei molti colpi
che caratterizzano questa formidabile carriera vanno ricordati l’acquisto della Beghin Say (1980: Cragnotti, durante un certo pranzo, pur di
sedere accanto al banchiere Jean-Marc Vernes, spostò di sua mano i segnaposto a tavola) e quello della Standa, rilevata da Carlo
Saverio Lamiranda — un uomo di De Mita che l’aveva co
mprata dall’Iri di Prodi — e girata poi a Berlusconi per 881 miliardi di lire (1988). Lascia infine
Enimont, dove è diventato il manager più pagato al mondo (un miliardo e mezzo di lire l’anno), con una liquidazione di 80 miliardi di lire • Con la liquidazione, l’appoggio di Gardini e l’alleanza di Banca di Roma, Banco di Napoli, Centrofinanziaria-Montepaschi,
Popolare di Milano, Rabobank (Olanda), Crédit Lyonnais (Francia), Swiss Bank (Svizzera), fonda la Cragnotti & Partners, capitale di 600 miliardi, la banca d’affari con cui andrà alla conquista di decine di aziende sparse sul pianeta. Il metodo Cragnotti si
basa sulla costruzione/acquisizione di una miriade di società, tutte interconnesse, spesso scatole vuote, che rendano sempre più facile la crescita via debiti. L’ipotesi implicita è che lo stesso livello d’indebitamento renda impossibile il default. L’uomo è in questo un anticipatore delle spregiudicate pratiche bancarie del secolo
successivo, che finiranno nel 2008 con la crisi epocale dei subprime
• Lo arrestano nel novembre 1993 nell’ambito dell’indagine sulla tangente Enimont (vedi DI PIETRO Antonio). Si presenta al carcere
di Opera in loden blu, sciarpa gialla e valigetta di cuoio. Resta dentro tre
giorni, perché ammette subito di aver versato dieci miliardi al Caf (Craxi-Andreotti-Forlani)
per nome e per conto di Gardini allo scopo di ottenere sgravi fiscali al
momento della fusione Eni-Montedison (1988). Chiuderà questa vicenda giudiziaria patteggiando nel 1998 un anno e cinque mesi di
reclusione per falso in bilancio, appropriazione indebita e finanziamento
illecito dei partiti
• «Con la sua Cragnotti and Partners e una complessa ragnatela di finanziarie
olandesi e lussemburghesi, l’ex-manager comincia ad acquistare aziende su aziende: la Lawson Mordon canadese,
che fatturava 1,1 miliardi di dollari» e che poi Cragnotti rivendette con una plus valenza di 110 miliardi che gli
costò l’interdizione da ogni attività in Canada (le autorità di quel Paese sostennero che aveva influenzato con un’azione spregiudicata i corsi di Borsa); «la Polenghi Lombardo (dalla Federconsorzi); la casa d’aste Semenzato; la brasiliana Bombril (origine di molti dei suoi guai
finanziari); la Centrofinanziaria (dal Monte dei Paschi); la Cirio-Bertolli-De
Rica (dall’Iri, per oltre 500 miliardi); la Lazio (prima società calcistica ad essere quotata a Piazza Affari e da molti considerata come la “polizza assicurativa”della sua scalata nel mondo degli affari); le centrali del latte; e, infine, la
sofferta acquisizione della Del Monte, il colosso della frutta tropicale. Una
scalata senza soste che avviene con non pochi incidenti di percorso [...] e le
accuse di frode lanciate da alcuni soci brasiliani. E che accrescono i suoi
debiti: secondo Mediobanca, gli oneri finanziari della Cirio sfioravano nel
2001 i 190 milioni di euro» (Enrico Romagna-Manoja).
