Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

COBOLLI GIGLI

Giovanni Albese con Cassano (Como) 4 gennaio 1945. Manager. Presidente della Juventus
(dal 2006). «Sono un capricorno superstizioso. Negli anni mi sono convinto feticisticamente
che se andava bene alla Juve andava bene anche a me» • «Laureato in Economia e commercio alla Bocconi, è un manager che ha diviso la propria carriera tra industria, cultura ed
editoria. Dopo una prima esperienza in una multinazionale del settore
farmaceutico, nel 1973 approda a Torino e sotto la Mole inizia la carriera all’Ifi, società della famiglia Agnelli. Dopo la gavetta nell’Istituto Finanziario Industriale, il manager bianconero (spesso lo si vede in
tribuna allo stadio Comunale) nel settembre dell’80 si trasferisce a Milano quale assistente dell’amministratore delegato del Gruppo editoriale Fabbri (diventa direttore generale
nell’84). Quando la Fabbri viene assorbita nel gruppo Rizzoli, Cobolli Gigli nel 1991
assume l’incarico di ad della Rcs Libri e con lo stesso ruolo dal novembre 1993 si occupa
della Arnoldo Mondadori editore. Chiusa l’esperienza con l’editoria, sarà la grande distribuzione ad occupare il manager lombardo, per un decennio al
vertice del Gruppo Rinascente (ipermercati, proprietà immobiliari, bricolage). Con la cessione del gruppo a nuovi azionisti nel 2005
si chiude il rapporto con la grande distribuzione e cessano gli incarichi in
Confcommercio» (La Gazzetta dello Sport)
• «Picchiava sul serio: dritto, gancio. “Giova, alta la guardia. Copri, copri. Schiva”. Giovanni Cobolli Gigli entrava nella palestra Ignis del Vigorelli a Milano per
divertirsi coi pugni. Il sacco e gli avversari. I guantoni. Difficile crederci,
ora. Ha la faccia di uno che non darebbe un cazzotto anche se fosse pagato» (Beppe Di Corrado). [ajr]