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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CATTELAN

Maurizio Padova 21 settembre 1960. Artista. «Non so disegnare. Non so dipingere. Per me l’arte è vuota. Sono gli spettatori a fare il lavoro degli artisti» • «Tra gli artisti italiani viventi è il più quotato in assoluto. Un suo lavoro, la Nona ora, che raffigura il Papa
schiacciato da un meteorite, è stato venduto da Christies per un milione di euro» (Paolo Vagheggi) • «Ha cominciato con qualche trovata strampalata, come quella di far crescere
uccelli dentro una bottiglia come le pere della grappa Williams, ma vi ha
rinunciato. Ha tentato di insegnare a dei merli indiani ad abbaiare, ma non c’è riuscito. Ha ripiegato allora su animali impagliati e scheletri. Lo scheletro
del cane con il giornale del padrone in bocca. Lo scheletro del gatto
ingrandito a dimensione di dinosauro. Il cavallo con le gambe allungate che
penzola dal soffitto. Lo scoiattolo suicida in uno squallido tinello di
periferia» (Francesco Bonami)
• «Ha capelli fitti, corti e grigi. Occhi accesi. Naso fuori misura. Il tono della
sua voce è uniforme. Nessun accento. Le risate spezzano le linee circolari della sua
storia. Quando ha impiccato i tre bimbi in vetroresina a una quercia di Milano è finito sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo: “Volevo dire qualcosa di chiaro su ciò che stiamo facendo al nostro futuro”. Chiama le sue opere: “Cose”. Chiama l’arte: “La mia ultima spiaggia”. Dice: “Se sapessi a cosa serve l’arte, farei il collezionista”» (Pino Corrias)
• «Ho fatto di tutto. Sono scappato di casa a 18 anni e per mantenermi ho fatto l’infermiere, il becchino, l’antennista, l’elettrotecnico e l’operaio. All’arte sono arrivato per esclusione: ogni lavoro era una tortura, all’improvviso mi è sembrata una possibilità interessante, un’occupazione senza cartellino. Poi ho capito che se non ci sono orari, lavori
sempre» • «Cavalli appesi ai soffitti, il Papa abbattuto da un meteorite, il volto di Aldo
Moro con dietro la stella a 5 punte delle Br trasformata in Cometa di Natale,
le rovine del Padiglione d’Arte Contemporanea esposte dopo l’attentato mafioso come un’opera... è dalla fine degli anni Ottanta che lancia sberleffi al sistema dell’arte che lo ripaga, dall’America all’Europa, con venerazione e quotazioni miliardarie. Prima di fare l’artista lavorava nel design, ideava mobili impossibili, sedie inospitali. Da
quel mondo l’hanno “cacciato a calci”. Ma proprio quell’uso di spiazzamento continuo sulla realtà è l’immagine che ora, nello “spazio” delle gallerie, dei musei, delle aste, funziona e gli viene chiesto di
progettare. è un inventore di gadget, di icone, un divoratore di immagini cinematografiche e
televisive, un “minatore” fra pile di giornali, riviste, cataloghi, lavori dei suoi colleghi, dove c’è sempre, “quando sono bravi”, qualcosa da prendere. Anni fa prese un olivo centenario, con una grande zolla
di terra, e andò a esporlo a Rivoli e poi a Parigi. Mentre giura di averlo riportato e fatto
ripiantare vicino a Pescara, spiega che gli interessano le immagini facilmente
riconoscibili, come un albero, un cavallo, Hitler o il Papa. Le “immagini” sono altri a costruirle, imbalsamatori, artigiani della cera, falegnami» (Nico Orengo)
• «Un caso. Una grande casa vuota da abitare. è lì che comincia tutto. Il vuoto mi fa venire la nostalgia dei mobili. Ma non ho i
soldi per comprarli. Così comincio a pensarli. Un paio di amici disegnano quello che penso, altri
costruiscono, usando oggetti che scelgo, tipo rami d’albero, ferro, plastica, scarti. Le cose che nascono, lampade, tavoli, piacciono