[amz]


La crisi esplode nel novembre 2002, quando Cragnotti non è in grado di far fronte a un bond da 150 milioni. Chiede alle banche di
rifinanziarlo e quelle si rifiutano. Ci sono nove bond Cragnotti in
circolazione, emessi fra il 30 maggio del 2000 e il 31 maggio del 2002, per un
totale di 1,125 miliardi di euro. Vanno in default tutti. L’impero si avvia alla bancarotta, Nel 2004 Cragnotti è costretto a cedere anche la Lazio e intanto partono le indagini della
magistratura per una serie impressionante di reati: dalla truffa alla
bancarotta fraudolenta, dal falso in bilancio alla corruzione. I giudici
accusano esplicitamente anche le banche di aver sostenuto la Cirio sapendo bene
quali erano le sue condizioni reali (con i bond scaricavano sui risparmiatori l’indebitamento del gruppo)
• Tra le operazioni contestate dalla magistratura c’è la vendita di Eurolat, che mette Cragnotti e la Cirio in connessione stretta
con Tanzi e la Parmalat. I giudici sostengono che Capitalia, per chiudere l’indebitamento di Cragnotti, lo abbia costretto a cedere Eurolat a Tanzi per una
somma spropositata: 630 miliardi di lire. Con quei soldi, Capitalia e gli altri
istituti rientrarono dell’esposizione (che avevano intanto spostato su Tanzi, secondo la tecnica detta del
“cambio di cavallo”)
• Arrestato nuovamente l’11 febbraio 2004, nella sua villa di Montepulciano. Portato a Regina Coeli,
pretese di restare in isolamento perché convinto che la sua vita fosse in pericolo. Volle raparsi a zero per essere un “detenuto completo”. Trasferito ai domiciliari il 16 giugno, dopo una detenzione da molti giudicata
troppo lunga. Arrestati con lui anche il figlio Andrea e il genero Filippo
Fucile. Nel febbraio 2008 la terza sezione del Tribunale civile di Roma lo ha condannato, insieme a
Capitalia, a risarcire al gruppo Cirio 223 milioni, più rivalutazioni dal 99 a oggi (poco più di 300 milioni in tutto). Nell’aprile 2008 per lui e per l’allora presidente di Banca di Roma, Cesare Geronzi, il filone milanese dell’inchiesta sul crack Cirio si è concluso con l’invio degli atti a Roma, al processo principale nel quale sono già imputati
• «A Roma, tra via Veneto e Villa Borghese, due volte al giorno (tarda mattinata,
metà pomeriggio) caracolla un cane tenuto al guinzaglio da un cameriere: è il bellissimo cane di Cragnotti, quasi l’ultimo della famiglia a essere rimasto libero» (Lietta Tornabuoni). La casa di Cragnotti sta dietro via Veneto: palazzina di
tre piani, più di duemila metri quadri terrazzati con vista su Roma • La Lazio di Cragnotti, famosa per le campagne acquisti faraoniche. Ci giocarono
Signori, Winter, Gascoigne, Fuser, Marchegiani (pagato parte in nero, come
Cravero), Boksic e Casiraghi, Mancini e Salas, Nedved e Vieri, Veron, Crespo,
Stam e Nesta, che fu cresciuto in casa. Miliardi di lire spesi in dodici anni
di attività: 800. Quella Lazio, oltre allo scudetto del 2000, vinse anche la coppa delle
Coppe del 1999. L’acquisto di Vieri per 50 miliardi fece epoca: i romani sostennero che Cragnotti
aveva aumentato di 100 lire il prezzo del latte per rientrare dell’esborso e ci fu anche un tentativo di “sciopero del cappuccino” (1998)
• Quando Nesta in Nazionale si infortunò (Mondiali di Francia 98), Cragnotti chiese alla Federazione un risarcimento di
13 miliardi di lire • «Anaffettivo e con gli occhi da husky» (L’espresso) • «Lo sguardo di un cinico da manuale, che conosce il prezzo di ogni cosa e il
valore di nessuna» (Giancarlo Dotto) • «Il suo querulo vernacolo strascicato, le giacche burine troppo attillate, la
sintassi cagionevole e l’abbronzatura perenne. Gardini, che non era un damerino ma sembrava un eroe di
Hemingway, ingaggiò istitutori per avviarlo alle buone maniere. Invano. Cragnotti non riuscì mai a dire “concorrenza” con due erre» (ibidem) • «Volpe nei consigli d’amministrazione, acrobata nei rapporti con le autorità, mercante di carne umana nelle compravendite dei vari Vieri, Nedved, Veron,
Nesta, Crespo» (Filippo Ceccarelli) • Capace di addormentarsi in ogni istante, a volontà • Soprannominato Serginho (al tempo dell’attività in Brasile), il Giapponese (Gardini), la Fattucchiera (Cuccia) • Nel 2007 ha scitto insieme a Francesco Pennacchia il libro Un calcio al cuore (Fazi), un memoir dettagliato dei suoi successi come presidente della Lazio e
delle ultime vicende giudiziarie • Sposato con Flora Pizzichemi (si conoscono da ragazzi). Figli: Andrea, Massimo
ed Elisabetta, sposata con Filippo Fucile. Tutta la famiglia, con il titolare, è stata rinviata a giudizio nel settembre 2007 per falso in bilancio, truffa,
bancarotta fraudolenta.