Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
CELENTANO
Adriano Milano 6 gennaio 1938. Cantante. «Mi dice se è una diceria anche la storia che la Rai le ha chiesto di partecipare al festival
di Sanremo e lei ha detto: “Benissimo, però: 1) devo fare il regista; 2) il presentatore; 3) il concorrente e 4) la giuria”. Poi ha aggiunto: “Non vi preoccupate del conflitto d’interessi, se c’è uno meglio di me lo faccio vincere”. è andata così? “Certo”» (ad Antonio D’Orrico).
Ultime Novembre 2006: lancia un cofanetto in tre cd che contiene 42 canzoni dal 1957 a
oggi. Secondo la rivista Rolling Stones la raccolta ha venduto 500.000 copie • Il 2 dicembre 2006 va da Fabio Fazio e innalza il numero di spettatori del
programma Che tempo che fa a 6 milioni 271 mila, share del 24,81%. Livelli mai raggiunti • 23 novembre 2007: esce il nuovo album Dormi Amore - la situazione non è buona. Il cd, prodotto dal Clan e pubblicato tre anni dopo il suo ultimo disco di
inediti C’è sempre un motivo, contiene 10 canzoni originali, collaborazioni e partecipazioni inattese anche
con artisti stranieri. Viene anticipato il 5 novembre dal singolo Hai bucato la mia vita, scritto in coppia da Gianni Bella e Mogol • Lancia come sempre il disco con una trasmissione tv. Titolo La situazione di mia sorella non è buona. Solito boom di ascolti: 9.200.000 spettatori e share al 33%. La sorella di 85
anni, visto lo spot in tv, immaginò che i figli e il fratello le nascondessero qualche malattia e si prese un
grande spavento • Attacchi alla Moratti e a Formigoni per la bruttezza di Milano. La Moratti
risponde: «Milano è stata scelta da Shanghai come modello di riferimento urbanistico per l’Expo 2010». Il Pd lo difende • Un programma costruito con gli spezzoni delle sue apparizioni in tv e messo in
onda da Rauno in occasione dei suoi 70 anni (5 gennaio 2008, titolo Buon compleanno Adriano) fa il 28,65% di share e risulta il più visto della giornata • L’8 marzo 2008 esibizione dal vivo dopo 14 anni: il giorno dopo l’Inter fa cent’anni e Celentano, alla fine di Inter-Reggina (2-0), entra in campo con chitarra
e sciarpa nerazzurra e intona Ora sei rimasta sola con Massimo Moratti • Dopo l’assegnazione a Milano dell’Expo 2015 (vedi MORATTI Letizia), prevede colate di cemento sulla città, catastrofi ambientaliste ecc. Il sindaco gli risponde: «Meglio che canti». Lo difende Milly Moratti: «Celentano dice quello che pensa la gente» • Ha preso posizione contro il parcheggio del Pincio (vedi ALEMANNO Gianni). [ahe]
Vita Figlio di Leontino e Giuditta Giuva, piccoli commercianti pugliesi immigrati a
Milano, è cresciuto davvero in via Gluck (n. 14): «L’Adriano bambino? “Era un po’ frignùn” dice di lui un altro Adriano, l’Adriano Redemagni, che in cortile tutti chiamavano “el boxeur” e a volte gliele suonava. “Ma va’ là, era un tosto”, fa il Gianprimo che abitava al 10. “Un gran fegatoso. Si tirava il fazzoletto sul viso, entrava qui dentro e si
sparava tutta la fogna, al buio tra i topi, rispuntando in piazzetta”. Ma lo chiamavano anche terremoto (biografia ufficiale) e
magna marìsc, alla lettera “mangiamoccio” (biografia rionale), visto che aveva qualche difficoltà con il fazzoletto» (Metello Venè) • Mamma Giuditta (in un’intervista di Alberto Ongaro pubblicata dall’Europeo nel 1968): «Studiare non gli piaceva. Pareva andasse a scuola soltanto per trovarsi con gli
amici e per fare il pagliaccio. Quando lo interrogavano faceva quei discorsi
