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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CAVALLI

Roberto Firenze 15 novembre 1940. Stilista. «Il vestito che amo di più è sempre quello che vendo meno». [agl]


Ultime è il primo stilista italiano a disegnare una collezione economica per la catena svedese, venti capi per donna
e altrettanti per uomo, accessori e intimo, che saranno messi in vendita nei
300 più importanti grandi magazzini: «Ho pensato a tutti quei ragazzini che mi fermano per strada e che finalmente
posso fare contenti» • A caccia di un socio «di minoranza, esperto e capace», rifiuta però nel dicembre 2007 sia l’offerta di un fondo arabo che di uno italiano. Nel gennaio 2008 acquista il 4%
di Lineapiù, azienda di filati di alta gamma • «La moda americana è una farsa, uno scopiazzamento, ci siamo prostituiti ai loro voleri ma ora è tempo di finirla. Gli americani andrebbero ridimensionati. La loro moda? Non
vale niente, bisognerebbe stroncarla. La Wintour? Me ne frego se non ce l’ho in prima fila: siamo forti, facciamo vedere chi siamo» (nel febbraio 2008).



Vita«Era il 1972 quando con in tasca un rivoluzionario brevetto di stampa su pelle da
lui ideato, presentò il suo primo défilé nella famosa Sala Bianca di palazzo Pitti. Da allora non si è mai fermato, ma il mondo l’ha scoperto solo poche stagioni fa. La donna firmata Cavalli è una bomba di sex appeal, è appariscente, vistosa. Secondo alcuni esagerata» (Jacaranda Falck) • «Ama le belle donne e gli eccessi e la sua famiglia. Era un po’ volgare, ma ora non più. Roberto Cavalli è un uomo che bisogna conoscere. Oh, sì! Si presenta in giacca di pelle nera, occhiali con i brillantini e sigaro in
bocca. Da duro. Poi però piange quando racconta del padre ammazzato dai tedeschi. è questo lo stilista toscanaccio che ebbe successo negli anni Settanta, visse di
rendita fra gli Ottanta e i Novanta, e riagguantò il successo nel marzo del 1995, ma nel 1994 si diceva finito» (Paola Pollo)
• «Mio padre ucciso dai nazisti, mia madre sola a Firenze con un negozio di
carbone, un secondo marito sbagliato, io con la mia balbuzie che mi portò a perdere due anni alle medie. Facevo il cinico, ero sempre a zonzo, poker e
cavalli» • «Era il settembre del 1961 e Firenze ospitava la mostra della calzatura. All’epoca mi occupavo marginalmente di moda perché stampavo maglieria per altri stilisti. Una sera mi dissero che c’era una festa a casa di un designer, Mario Valentino. Non ero invitato, ma
decisi di andare, e lì conobbi una ragazza. Cominciai a corteggiarla: era bellissima, bionda, alta.
Quando mi chiese cosa facevo nella vita, non resistetti e inventai una storia
per fare colpo. Le dissi che stampavo pelle. Lei rimase colpita e mi propose di
mostrare i miei prodotti al padrone di casa. Il giorno dopo corsi a comprare un
pezzo di pelle. La pelle usata allora per l’abbigliamento era molto diversa da quella di oggi. Era spessa, poco versatile,
ingombrante. Così acquistai piccole pezze di pellame usate per i guanti e inventai i primi
patchwork. Diversi designer francesi, da Pierre Cardin a Hermès, cominciarono a chiedere le mie creazioni. A quel punto decisi che era
arrivato il momento: lanciai la mia prima collezione in Francia, e subito dopo
a Firenze a Palazzo Pitti»
• «Non sono Valentino, non sono capace di fare schizzi sublimi. Io giro per il
mondo, e quando trovo qualcosa che cattura la mia fantasia fotografo e cerco di
rielaborare» • «Forse se vuoi arrivare, a volte devi esagerare. Insomma, l’eccesso aiuta il successo! E io sono eccessivo, in tutto. Ma la vita è così breve, c’è tanta monotonia se non ci si diverte è la fine. Per questo non presi il treno con Giorgio Armani e gli altri. Avevo già tutto: una bella casa, una Ferrari, non mi divertiva l’idea di impegnarmi. Nel 1994 quando il treno è ripassato ho pensato anche ad Eva, mia moglie, lei era giovane, così attenta alla moda. Però ho perso la mia libertà e non ho amici veri: conosco migliaia di persone, ma, a parte la mia famiglia,
non mi sono mai sentito così solo»
• «Una volta portai mia madre a New York a una festa, non la trovavo più: era seduta su una poltrona, con il suo metro e cinquanta e i suoi 77 anni e i
capelli bianchi. Con una voce stridula mi disse: “Robertino, hai visto mi hanno offerto una sigarettina...”. E io “Mamma, è uno spinello!”» • «La mia donna è appariscente, eccentrica, qualcuno dice un po’ sgualdrina. Ma per me la chiave è il sogno. Una sfilata deve rappresentare un sogno, per la donna che si sente un
po’ Pretty Woman, e per l’uomo che vede queste bellezze e brama di averle tutte» • «Non nego che, alla mia prima collezione, più che gloria e soldi mi intrigava entrare in questo mondo per conoscere le donne.
Sono stato un playboy nella Saint-Tropez godereccia» • «Come si fa a fare questo mestiere senza amare il corpo femminile? Trovo stupido
spogliarle in passerella. Se una è già nuda, svanisce la voglia di spogliarla. Per me non c’è nulla di più sexy di una gonna sopra il ginocchio. Sono un romantico» • «I miei non sono modelli che possono certamente andare in Parlamento. Però mi piacerebbe molto vestire Veronica Berlusconi» • «In Italia vendo moltissimo tra i giovani, ragazzi tra i 16 e i 20 anni. In
America, invece, la mia moda un po’ folle impazza tra i signori di una certa età» • Vive in collina circondato da vigneti. Dopo l’alluvione dell’8 agosto 2007, gli abitanti delle Cinque Vie, quartiere fiorentino di ville a
mezza costa e insediamenti popolari nel fondovalle, gli diedero la colpa per l’enorme massa d’acqua piovana che riempì di melma case e garage, devastò campi e orti e travolse automezzi • «La mia è una famiglia antifascista da generazioni. Questa volta ho scelto Emma Bonino,
ammiro la sua serietà. Stimo Fausto Bertinotti, è anche elegante, ma troppo estremista» (nel 2006) • Tifa per la Fiorentina: «Tifoso di curva, non di poltroncina». Una passione per Claudio Prandelli: «Mi piace anche fisicamente. Ha un corpo che sprizza simpatia e, poi, indossa
quei giubbotti divertenti. Stile Cavalli». [agm]