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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CASTELVECCHI

Alberto Roma 1962. Fondatore dell’omonima casa editrice (cinquanta titoli l’anno, 3 milioni di fatturato), di cui è adesso direttore creativo e socio di minoranza. «Sono radical chic. O postmoderno compiuto. O, meglio ancora, se proprio vogliamo
trovare una definizione, chiamatemi cyberdandy» • Infanzia in Estremo Oriente, poi a Ostia. All’università studiò filologia. Ventiquattrenne pubblicò con Luca Serianni una Grammatica italiana per la Utet («continua a essere richiesta nelle scuole»). Ha scritto le Osservazioni linguistiche sul romanesco dei coatti. Ha condotto per alcune stagioni Terzapagina su Radio Rai. Nel 1993 ha fondato
la Castelvecchi Editoria & Comunicazione. Editore eccentrico, ha lanciato alcuni giovani romanzieri
italiani, ha ripescato autori dimenticati, ha proposto saggi provocatori: «Il sistema dei media è percorso senza sosta dai suoi titoli immaginosi e provocatori: dalla Ballata delle prugne secche di Pulsatilla al Manuale di siestologia (per non parlare del Manuale dello scroccone)» (Mario Baudino) • «Per entrare nell’ordine castelvecchiano bisogna fare voto di povertà. Lui è il primo a dare l’esempio: un giorno che una redattrice andò a lamentarsi per il mancato pagamento dello stipendio, rispose imperturbabile: “Io stamattina mi sono fatto la barba a lume di candela”. Nella prima sede della casa editrice, in viale del Vignola, all’inizio dei Novanta ci si sedeva sulle sedie prese dai cassonetti. Le difficoltà finanziarie sono leggendarie e rappresentano una costante della conversazione
romana colta. Non c’è terrazza in cui non lo si dia per spacciato» (Camillo Langone).
[agd]