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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CESARANO

Ferdinando Castellammare di Stabia (Napoli) 26 agosto 1954. Camorrista. Capozona di Pompei
e Castellammare di Stabia, membro del direttivo della Nuova Famiglia • Alias Nanduccio ‘e Ponte Persica, altrimenti ’o Pagliaiuolo • Detenuto dal 10 giugno 2000 nell’area Riservatissima del carcere di Parma, subito in 41 bis. Arrestato il 15
maggio 1993, era evaso il 22 giugno 1998 dall’aula bunker di Salerno. Doveva già scontare 3 ergastoli, quando, nel 2006, è stato condannato, in via definitiva, per associazione camorristica ad altri
dodici anni e tre mesi • Ha sempre negato di aver fatto parte della Nuova Famiglia, e quando gli
contestano che il capo della federazione, Carmine Alfieri, era suo padrino di cresima, risponde che si trattò di un caso. Non essendosi ancora cresimato e dovendosi sposare, si era recato
al santuario di Pompei, «dove le cresime si fanno a centinaia», ma siccome la persona che aveva scelto come padrino aveva avuto un incidente
all’ultimo momento, chiese la cortesia di sostituirlo al primo che gli capitò a tiro, cioè Carmine Alfieri • Dal confronto tra lui e Carmine Alfieri (diventato collaboratore di giustizia),
il 28 febbraio 1994. Alfieri: «Compariello, voi sapete quanto vi voglio bene. Io conosco il vostro animo. Voi
mi avete dato tutto, per questo voglio dirvi una cosa ora, non sapendo se vi
rivedrò più: è finita la storia». Cesarano: «Io vi ho conosciuto una volta, undici anni fa a Pompei, e basta. Se mi conoscete
non mi dovevate far venir qua. Non mi sento bene. Voi che volete?». Alfieri: «Ma chi penserà ai vostri figli? Se ho fatto questo passo è stato per darvi l’esempio. Voi avete sentimenti nobili». Cesarano: «Se mi volete salvare, dite che non ho fatto niente, voi lo sapete». Alfieri: «Vorrei farmi la vecchiaia tra venti anni con voi. Abbiamo creduto in cose
sbagliate»
• Si schiera con Carmine Alfieri, nel 1981, quando i cutoliani ammazzano Giuseppe
Allocca • Aggressivo e senza scrupoli, non risparmia nemmeno il fratello dai suoi scatti
d’ira, umiliandolo davanti a tutti nelle riunioni di vertice e non mancando mai di
precisare che le decisioni spettano solo a lui • Tra i più fedeli collaboratori di Carmine Alfieri, tanto da conoscere tutti i suoi
nascondigli segreti, è sempre prescelto nei commando degli omicidi eccellenti: Alfonso Rosanova,
braccio destro di Cutolo; strage degli uomini di Valentino Gionta, socio di
Lorenzo Nuvoletta (agosto 1984); assassinio dell’imprenditore Antonio Malventi (legato a Carmine Alfieri e poi sospettato di
avere venduto alle forze dell’ordine alcuni affiliati); omicidio di Peppe Rocco, l’affiliato che a un certo punto aveva deciso di mettersi in proprio (estate 1991,
nell’agguato rimane ucciso anche Mimmo Sarmino). Quando Alfieri gli aveva ordinato di
ammazzare Rocco, Cesarano si era opposto («Compare, lei vuole ammazzare il mio più caro amico»), ma dopo avere eseguito l’ordine, andò a fare le condoglianze al padre (il tempo di andare a casa a lavarsi e a
togliersi gli abiti schizzati di sangue) (dalle dichiarazioni di Pasquale
Galasso)
• Diventato ricchissimo con usura e appalti, tenta di investire i soldi a Roma
acquistando gli stabilimenti cinematografici De Paolis, ma così facendo disturba la trattativa che sta conducendo Pasquale Galasso (altro
fedelissimo di Alfieri). Così, quando Galasso, arrestato nel 1992, inizia a collaborare con la giustizia,
diventa uno dei primi ricercati. Nel maggio 1993 viene arrestato a Pompei, e
sottoposto a misura cautelare per l’omicidio di Peppe Rocco e Mimmo Sarmino. Il 22 giugno evade, insieme a Geppino
Autorino, dall’aula bunker di Salerno («[...] i cinque compagni di gabbia si alzavano in piedi per occultare l’azione di Cesarano e dell’Autorino, che, dopo aver sollevato la parte più alta della gradinata di legno della gabbia, utilizzata come sedile, si
dileguavano attraverso una botola nel pavimento [...] dalla botola gli evasi
hanno raggiunto un vano sottostante e attraverso uno scavo lungo circa due
metri e mezzo, praticato sotto il muro dell’aula, sono arrivati in un canale esterno che fiancheggia il muro perimetrale del
complesso. Ai due è bastato percorrere il canale, senza oltrepassare il muro di cinta del
complesso, per trovarsi, dopo 150 metri, in prossimità della linea ferroviaria e, poco dopo, della corsia sud della tangenziale di
Salerno. Qui, armi in pugno, hanno costretto un automobilista a cedere la
vettura proseguendo in direzione di Pontecagnano, dove la vettura è stata abbandonata» [il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Ayala, rispondendo, quattro giorni
dopo l’evasione, a un’interrogazione parlamentare. In conseguenza dell’evasione il questore di Salerno Ermanno Zanforlino viene rimosso e il
sovrintendente della polizia penitenziaria Giuseppe Picari, responsabile della
traduzione dei detenuti, trasferito ad altro incarico] )
• Il sostituto procuratore Luciano Santoro, responsabile della Dda di Salerno: «Quell’aula era un colabrodo» (a la Repubblica, 25 giugno 1998) • Nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2000 Cesarano viene arrestato in una
villetta di Torre Annunziata, a qualche chilometro dal suo quartier generale. è in compagnia della sua amante, si è fatto crescere la barba e ha un parrucchino (Autorino, invece, era morto
crivellato di colpi dai carabinieri il 21 marzo 1999: all’alt, invece di scendere dall’auto e alzare le mani, si era messo a sparare). La Guardia di Finanza, nel
frattempo, ha scoperto capitali ingentissimi, accumulati, tra l’altro, con la gestione del mercato dei fiori di Pompei
• Dalla richiesta di ordinanza di custodia cautelare a carico di uomini legati a
Nanduccio: «La straordinaria disponibilità di risorse finanziarie consente di soccorrere continuamente gli operatori
economici della zona, attraverso prestiti usurari che costituiscono una delle
più redditizie attività dell’associazione; il clan garantisce (ovviamente nel proprio interesse, ovvero per
evitare controlli da parte della polizia) l’ordine pubblico sul territorio, in particolare scoraggiando, anche con metodi
violenti, la microcriminalità e lo spaccio di sostanze stupefacenti; esso svolge, inoltre, una funzione di
vera e propria regolamentazione dei rapporti sociali, intervenendo per dirimere
liti e per risolvere contrasti, sempre comunque assicurando agli abitanti della
zona la prevalenza contro atti di concorrenzialità nello svolgimento di attività d’impresa da parte di soggetti provenienti da altre località» (Bruno De Stefano). [Paola Bellone]