strambi che ora fa alla televisione, diceva quelle cose senza senso che dice
anche adesso. “Celentano vieni fuori”, gli dicevano. “Chi io?”, rispondeva, “io chi?”, si guardava attorno come se stesse cercando qualcuno e tutti ridevano. Insomma
faceva spettacolo. All’oratorio idem. Un prete par
lava e lui gli faceva il verso, faceva le prediche ai ragazzini come lui, come
se fosse un prete: altro spettacolo e altre risate. Quello lì non può andare avanti tutta la vita a far ridere, mi dicevo, bisogna trovargli un
mestiere» • «Avevo un amico che lavorava in una ditta americana, mi disse: sai, a giorni
arriva quella musica che sta spopolando in tutto il mondo, e a noi ci arriva
cinque mesi prima. Io, ero scettico, perché non l’avevo mai sentita, però leggevo che i giovani sfondavano tutto nei cinema, che c’erano sempre tafferugli, non capivo, sembravano matti, ma ero anche curioso. Io
a quell’epoca aggiustavo gli orologi in casa, non cantavo neanche, suonavo un po’ l’organetto a bocca, fischiettavo sì e no, ero fuori da qualsiasi orbita musicale, anche se in casa mia cantavano
tutti. Bene, era d’inverno, e verso le sei di sera arriva questo mio amico, io ero al banco ad
aggiustare un orologio, e senza neanche girarmi gli dico: mettilo su, avevo la
testa china sull’orologio, lui ha messo a volume alto, guarda caso si chiamava
L’orologio matto, e sono rimasto folgorato. Ho smesso di girare il cacciavite, alla fine ho
tolto la lente, ero senza parole, mi dissi: adesso capisco perché succedono tutte queste cose, ci voleva. L’amico mi ha lasciato il disco, io ero come in trance, lo ascoltavo in continuazione, e ho sentito la necessità di impararlo a memoria e cantarlo, era come una malattia, una droga. Bill Haley
la cantava in si bemolle, che non è la mia tonalità, e così non ci riuscivo. Mi sforzavo, ma mi sono sforzato così tanto che forse lì mi è aumentata l’estensione della voce. Alla fine l’avevo imparata talmente bene che gli americani pensavano che sapessi l’inglese, invece non lo so neanche ora. Gli amici della via Gluck per prendermi
in giro, una volta che eravamo in un posto che si chiamava la Filocantanti,
dissero che c’era un amico che conosceva il rock’n’roll, praticamente mi hanno sbattuto sul palco. C’era il gruppo che mi chiese: “In che tonalità?” E io: “E che cos’è la tonalità?”. “Insomma alto o basso, come la canti?” Poi dissero “noi partiamo e poi tu”. E io “no, parto io, perché il pezzo è così”, e l’ho cantata dall’inizio alla fine. Da quel momento la mia vita è cambiata, prima dovevo fare fatica per ballare con le ragazze, poi vennero loro
a chiedermi di ballare»
• Esordio al Santa Tecla di Milano: «Era il 18 maggio del 1957, quando Bruno Dossena, campione del mondo di boogie
woogie, organizzò il primo festival europeo del rock al Palazzo del Ghiaccio di Milano. Mi aveva
sentito cantare al Tecla e volle a tutti i costi che io partecipassi, visto che
tra tante orchestre che vi partecipavano, io ero l’unico cantante rock. Però io ho pensato: ma io con quale orchestra canto? E allora non sapendo cosa fare,
anch’io misi insieme un gruppo: basso, batteria e chitarra erano i fratelli Ratti,
tre strepitosi musicisti con cui avevo subito legato. Però ci mancava un pianista e uno dei fratelli mi parlò di un certo Enzo Jannacci che io chiamai immediatamente, era fortissimo, e poi
aveva quella tipica follia che hanno i medici quando sbagliano le operazioni.
