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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

COPPOLA

Danilo Roma 25 maggio 1967. Immobiliarista. Già 21° uomo più ricco d’Italia, discusso protagonista delle scalate Antonveneta e Bnl (“Furbetto del quartierino”), il 1° marzo 2007 fu arrestato per bancarotta fraudolenta. Altri reati contestati:
riciclaggio, associazione a delinquere, evasione, appropriazione indebita e
falso ideologico. «In passato sono stato più volte attaccato per i miei capelli. Che debbo pensare? C’è gente che ogni mattina si fa la doccia ma non lo shampoo»
• Vittima di atti di autolesionismo, attacchi di panico, qualche crisi cardiaca,
infine agli “arresti ospedalieri” al San Sebastiano di Frascati, il 6 dicembre 2007 “evase” per farsi intervistare da Sky Tg24. Causa anche altre infrazioni, dopo pochi
giorni fu reincarcerato, poi ricoverato all’Ospedale Gemelli di Roma. In debito col fisco per 70 milioni di euro, nel
febbraio 2008 ha messo in vendita la società “Ipi” (ex società della famiglia Agnelli), proprietaria tra l’altro del Lingotto di Torino e dell’area di Porta Vittoria. Unico dei “furbetti” ancora agli arresti (Gad Lerner: «Lombrosianamente discriminato», Pierluigi Battista: «Membro di diritto degli Sfigati Supremi»), nel giugno 2008 ha tentato una seconda volta il suicidio ingoiando delle
pillole (già in aprile s’era tagliato un polso con un pezzo di vetro). In seguito gli so
no stati concessi gli arresti domiciliari e in agosto ha potuto lasciare la casa
materna di Borgata Finocchio per la Villa Volpe presa in affitto a Porto
Rotondo • «I Coppola, siciliani trapiantati a Roma. La strada dove risiede anagraficamente
il finanziere è via Bolognetta: si apre con i vecchietti del bar Billi e si chiude con il
cemento armato della ferrovia abbandonata. Al centro c’è la villetta bifamiliare dei Coppola dove abita mamma Francesca. Che è nata a Cosenza e un tempo chiamava a raccolta le signore della zona per
inscatolare le alici e arrotondare le entrate. Papà Coppola, classe 1929, nato a Casablanca ma con parenti a Trapani, era un
impiegato statale. Solo alla fine degli anni Ottanta Paolo Coppola si dà alle costruzioni» (Marco Lillo e Vittorio Malagutti)
• «“Quando si trattava di comprare aree in zone in via di sviluppo”, racconta, “papà non stava lì a tirare sul prezzo”. Casilina, Tuscolana, Appia, Romanina, in questi quartieri Paolo Coppola costruì fino al 1995 quando, a 65 anni, morì per un ictus. Cosa lasciò al figlio? “Anzitutto, l’esperienza accumulata lavorando al suo fianco sin dai tempi del liceo
scientifico”, racconta Danilo, che si è iscritto poi a Giurisprudenza senza mai prendere la laurea. Poi, un discreto
patrimonio (“Una ventina di miliardi”, quantifica l’interessato) che, oltre ai cantieri aperti, allineava 50 appartamenti, una
sessantina di negozi e due centri commerciali: “Tutto affittato”, spiega Coppola, “con introiti allora ammontanti a oltre un miliardo di lire l’anno”. Alla base di questa accumulazione c’è una regola aurea del vecchio Coppola: terminata la costruzione, si può anche vendere tutta la parte residenziale, mai quella commerciale di pregio.
Così, continuando ad edificare, Danilo Coppola ha allungato la lista degli immobili
in affitto» (Primo Di Nicola)
• «Tutto per colpa di una palestra. Danilo Coppola è finito in carcere per uno scherzo del destino. A settembre del 2004, dopo aver
incassato gli abbonamenti annuali per un centro fitness di Grottaferrata, i
gestori sono scappati con la cassa, i truffati sono andati in Procura e Danilo
Coppola, che era proprietario delle mura, si è ritrovato suo malgrado sotto la lente di un maggiore molto pignolo: Roberto
Prosperi. Il comandante della Guardia di finanza di Frascati ha scoperto che la
sede del centro era stata comprata da Coppola per 1,2 milioni di euro e
rivenduta a un’altra società del gruppo a 7 milioni, cinque giorni dopo. Per questi giochini Coppola è finito in galera con l’accusa di associazione a delinquere e bancarotta» (Marco Lillo).
