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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CHAILLY

Riccardo Milano 20 febbraio 1953. Direttore d’orchestra. Dal 2005 alla guida del Gewandhaus Orchester (l’orchestra professionale più grande al mondo) e dell’Opera di Lipsia. Ex direttore della Concertgebouw di Amsterdam, ex direttore
musicale dell’orchestra Verdi di Milano. Figlio di Luciano (1920-2002), violinista,
compositore, didatta, organizzatore, saggista. Fratello di Cecilia (vedi). «Da ragazzo facevo spesso un sogno: l’orchestra era pronta, stava già accordandosi e io ero senza frac, disarmato. Mi svegliavo di soprassalto. Non
ho mai trovato la spiegazione di questo tormento notturno»
• Cominciò presto, esordendo a 13 anni. A 24 diresse la sua prima opera alla Scala, a 33
era già direttore musicale del Comunale di Bologna. «Con Claudio Abbado e Riccardo Muti fa parte della triade di direttori d’orchestra che onorano il nome dell’Italia nel mondo» (Armando Caruso) • «Un direttore d’orchestra, quando prepara un’opera lirica o grandi oratori, ha un’attività gestuale che va dalle 6 alle 12 ore al giorno. Per La passione secondo Matteo di Bach, ad esempio, io sto sul podio per quasi 12 ore continuative. Alla fine c’è una spossatezza fisica totale: non è legata particolarmente alle braccia, anche se il direttore d’orchestra vive con le braccia sospese, c’è pure il fatto di stare in piedi tanto a lungo. Ma è talmente bello farsi trascinare dalla musica che il dolore fisico non si sente.
Il piacere della psiche vince sempre» • «Ci sono corsi di direzione, ma la trasmissione di energia e la capacità di irradiare un’orchestra con la propria carica interpretativa è una cosa che hai dentro. La raggiungi con la gestualità e con lo sguardo. L’orchestra è sensibilissima alla forza dello sguardo: più intensa è la carica magnetica interiore meno hai bisogno della gestualità» • «Ci sono maestri che non conoscono l’esternazione del piacere, che sono funebri sempre come se gli fosse morta l’intera famiglia. Non così Bernstein e Zubin Mehta. Io mi identifico un po’ con questo tipo di reattività espressiva» • Da anni si parla di una sua candidatura alla direzione musicale del Teatro alla
Scala: «Secondo una battuta a lui attribuita, Muti diceva anni fa: “Bisogna vedere chi verrà dopo di me, se barbanera o barbarossa”. Barbanera era Sinopoli, morto nel 2001, una perdita che fece dire all’allora sovrintendente Fontana, secondo quanto ha rivelato l’allora direttore artistico Arcà: “Si è spento il futuro”. Dunque c’è ora barbarossa» (Giangiorgio Satragni)
• Il 6 marzo 2008, alla Scala col Trittico Pucciniano, ricevette una lunga
ovazione (mentre al regista Luca Ronconi toccarono oltre agli applausi molti «buu» e «vergogna») • Sposato con Gabriella Terragni (dal 1982). Dalla prima moglie Anahi Carfi
(sposata nel 1973) ha avuto la figlia Luana (1974). «Il cinema (da Humphrey Bogart a Totò), la buona cucina (su tutto, il vino rosso), il calcio (il Milan, da sempre):
queste le passioni di Chailly. Quelle tranquille, perlomeno. Poi ci sono quelle
più spericolate. Come farsi trainare, appeso ad un paracadute ascensionale, da un
motoscafo che sfreccia in mare: “Quando andavo in Costa Azzurra superavo anche i 50 metri di altezza. Mi godevo
quel silenzio meraviglioso accompagnato solo dal soffio del tempo”» (Corriere della Sera).
[ahw]