Ancora adesso è così, eh?, ma allora era perfetto. Jannacci portò un sassofonista e così si era completato il gruppo dei “folli”. E non è vero che parteciparono anche Gaber e Tenco, come dice qualche male informato.
Gaber io lo conobbi soltanto un anno dopo e Tenco addirittura tre anni dopo». Nel 1959 vinse il Festival di musica leggera di Ancona con
Il tuo bacio è come un rock, che scalò subito la classifica dei dischi più venduti. Nel 1961 andò a Sanremo con Ventiquattromila baci. Cantò dando le spalle al pubblico, arrivò secondo, divenne famosissimo. [ahf]
«Da subito, a fine Cinquanta quando lambì i primi posti con Il tuo bacio è come un rock, lo chiamarono “Il Molleggiato”, in una versione italo-democristianizzata di “The Pelvis” (che era Elvis Presley): i fianchi infatti li scuoteva pure lui, d’istinto, con un corpo rimasto snello e nervoso fino ad ora che i decenni son
passati e i capelli son caduti» (Marinella Venegoni) • Prima ancora di fare il cantante aveva provato a sfondare in Rai facendo l’imitazione di Jerry Lewis (respinto). Adesso quello storcer di gambe gli tornava
comodo: saltava di qua e di là, muoveva le anche come un pazzo, urlava da spaccare i timpani. Claudio Villa,
leader dei melodici: «Ma con una voce così bella perché fa tutto ’sto casino?» • «All’inizio degli anni Sessanta, quando a fare i reportage per L’Europeo ci andava Oriana Fallaci, Sanremo ha lanciato gli urlatori, e
soprattutto Mina e Celentano, che rappresentavano l’immagine anche fisica di una clamorosa innovazione di voci e di gesti, che
importava un’America teppista» (Edmondo Berselli) • Sempre nel 1961 creò il Clan, che pubblicò subito Stai lontana da me (versione italiana di Tower of strength di Bacharach) vincitrice nel 1962 del primo Cantagiro. Il Clan era nello stesso
tempo casa discografica e comunità di amici (molti di questi amici, non troppi anni dopo, lo avrebbero mollato
accusandolo di essere un despota insopportabile) • A quel punto Celentano era stato scoperto anche dal cinema: debuttò nel 1960 con Il tuo bacio è come un rock per poi girare altri quattro film. Nel 1963 lo ingaggiarono per Uno strano tipo, regia di Lucio Fulci. Faceva la parte di un celebre cantante rock chiamato
Adriano Celentano e tormentato da un sosia. Nel cast c’era anche Claudia Mori • Si sposarono nel 1964 (matrimonio notturno, segreto, a Grosseto). Lei è «figlia di un muratore comunista romano, quartiere Testaccio, “morto di troppo lavoro”. Popolana e bellissima. Le veniva attribuito un flirt con il calciatore oriundo
Francisco Ramon Lojacono, che lei rivendica, ridendo, anche oggi, “un fusto pazzesco”. Adriano già divo incontrastato del rock all’italiana, Claudia attrice leggera in ascesa. Nessuno dei due timido. Il loro
incontro fece faville, un amore intenso e burrascoso, da cinema. A suo modo,
Celentano inventò (tra le mille altre cose) anche il primo
reality show, senza bisogno di televisione. I suoi amici diventarono “il clan”, lui e Claudia “la coppia più bella del mondo”, la vita privata elaborata in saga canora, in spettacolo popolare» (Michele Serra) • Gli anni Sessanta furono una sfilza di trionfi: Pregherò (versione italiana di Stand by me), Grazie, prego, scusi, Ciao ragazzi, Il ragazzo della via Gluck (1966), Azzurro (1968, di Paolo Conte), La coppia più bella del mondo (1967, ancora di Conte), Chi non lavora non fa l’amore (vincitrice al Festival di Sanremo del 1970), eseguite entrambe in duo con la
moglie • Filosofia di Celentano a questo punto: ecologismo (Il ragazzo della via Gluck), Gesù (Chi era lui). Antipatia per il sindacato e gli scioperi (Chi non lavora non fa l’amore) e per la nuova generazione dei capelloni, quelli che stanno facendo il
Sessantotto (Torno sui miei passi). Un rockettaro conservatore in un mondo che andava sempre più nettamente, specialmente sul piano del gusto, a sinistra. [ahg]
«Quando tirai fuori Prisencolinensinanciusol, un pezzo che ha preceduto il rap di dieci anni, in Italia non successe niente.
