Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
COSTANZO
Saverio Roma 28 settembre 1975. Regista. Figlio del conduttore Maurizio Costanzo e di
Flaminia Morandi, laurea in Sociologia delle comunicazioni all’Università La Sapienza di Roma nel 2001, iniziò come conduttore radiofonico. Nel 2007 portò al Festival di Berlino In memoria di me, film-scandalo nato dal romanzo che Furio Monicelli pubblicò nel 1960 come Il gesuita perfetto e che a fine anni Novanta riuscì con il titolo Lacrime impure. Maria Pia Fusco: «È il bacio di un giovane sulle labbra di un istruttore prima di uscire nel mondo
esterno che potrebbe accendere la polemica». Il padre gesuita Federico Lombardi reagì dicendo che senza fede non si poteva parlare di fede. Costanzo: «Se il film non piacerà al cardinal Ruini non mi stupirò, ne sarò perfino orgoglioso: significa che sarò riuscito ad innescare una riflessione». Nello stesso anno fu autore di
Auschwitz 2006, film-documento sul viaggio di 250 giovani delle scuole superiori di Roma nella
località più sinistramente nota della storia del Novecento • Nel 1997 fece due spot contro la droga per Fabrica (Benetton) e scrisse la sceneggiatura del corto Il Numero e del telefilm Una famiglia per caso, diretto dalla sorella Camilla e prodotto da Raiuno. Nel 1998 lavorò a New York, prima come operatore per la casa di produzione GVG USA, poi come
aiuto regista dello svizzero Reiro Kaduff in The Business of Death. Nel 1999 realizzò CaffÈ Mille Luci, Brooklyn, New York, suo documentario d’esordio, nel 2001 il documentario Sala rossa. Nel 2003, in occasione di un viaggio in Israele, scoprì il fatto di cronaca cui si sarebbe ispirato per Private. Passati sei mesi in Israele per scrivere la sceneggiatura (con Sayed Qushua,
Alessio Cremonini e la sorella), vinse infine il Pardo d’oro al Festival di Locarno 2004 e il premio come miglior film al Cape Town World
Cinema Festival in Sudafrica. Miglior regista esordiente ai David di Donatello
2005 • Considerato «tra i pochi che nel cinema italiano (solo italiano?) si pongono il problema di
che cosa distingue il cinema dalla tv, dall’informazione, dalla riproduzione fotografica, dall’attualità, dal costume. Il problema dell’invenzione e dello stile. Pochi cineasti della generazione trentenne l’hanno presente: Sorrentino, Garrone, e con loro Costanzo. E sanno aspettare la
proposta di un punto di vista originale» (Paolo D’Agostini)
•«Dreyer, Bresson, Ozu. Sono gli autori che ammiro di più. Fatte le debite proporzioni, anch’io credo profondamente nell’austerità» • «Hanno sbagliato sala» (Maurizio Costanzo alla figlia Camilla che lo chiamava da Locarno per
annunciargli che il pubblico era tutto in piedi ad applaudire il film del
figlio Saverio). [amu]