a un sacco di gente. All’improvviso mi invento che posso fare il designer»
• «Uno Zorro dell’arte, cinico e moralista al tempo stesso (nel 1993 si era voluto “autoritrarre” mentre incideva una Z su una tela alla maniera di Lucio Fontana). Uno Zorro,
forse non bello come Antonio Banderas, ma abilissimo nel giocare con i
massmedia, nel creare e nel negare attenzione, nel viaggiare continuamente tra
Milano e New York quasi cercando sfogo a quella sua “vena aggressiva, beffarda e un po’ dadaista”» (Stefano Bucci)
• «Posto che sia arrivato da qualche parte, sono arrivato all’arte per tentativi» • «Non ho mai fatto niente di più provocatorio e spietato di ciò che vedo tutti i giorni intorno a me. Io sono solo una spugna. O un
altoparlante» • «Per me il buon gusto, come il gusto, sono cose da gelatai» • «Mi chiedono di dare calci in culo e io li do. Se l’idea è giusta scateni energia. E io provo una sensazione erotica che non credo nessuna
donna sia in grado di procurare» • Vive in un monolocale nel quartiere Ticinese di Milano e in un bilocale dell’East Village di New York • Com’è la sua casa? «Una finestra, moquette, un letto, un computer, una tv sotto il letto che tiro
fuori solo se devo guardarla, stereo infilato sotto il letto. Una stanza vuota,
20 metri quadrati, e non a tutti è permesso entrare» • «Mi sveglio alle sei: controllo posta, piscina, controllo posta, telefono.
Pranzo. Pomeriggio: posta, telefono, posta, edicola, telefono. Se è sabato: mostre e gallerie. Cena, cinema o televisione o libro, controllo posta.
Domenica: messa» • «I media si occupano di lui. I musei, le fondazioni e i collezionisti miliardari
come Gagosian si occupano di lui. Lui gira in scarpe da tennis, maglietta,
borsa a tracolla, cappotto nero e sorriso intermittente. Ha alcuni suoi doppi
che vanno ai convegni o ai vernissage al posto suo. Che concedono interviste a
suo nome» (Corrias) • Nel 2008 espose una donna crocifissa sulla parete esterna di una chiesa
cattolica nella regione tedesca del Nord Reno-Westfalia a circa quattro metri
di altezza dal suolo. «Io so che scrivendo, qualunque cosa si dica, concorro alla gloria di Cattelan,
contribuisco a dar senso alla sua opera, che esiste perché se ne parla. Per ora si è limitato alla crocifissione, ignorando che essa è già toccata a santa Giulia, appesa in effigie nell’omonima chiesa di Brescia. Ma, tra l’ignoranza di Cattelan e quella dei suoi commentatori, la nuova invenzione fa
scalpore. E in Germania non vedevano l’ora che l’arte intercettasse le reazioni di chi la fa vivere creando il necessario
scandalo. Ancora una volta Cattelan ha ottenuto quello che voleva e noi siamo
qui ad aiutarlo» (Sgarbi)
• «L’arte di Cattelan prende per i fondelli critici, direttori di musei, industriali
e galleristi. Quando ti accorgi che te lo ha messo nel didietro, agitarsi, come
diceva Mao, è inutile, faresti il suo gioco. Ha messo in crisi l’arte italiana più di Piero Manzoni con la sua merda in scatola, più di Alighiero Boetti con i suoi arazzi. Lo hanno ispirato e influenzato entrambi
ma lui è andato oltre» (Bonami) • «è la punta di diamante di una situazione italiana molto sfilacciata. Dal punto di
vista linguistico è un uomo libero, secondo me è più bravo di Damien Hirst. Il mercato però non lo direbbe. Cattelan ha comunque prezzi molto alti» (Gian Enzo Sperone a Alain Elkann) • è stato con la collega Vanessa Beecroft, poi con Victoria Cabello (di nuovo
insieme da inizio 2008 dopo una lunga crisi) conosciuta in montagna durante una
ciaspolata, le passeggiate con le racchette sulla neve fresca • è vero che, come ha dichiarato, è stato un fallito per gran parte della sua vita? «Sono ancora un fallito». [agj]