Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
CATALDO
Giuseppe Locri (Reggio Calabria) 5 aprile 2004. ‘Ndranghetista, ritenuto a capo della omonima cosca in lotta con i Cordì (vedi CORDì Vincenzo). È nipote del capo storico Giuseppe Cataldo, nato nel 1938, in carcere al 41 bis
dal 1993 • Detto ’u Prufissuri, perché laureato e per alcuni anni insegnante, da supplente, in un istituto d’arte • Condannato in via definitiva a 5 anni per associazione mafiosa (sentenza
definitiva il 6 ottobre 2003, pena espiata). Fu arrestato di nuovo il 27
dicembre 2005 (nel corso dell’azione repressiva dello Stato scatenata dall’omicidio Fortugno, vedi NOVELLA Domenico), con l’accusa di associazione mafiosa e altro: secondo gli inquirenti dirigeva il
racket dei lavori pubblici e privati, imponeva la tangente per i lavori
eseguiti nel territorio di Locri di competenza dei Cataldo e trafficava droga
(gli fu contestato anche di avere incendiato, a Pordenone, un furgone di
proprietà di una società costruttrice di macchine industriali per le pulizie). Nascosto in un appartamento apparentemente disabitato vicino al liceo classico
di Locri, si complimentò coi poliziotti per averlo trovato, e aggiunse: «È giusto che mi prendiate voi»
• Compare nella relazione firmata il 26 marzo 2006 dal prefetto Paola Basilone in
seguito all’inchiesta svolta nell’ospedale di Locri dopo l’omicidio Fortugno. Motivo: tra i vari dipendenti in qualche modo collegati con
malavitosi, c’erano diversi Cataldo e persone a loro collegate, tra cui la sua convivente,
Sonia Zanirato.