Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
CASINI
Pier Ferdinando Bologna 3 dicembre 1955. Politico. Nel 2008 eletto deputato per l’Unione di centro (di cui è era candidato premier). Eletto alla Camera già nel 1983, 1987, 1992 (Dc), 1994, 1996 (Ccd), 2001 (Biancofiore, fu per tutta la
legislatura presidente della Camera), 2006 (Udc). Presidente della Camera nella
XIV legislatura (2001-2006). «Sono cresciuto con Forlani. Potrei parlare per ore senza dire niente». [afm]
Ultime Dopo anni di turbolenze si è definitivamente rotto il rapporto con Berlusconi. Già quando era presidente della Camera l’Udc si era posta come una forza critica all’interno del governo: «Sono anni di autonomia da Palazzo Chigi e di applausi bipartisan» (Aldo Cazzullo). Casini sentiva il peso della leadership berlusconiana e, per
le elezioni 2006, pretendeva un candidato premier scelto alle primarie. Rinunciò in seguito a un baratto: «Berlusconi fa un altro giro di giostra, e in cambio a noi dà la legge elettorale» (Marco Follini). Si tenga presente che l’attuale legge elettorale è stata fortemente voluta proprio da Casini nell’ultino scampolo della XIV legislatura
•Una volta all’opposizione, le cose peggiorarono. Il 2 dicembre 2006 il primo strappo: Casini
non scese in piazza assieme agli altri leader del centrodestra: «Se gli altri vengono dal niente, io vengo dalla Dc e credo che la politica debba
avere radici. Il modo migliore per mantenere Prodi a Palazzo Chigi è andare alle manifestazioni». Il secondo strappo fu il voto favorevole alla missione in Afghanistan, contro
la decisione presa dal resto del centrodestra. Era il periodo in cui Casini
cercava un asse con Prodi per arrivare a un accordo su una legge elettorale con
sistema tedesco, che avrebbe potuto portare l’Udc a fare da ago della bilancia fra i due schieramenti (a Tabacci: «Mi fai un favore Bruno? Lo dici tu al presidente del Consiglio che noi voteremo
sì, ma lui deve dare dei segnali, non può continuare col suo bi-leaderismo con Berlusconi...»). Infine ci furono gli ammiccamenti all’Udeur: «La Cdl non ha più senso. Lista con Mastella se si dimette»; questo prima che il piano per un nuovo centro cattolico si arenasse.
Andreotti, inizialmente favorevole, commentò: «è un dibattito estivo, perché mi sembra chiaro che non ci siano le premesse per realizzare in tempi brevi un
progetto di questo tipo». Il resto furono attacchi agli alleati alternati a bonarie concessioni: «Anche quando con me usa toni padronali e parla di ultimatum, Berlusconi mi è simpatico e lo difendo dagli attacchi della sinistra». Fino all’8 febbraio 2008 quando, in treno con la moglie, ricevette una telefonata di Gianni Letta: «Guarda, Pier, che qui noi e Fini avremmo deciso di fare la lista unica.
Naturalmente c’è posto anche per te», e fu la fine (aveva appena detto che Berlusconi «tratta gli alleati come un padrone del Settecento trattava gli schiavi»)
• Alle successive elezioni si presentò candidato premier della lista Unione di centro (Udc + Rosa Bianca): «Non aspetto che qualcuno mi batta la spada sulla testa e mi dica “sei l’erede”». I risultati, nonostante 500 mila voti in meno rispetto alle elezioni
precedenti, non furono catastrofici: sbarramento superato alla Camera (5,6%, 36
deputati) e in Sicilia anche al Senato (3 senatori). L’Udc era l’unico partito al di fuori delle due grandi coalizioni ad essere sopravvisuto (la
sinistra radicale non raccolse un solo deputato)
• Nel giugno 2008 confidò all’ex udc Giuseppe Galati (finito con Berlusconi): «Non so che cavolo fare. Non mi si fila nessuno nè a destra, nè a sinistra. Io, però, solo non ci voglio stare. Prima della fine dell’anno non succede niente, poi vedremo» • Durante l’estate 2008 ha raccolto firme per reintrodurre le preferenze alle politiche.
