Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CAVANI

Liliana Carpi (Modena) 12 gennaio 1933. Regista. Film: Il portiere di notte (1974), Al di là del bene e del male (1977), La pelle (1981) ecc. Ex consigliere d’amministrazione della Rai (1996-1998). «Ho sempre avuto una gran fiducia nel progresso perché da quando sono nata le cose sono andate sempre migliorando» • Figlia unica di Ugo, architetto di origine mantovana che nel 1956 realizzò per conto degli inglesi l’assetto urbanistico di Bagdad. Il nonno materno Enrico Sacchetti, sindacalista
antifascista, «senza lavoro per vent’an­ni, doveva nascondersi ogni volta che un gerarca veniva in visita in città». Appassionata di archeologia e di cinema, da ragazza andava tutti i giorni in
biblioteca per dare uno sguardo ai quotidiani che in casa non arrivavano. Scoprì così che la rivista Il Mulino aveva un concorso dal titolo “Saper leggere la stampa”, in palio 100 mila lire (una cifra enorme, per l’anno 1955). Partecipò con un tema che sorprese il professore d’italiano,
Il convegno sul neorealismo cinematografico promosso da Cesare Zavattini a Parma
nel 1953, vinse, regalò metà del premio allo zio Libero che doveva sposarsi, fondò il cineforum “Manfredo Fanti” «per poter vedere i film colti, quelli che nessuna sala proiettava, ma anche per
rivedere i capolavori italiani, come Germania anno Zero di Roberto Rossellini, Umberto D di Vittorio De Sica, il mio regista preferito». Dopo la laurea in Lettere antiche si diplomò al Centro sperimentale di cinematografia (insieme a Marco Bellocchio e a
Silvano Agosti) e vinse un concorso Rai: «Erano in palio 30 posti, ci presentammo in undicimila. Come preselezione, un
tema: mi ritrovai, sperduta al Palazzo dei Congressi, con zero raccomandazioni.
Vinsi, ma rifiutai l’assunzione come funzionario. Non avrei mai potuto passare la vita alla
scrivania. In cambio, ottenni di poter girare dei documentari». Propose subito
La storia del Terzo Reich, le dettero il via libera. «Il suo primo film, Francesco d’Assisi, del 1966, è considerato, a dispetto del dichiarato laicismo dell’autrice, un manifesto del dissenso cattolico. Nel 1968 Galileo, sul rapporto tra intellettuali e regime, è boicottato dalla Rai» (Concita De Gregorio) • «I personaggi scelti da una regista irregolare sono, anche loro, scomodi e
irregolari. Si va dal San Francesco del 1966, “girato per la Rai su suggerimento di Angelo Guglielmi, venne fuori un tipo hippy
e pre-sessantottino, fu soltanto grazie a un prelato dell’Opus Dei, monsignor Francesco Angelicchio, se la Rai di allora lo mandò in onda. Ricordo che, dopo la proiezione, fu lui a dire: mi assumo la
responsabilità della trasmissione”, al Nietzsche di Al di là del bene e del male, in un’epoca in cui i libri del filosofo tedesco iniziavano ad essere stampati dalla
Adelphi, “finalmente, dopo decenni di oscurantismo di sinistra”, dai nazisti del Terzo Reich alle donne contadine che liberarono l’Italia dal fascismo “dimostrando un impegno per la parità sessuale che allora sembrava imminente e che ancora non c’è... che dispersione di energie la mancata utilizzazione dei cervelli femminili”. Dal Galileo censurato dalla Rai, “E poi oggi dicono che Ettore Bernabei fu un dirigente Rai coraggioso. Ma quale
coraggio? Ebbe paura di mandare in onda il mio film su Galileo, nel 1968, fu
definito troppo anticlericale e venduto ad Angelo Rizzoli senior, il quale a
sua volta sembra che lo ritirò dalle sale per fare un piacere a Giulio Andreotti, non ho mai avuto il coraggio
di chiedergli se quel piacere era stato chiesto davvero o fu offerto, chissà perché Galileo terrorizzava tanto, fu poi trasmesso in tutte le scuole cattoliche”, fino a
Milarepa e agli ultimi sceneggiati» (Barbara Palombelli) • «Scrissi, in un pomeriggio, la storia de Il portiere di notte, un film che scandalizzò e insieme affascinò il pubblico italiano e internazionale perché svelava che il nazismo, il male assoluto è dentro di noi, è il nostro inconfessabile doppio» • Da ultimo: un film su Albert Einstein (doppia versione per cinema e tv) e la
regia della Traviata alla Scala con Angela Gheorghiu • «Sono una persona libera, non inquadrata. Mi hanno affibbiato tutte le etichette
possibili, forse sono soltanto una non agguantabile, non classificabile. Mi
hanno censurato e condannato, negli anni, tanto le destre legate a strane
associazioni di famiglie cattoliche, quanto le sinistre ortodosse, i
benpensanti del Pci che mi stroncavano sull’Unità o su Paese Sera» • Il suo Francesco d’Assisi (1966) è stato restaurato, a 40 anni dalla sua uscita, a cura di Cinecittà Holding e ripubblicato in dvd (giugno 2007) • Fa parte delle tredici personalità che nel novembre 2006 hanno scritto la bozza del manifesto fondativo del
Partito democratico • Premio Campidoglio (sezione spettacoli) nel febbraio 2007. [ago]