Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
CHIAMPARINO
Sergio Moncalieri (Torino) 1 settembre 1948. Politico (Pd). Sindaco di Torino (dal
2001, rieletto nel 2006). Ex deputato (Ds). Ministro delle Riforme nel governo
ombra di Walter Veltroni. «Sono uno che sa stare in minoranza nel partito e in maggioranza nella società» • «Mio nonno lo chiamavano Barba Lenin, zio Lenin, per distinguerlo dalle sue tre
sorelle beghine, anche se non era bolscevico ma socialista. Del Pci erano mia
madre e mio padre, operaio alla Fnet, una fabbrica di estratti tannici. Io
avevo simpatie più a sinistra» • Ragioniere, laurea in Scienze politiche, si occupava di econometria. «Nel 1971 la conversione al riformismo e l’ingresso nel Pci; subito su posizioni “di destra”. “Il giovane più brillante era Giuliano Ferrara. Segretario della Fgci era Fassino. Ogni sera
alla birreria Mazzini, l’unica aperta fino a tardi. La battaglia dell’80 alla Fiat l’abbiamo fatta insieme, e abbiamo condiviso le stesse perplessità. Ero con lui quando Berlinguer fu indotto a promettere l’aiuto del partito in caso di occupazione, e capimmo che avevamo imboccato una
strada senza ritorno. La notte Piero faceva i volantini e io li portavo ai
cancelli di Mirafiori. La sera dell’accordo il titolo scelto da Fassino era ‘doloroso ma necessario’. Portai il pacco al compagno Gino della porta 17, quella delle Presse. Mi
disse, in dialetto: questi volantini te li distribuisci tu”» (Aldo Cazzullo)
• «Fassino nell’84 pensava a me come a uno dei possibili successori alla segreteria provinciale.
Poi ci fu il referendum sulla scala mobile... Io e pochi altri eravamo
risolutamente contrari. Un pugno di compagni che pensavano alla concertazione
come unica strada nei rapporti con gli industriali. Non ci fu storia,
naturalmente. Entrai in crisi, chiesi a Fassino di allontanarmi dal cuore del
partito: finii alla segreteria del gruppo comunista a Bruxelles. Mi servì a guarire. Fui tra i primi a condividere la svolta della Bolognina, ricordo
come adesso una drammatica assemblea alla sezione Garibaldi: c’era gente che piangeva. In quei mesi provai tristezza nel vedere un pezzo della
nostra storia che se ne andava. Ma non ho mai avuto rimpianti. A Torino ero
stato tra i primi a parlare di socialdemocrazia, quando la parola era bandita.
E ho conservato tanti amici tra chi non ha condiviso il cambiamento»
• «Il suo ideale è una politica che sappia offrire uguali opportunità di partenza a tutti. Ha letto tutto Marx, sottolineando a matita i passi
decisivi, ma senza diventarne prigioniero. Fin da giovane osservava gli autisti
del bus e si domandava: “Cosa possiamo fare per migliorare la vita a questi qua?”» (Concetto Vecchio). Giampaolo Pansa ne parla come di un «passo tranquillo, carattere ferrigno, osso da mordere, schivo, di poche parole,
sparagnino, un tantino cinico». Chiara Beria di Argentine: «Un mediano che, infine, ha trovato la fantasia e lo sprint del bomber»
• Già segretario della Cgil piemontese e segretario provinciale del Pds torinese, nel
2001, mentre era deputato, fu candidato in tutta fretta a sindaco di Torino,
per l’improvvisa morte del candidato della sinistra, Domenico Carpanini. Vinse al
ballottaggio contro Roberto Rosso. Ricandidato nel 2006, vinse al primo turno
contro Rocco Buttiglione ottenendo una percentuale del 66,6%. Tra le ragioni
del successo la perfetta riuscita delle Olimpiadi invernali organizzate a
Torino quello stesso anno
• Nel 2007 un sondaggio commissionato dal Sole-24 Ore all’Istituto IPR Marketing lo mise al secondo posto tra i sindaci più apprezzati d’Italia (preceduto solo da Vincenzo De Luca, primo cittadino di Salerno) • Nell’agosto 2008 è scoppiato il suo caso dentro il Pd piemontese: «Se non servo, posso andarmene». Diego Longhin: «I tempi degli abbracci con Veltroni nelle sale del Lingotto, abbracci che
sembravano indicare in Chiamparino un sicuro protagonista del nuovo partito,
sembrano lontani anni luce. Il sindaco è stato uno dei fautori della fusione Margherita-Ds, ma poi è rimasto scottato dagli eventi e si è disinnamorato lentamente. Primo colpo? L’esclusione dalla lista del comitato dei saggi, nell’estate del 2007, poi la sconfitta alle primarie, con l’outsider Morgando, alleato con il Pec (
la cordata definita dall’acronimo di Roberto Placido, vicepresidente consiglio regionale, Stefano
Esposito, deputato, e Paolo Cattaneo, tutti ex Ds — ndr), che batte il candidato ufficiale Gianluca Susta, sostenuto fino all’ultimo da Chiamparino (e Bresso). A seguire le lotte interne per la composizione
delle segreterie e degli organi di partito, oltre alle diatribe tra le correnti» • Si è sempre detto favorevole alla Tav, è promotore del federalismo e dell’idea di un Pd del Nord, disponibile a convergenze tra destra e sinistra • Tifa per il Torino, ma il 27 febbraio 2008 preferì però andare al Teatro Regio per la Salomè piuttosto che allo stadio dov’era in programma il derby: «Sono deluso dal calcio. Questo sport mi piace sempre di meno, è diventato un’attività dove c’è troppa violenza verbale e mediatizzazione. Una volta non mi perdevo una sola
partita, ora invece, quando sono a casa, lascio tranquillamente che sia mia
moglie a scegliere cosa vedere in tv» • Sposato dal 1978 con l’insegnante Anna Marrocchetti (conosciuta quando erano coinquilini), un figlio,
Tommaso (1980), laureato in Scienze politiche • «Ogni sera, non vado a dormire se prima non mi accendo un sigaro e non vado sul
balcone. Guardo le finestre del cortile illuminate, vedo le sagome delle
persone e, come nel romanzo La vita, istruzioni per l’uso di Perec, cerco di immaginare la loro vita. Che farà l’ecuadoriano di fronte, e il dottore che mi abita accanto?» • Tra i sindaci italiani è forse l’unico a essere veramente uno sceriffo: «Sceriffo onorario della contea di Jefferson, nel Kentucky».