Passarono sei mesi e mi chiamò la Cgd per dirmi che dovevo pensare a un nuovo pezzo da far uscire a breve, e
io dissi, ma no il pezzo ce l’ho già, è già inciso. Come, risposero, hai già inciso il pezzo e non ci dici niente? Ma no, dico io, lo conoscete bene, è Prisen... Contemporaneamente arrivò dalla Francia uno di una radio libera, molto seguita dai giovani, dicendo che
voleva comprare dei pezzi miei, e dopo averne ascoltati un po’ disse voglio questo, ed era Prisen. Il direttore artistico della Cgd gli spiegò che il brano in Italia non aveva fatto nulla, e lui disse, ok, ma io lo prendo
lo stesso, lo mise in radio ed ebbe un sacco di richieste, e io allora — per contratto potevo farlo — ho imposto di ripubblicare il pezzo dopo un anno. Ha venduto un milione di
copie, un milione in Francia, lo stesso in Germania e in altri paesi dove non
sono mai stato» • «In Francia e in Germania ci sono andato perché potevo arrivarci in macchina. Ma in America è diverso, mi arrivano ancora oggi offerte addirittura sconvolgenti, per quanto
riguarda le cifre, ma non sono mai andato per paura di volare. Sono andato solo
una volta in Russia, ma fu un’eccezione perché avevo fatto il film Joan Lui (su Gesù che ritorna ai giorni nostri) e ricevetti una lettera dal Cremlino in pieno
comunismo, c’era Gorbaciov che era appena andato su, e la lettera diceva che erano
interessati, allora mi dissi: a questo punto diventa una missione e quindi devo
andare in Russia, non può cadere l’aereo, e infatti andai in aereo senza paura, e l’aereo barcollava tantissimo, c’era brutto tempo e alla fine ero io che tranquillizzavo gli altri, per me era un
segno, quella volta l’aereo non poteva cadere. C’è stato un passaparola straordinario. In Russia, mi dicevano, circolavano
migliaia di cassette clandestine con le mie canzoni»
• Dopo il bel successo di Serafino, di Pietro Germi (1968, con Ottavia Piccolo), gli anni Settanta furono quelli
del cinema. In particolare: Er più (1971), Bianco, rosso e... (1972, con Sophia Loren e un’Alessandra Mussolini di nove anni), L’emigrante (1973), Rugantino (1973), Yuppi Du (1974, anche regista), Geppo il folle (1978, idem), Il bisbetico domato (1980), Innamorato pazzo (1981). Questi ultimi due con Ornella Muti • «Claudia Mori e Adriano Celentano. Una coppia affiatatissima, almeno all’apparenza. La coppia più bella del mondo. Poi a un certo punto fra i due compare, sui giornali
specializzati in gossip, Ornella Muti, l’amante. è la fine? Passano alcuni mesi e la coppia Mori-Celentano si ricompone. Celentano
torna all’ovile. Claudia Mori dimentica. La famiglia, la fede, l’amore sono più forti di tutto» (Claudio Sabelli Fioretti)
• Gli anni Ottanta — in calo i successi del cantante, dell’attore e del regista — furono quelli del boom televisivo. Celentano fu chiamato a condurre Fantastico 8 su Raiuno nel 1987-88. Il risultato fu enorme sia in termini di audience che di
eco critica: Celentano rimaneva lungamente in silenzio davanti al video in modo
insopportabile, poi pronunciava discorsi sconclusionati di contenuto ecologista
o moralista o addirittura religioso suscitando lo scandalo soprattutto della