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«Aziende immobiliari, le chiama lui. Un sistema di scatole cinesi, documenta l’istruttoria sul crack da 130 milioni di euro per cui risponde di bancarotta
fraudolenta. Appeso a una piramide costruita su tre fiduciarie lussemburghesi (“Keope”, “Sfinge”, “Tikal Plaza”), una capogruppo italiana (“Pacop”), amministrata dalla cognata Lucia Necci e partecipante in tre spa. La “Gruppo Coppola”, la “Tikal”, la “Ipi”. Tra il 2004 e il 2007, il “Sistema” genera centinaia di milioni di euro in plusvalenze, con lo schema del gioco
delle tre carte. La società X (di Coppola) vende alla società Y (formalmente intestata ad altro imprenditore, in realtà controllata da Coppola) un immobile, che quindi riacquista immediatamente in
leasing, con la formula del “lease back”. La doppia transazione, gonfia il valore dell’immobile, consente a Coppola di accedere a forme di credito bancario
privilegiato e genera plusvalenze, normalmente parcheggiate in società estere intestate a prestanome. Con il tempo quelle società vengono lasciate fallire. Con un doppio risultato. L’immobile, che apparentemente è passato di mano due volte (compravendita e lease back), in realtà non ha mai lasciato il portafoglio di Coppola, rivalutandosi. Le plusvalenze
che ha generato sono state sottratte sia al fisco italiano che alle voci di
bilancio. Da chiare sono diventate nere, per poi tornare chiare altrove. Si
chiama evasione fiscale, ma il giro che compie il denaro somiglia come una
goccia d’acqua al riciclaggio. è noto come il gioco porti Coppola in orbita. Entra in Bnl nel settembre 2003 con
il 3% e siede nel contropatto con Caltagirone, Ricucci, Statuto nel momento
della scalata Unipol. Si presta a Fiorani nella scalata Antonveneta. Nel
febbraio 2007 arriva a controllare 4,68% di azioni di Mediobanca (di cui si
libererà nei giorni che seguono il suo arresto). è altrettanto noto quanto rumoroso e doloroso sia il ritorno sulla terra.
Arrestato e inquisito a Roma, è raggiunto in estate (19 luglio) da un nuovo provvedimento di cattura della
Procura di Torino per operazioni immobiliari con la Banca Italease
(aggiotaggio). Ne viene chiesto a Milano (26 luglio) il rinvio a giudizio per
Antonveneta. Unicredit, la banca le cui linee di credito ha generosamente munto
tra il 2003 e il 2004 in occasione di numerose operazioni immobiliari (e in
cambio di tangenti a singoli funzionari), lo denuncia a Roma per appropriazione
indebita (settembre 2007)» (Carlo Bonini e Elsa Vinci)
• Comprò il quotidiano Finanza e Mercati: «Alla prima riunione con il comitato di redazione ha proclamato: “Voglio un giornale autorevole, come quello inglese, quello colorato...”, indicando il Financial times» (Sergio Rizzo). Detto “Er Cash” per lo smodato uso di contanti, o “Palazzinaro con la pistola” «da quando sparò per spaventare degli zingari che lo disturbavano in un ghetto di periferia» (Alberto Statera). Capelli lisci, lunghi fin quasi alle spalle (taglio «Carré alla francese», lo definisce il suo barbiere di sempre a Borgata Finocchio). «Il giorno in cui fu arrestato, chiese di attendere un attimo, prese il vestito
Armani da dentro l’armadio» (Claudio Cerasa)
• Sposato con Silvia Necci, della coppia «esistono poche foto. Tutte un po’ in stile personaggi dei Vanzina, seduti nella tribuna Vip allo Stadio Olimpico
a vedere la Roma, lei con gran massa di capelli e unghie iperlunghe» (Maria Laura Rodotà). Nel dicembre 2007 la moglie ha precisato: «Avendo letto di conversazioni telefoniche e di incontri che mio marito, Danilo
Coppola, avrebbe intrattenuto con una sua amica, vorrei chiarire che, già da alcuni anni, il nostro matrimonio è in crisi». Due figli (Silvia e Paolo).
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