sinistra. Giorgio Bocca lo battezzò «un cretino di talento», il resto dell’establishment culturale — compresi i Walter Veltroni, gli Enzo Biagi, gli Eugenio Scalfari che dopo il
RockPolitik del 2005 gli innalzarono un monumento — lo fece a pezzi • Da allora, ogni arrivo di Celentano in tv è stato un evento (con gigantesche ricadute in termini di audience). Dopo Svalutation del 1992 (titolo mutuato da una sua canzone del 1976) e Francamente me ne infischio del 1999, grandi polemiche suscitò, già in fase di avvio, la trasmissione del 2001 che Celentano voleva ad ogni costo
chiamare 125 milioni di cazzate. Intorno a questo titolo partì un’estenuante trattativa con la Rai: «Caro Adriano Celentano, trovo anch’io un po’eccessivo il titolo 125 milioni di cazzate. è meglio evitare un muro contro muro che non gioverebbe a nessuno. Io direi così: offrire 120, e poi accordarsi su 115. 115 milioni di cazzate. Così è molto più ragionevole» (Adriano Sofri). Il programma si chiamò poi 125 milioni di caz... te e sembrò un gran successo che si fosse salvata almeno una zeta. [ahh]
Nel 2005, RockPolitik: scenografia di Gaetano Castelli, tre sedie vuote che attendevano i censurati
Rai di Silvio Berlusconi (Enzo Biagi, Beppe Grillo, Daniele Luttazzi), foto di
Biagi e scritta con le sue parole: «Grazie per l’invito, ma non posso entrare nella rete che mi ha impedito di lavorare». Michele Santoro si dimise dall’Europarlamento per poter partecipare al programma. Celentano fece vedere una
classifica dell’associazione Freedom of the Press, dalla quale l’Italia risultava al 77° posto nella graduatoria mondiale della libertà di stampa. L’atteso, tradizionale monologo delle 22.30 mise insieme bambini, ecologia,
illuminismo, bruttezza e bellezza, eccetera. Tutto il programma giocò sulla distinzione tra ciò che era rock, cioè bello, e ciò che era lento, cioè brutto. Per esempio, il papa è rock, la politica è lenta: «L’idea di Rock/Lento è stata di Diego Cugia. Un’idea accolta gelidamente dal gruppo degli autori anche se in me, invece, si era
accesa una piccola luce»
• Ascolti mostruosi: più del 47 per cento di share, undici milioni e seicentomila spettatori di media
(15 milioni e mezzo per il duetto con Roberto Benigni), distribuiti tra tutte
le fasce d’età, numeri che non si vedevano dal Fantastico 8 del 1987. Berlusconi rimase zitto per un paio di giorni, poi Bruno Vespa rivelò quello che pensava (frasi virgolettate che sarebbero state stampate nel suo
prossimo libro): «Celentano non è un fatto nuovo, è dal 2001 che vengo attaccato ogni giorno dai comici della Rai, Serena Dandini,
Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi, Enrico Bertolino, Dario Vergassola, Corrado
Guzzanti e altri che cerco di non tenere a mente». La sinistra difese Celentano definendo «nuove liste di proscrizione» i lamenti del premier. A destra, Giuliano Ferrara sciolse un peana a Celentano
(«Un vero, grande maestro»). Gianni Mura (la Repubblica): «Se la nostra libertà è tutelata da Celentano tanto vale chiedere asilo a Lugano»
• Ha poi raccontato l’esperienza di Rockpolitik in un volume a cura di Mariuccia Ciotta (poi condirettore del Manifesto) edito da Bompiani nel novembre 2006 • Di nuovo in tv per una serata speciale lunedì 26 novembre 2007 su Raiuno alle 21.10. Titolo: La situazione di mia sorella non è buona, ebbe 9 milioni 209 mila spettatori (32,29% di share) • Ultimi album da segnalare: il Mina-Celentano del 1998 (1.500.000 copie vendute), Io non so parlar d’amore (con Mogol e Gianni Bella, 1.800.000), Esco di rado e parlo ancora meno (con gli stessi, 1.200.000). Nel 2007 Dormi amore - la situazione non è buona • Tre figli: Rosita, Giacomo, Rosalinda. Tutti impegnati nel mondo dello
spettacolo • Nel 1982 raccontò a Ludovica Ripa di Meana la storia della sua vita: Il paradiso è un cavallo bianco che non suda (Sperling & Kupfer). Un’altra biografia da tener presente è quella di Aldo Fittante: Questa è la storia, Il Castoro, 1997 (introvabile). [ahi]
Critica «Ah, se solo cantasse! Invece parla, predica, incensa Romano Prodi. Inizia a
cantare ma subito si ferma (cantus interruptus), se la prende con Casini, per
via del nucleare che porta alla tomba ma poi regala uno spottone al premier.
Adriano Celentano è un genio. La situazione di sua sorella (terra) non è buona ma la sua sì. Per questo ride e scherza. Ennio Flaiano avrebbe detto, la situazione è grave, ma non è seria. Nessuno come lui, infatti, sa trasformare una promozione in un evento.
Gli altri, per farsi pubblicità, sono costretti a fare il giro delle sette chiese, a fare la questua per essere
invitati da Fabio Fazio o da Ferrara, a umiliarsi nelle peggiori trasmissioni
come fa il povero Bruno Vespa. Lui no: non solo ottiene un programma tutto per
sé ma anche una sfilza di preziosi spot, pieni di fulmini e saette, che tirano la
volata al cd» (Aldo Grasso).
Frasi «Il comico più grande è Dio, dopo viene Gesù. è un essere simpaticissimo, un mattacchione, scherza e gioca sempre. Proprio come
me» • «Sono il re degli ignoranti».
Politica «Non sono mai stato né di sinistra, né di destra. Sono uno spettatore che sta alla finestra a guardare chi fa le cose
meno peggiori» • «Che si faccia passare Celentano per uomo di sinistra mi sembra ridicolo. Ha idee
da primo Ottocento» (Enzo Iacchetti) • «Berlusconi è partito dal niente proprio come me, perciò penso che sia un perfetto ragazzo della via Gluck».
Tifo Interista. «Da bambino giocavo a calcio: ala destra. Ho fatto anche un provino, all’Arena, per entrare nei Pulcini dell’Inter. Ero andato anche bene, ma siccome non avevo voglia di studiare, mio
fratello grande — era lui che mi faceva da padre, perché mio padre era morto — mi impedì di giocare per costringermi a stare sui libri. Così, alla fine, non ho giocato a pallone e ho continuato a non studiare...» • L’8 marzo 2008 cantò alla festa del Centenario (duetto con Massimo Moratti sulle note di Ora sei rimasta sola).
Vizi «Io la Claudia l’ho sempre considerata una cosa mia, che potevo toccarla, alzargli le vesti a
bruciapelo, metterle una mano nel sedere. Anche in mezzo alla strada, in
piazza, davanti agli altri, alzargli le cosce, che lei ha delle belle cosce,
però che posso toccarle soltanto io» • Ha paura non solo dell’aereo ma anche delle gallerie: quando si sposta, specialmente nelle zone di
montagna, per evitarle è costretto a lunghissime deviazioni • Gli piace il poker • Quando i figli erano piccoli, tavola sempre apparecchiata per sei. Rosita: «Papà ci raccontava che il sesto posto era per Gesù».