Vita Primogenito di Tommaso, insegnante di lettere e dirigente locale della Dc, e di
Mirella Vai, bibliotecaria al Provveditorato, due sorelle e un fratello (che
gli somiglia moltissimo). Liceo classico al Galvani, all’università (Giurisprudenza) entrò nel direttivo nazionale giovani Dc. «Maestri democristiani. Il primo è il professor Gian Guido Sacchi Morsiani. Uno dei bon vivant più potenti di Bologna, presidente della Cassa di Risparmio, che usa ricevere al
circolo del tennis dove comincia la giornata e si trattiene fino a ora di
pranzo. è stato il relatore di Casini alla seduta di laurea, tesi su
Profili organizzativi del sistema delle partecipazioni statali. Dopo la laurea il primo lavoro, naturalmente nelle tanto studiate
partecipazioni statali, dirigente delle Officine reggiane, carrozzone Efim. In
città malignano che non vi abbia mai messo piede perché fin da bambino la vera passione è la politica. Appresa alla scuola del padre e del deputato Giovanni Elkan. “Un anti-comunista cristallino”, lo definisce Casini nell’orazione funebre, nel 1997, anche lui raro esempio di democristiano di destra,
in questo distante dall’amico Marco Follini, che si è formato nella segreteria di Aldo Moro. Il secondo maestro è il leader doroteo
Antonio Bisaglia, che fa eleggere Casini alla Camera per la prima volta nell’83, 34 mila voti di preferenza a soli 27 anni. Un anno dopo Bisaglia muore in
circostanze mai chiarite, durante una gita in barca, e il giovane deputato deve
cercarsi un capocorrente. Si affida al nuovo boss: non Arnaldo Forlani, ma il
bresciano Giovanni Prandini. Nella squadra di Prandini ai Lavori pubblici, il “ministro d’asfalto”, premio Attila del Wwf, Casini è l’uomo-immagine: nella direzione Dc e poi, con la segreteria Forlani nell’89, responsabile propaganda del partito. La vera base del potere casiniano non
risiede nell’Udc. è nelle banche, nei giornali, nell’amministrazione. Una tela costruita con pazienza» (Marco Damilano)
• Sul padre: «Era di una cultura enciclopedica e aveva un rigore morale che non gli faceva
accettare i compromessi, mentre io ormai so che certe miserie della politica
fanno parte delle regole del gioco. è morto nel 93 e mi manca. Certe volte lo sogno e lo abbraccio nel sogno. Perché, confesso che a me piace baciare, toccare» • Ha raccontato Forlani: «Era della stessa nidiata che comprendeva Castagnetti, Tabacci, Follini. Ma non
ricordo se avesse un ruolo operativo nel movimento giovanile. Voglio dire che
anche da giovane era piuttosto adulto. Per equilibrio, attenzione ai problemi,
moderazione. Forse preferiva già stare con i grandi, era intraprendente, ma non petulante. Non aveva la smania
di uscire dalle righe, da giovane non era proprio un militante attivo come uomo
di corrente. Non saprei dire con sicurezza neppure se fosse veramente
fanfaniano o doroteo. Era dotato di senso dell’umorismo e rifuggiva dagli aspetti un po’ settari del correntismo. Aveva buoni rapporti con tutti nel partito. Era un
giovane garbato nel tratto, ma con una marcata propensione a una propria
autonomia di giudizio. Quando fui condannato perché ero segretario della Democrazia cristiana (e i colpi erano stati portati
chiaramente in determinate direzioni), la sua è stata una delle poche voci che si sono levate a denunciare viltà e opportunismi vari»
• In polemica con l’ultimo segretario della Dc, Mino Martinazzoli, che a suo parere stava portando
il partito nelle braccia dei comunisti, nel 1993 fondò con Clemente Mastella il Centro cristiano democratico (Ccd), subito schierato
con la Lega, col Msi e con Silvio Berlusconi. Sulla genesi che portò il Ccd a fondersi nell’Udc vedi BUTTIGLIONE Rocco. [afn]
«Stava ancora nella Dc, anno 1993, e già raccomandava al segretario Martinazzoli l’alleanza con la Lega di Umberto Bossi e la Destra nazionale di Gianfranco Fini.
Il progetto esatto del Cavaliere, ancora segreto però, allora lo conosceva solo chi frequentava Arcore al sabato. Casini è un berlusconiano. Attraverso vari acronimi dalla Dc è passato all’Udc ma sempre al centro e sempre con Berlusconi è rimasto. Tra Berlusconi e Casini è stato un lungo conflitto a bassa intensità, ma qualche volta persino al moderato è capitato di eccedere. “La finanziaria va cambiata e il Parlamento la cambierà”, disse Pier nell’autunno 2002 (
era presidente della Camera - ndr), poi confidò al Foglio di essersi pentito: “Non ripeterei quella frase”. E infatti nelle successive finanziarie il presidente della Camera ha concesso
di tutto al governo, maxi emendamenti e voti di fiducia compresi.
Conquistandosi così attestati di stima, note di precisazione di palazzo Chigi e incontri, tanti
vertici ufficiali (a contarli una trentina). Nessuna spina è senza rose. Un Natale — galeotto fu Mariano Apicella — finirono a cantare insieme O surdato ’nnammurato. E non si può dimenticare che a Berlusconi Casini ha concesso un privilegio assoluto, inedito
in cinquanta e più anni di storia repubblicana. è stato il primo presidente di un ramo del parlamento a rinunciare al diritto di
residenza, prima andando a incontrare il presidente del Consiglio a palazzo
Chigi, poi addirittura salendo le scale della sua abitazione privata, palazzo
Grazioli. Ma il resto della storia è una storia di sgarbi. Come al congresso di An a Bologna, l’atto di nascita del sub-governo. Casini si presentò il primo giorno ad applaudire Fini, andò via il secondo senza ascoltare Berlusconi, tornò il terzo per fare l’elogio dei “veri partiti” contro la politica di plastica. Vecchio e nuovo, prima e seconda Repubblica,
partiti e imprenditori sono argomenti fatti apposta per far litigare l’uomo di Arcore e il discepolo di Bisaglia e Forlani. Quando Berlusconi se ne
esce con una delle sue — tipo: “I politici di professione hanno solo rubato soldi” — è sempre l’Udc a indignarsi, e sempre Casini a replicare: “Non torniamo all’uomo della provvidenza”. Quando il Cavaliere toglie il filtro ai suoi pensieri è sempre da Casini che arriva il richiamo delle istituzioni. La volta in cui
Berlusconi parlò di “giudici matti” toccò al presidente della Camera interpretare il disagio del Quirinale e confermare
la fiducia alla magistratura. Il giorno dopo Berlusconi fu costretto alla “correzione” e l’implacabile Pier così commentò: “Io non correggo, mantengo”» (Andrea Fabozzi)
• L’amicizia con Follini è finita malissimo: «In un’intervista a Libero il leader centrista ha spiegato che “l’Udc dovrebbe chiedere i danni a Follini” perché “il suo ribaltone autorizza cattivi pensieri. La mia storia è diversa e chi conosce il mio tragitto dall’età di 17 anni a oggi farebbe fatica a cogliermi in castagna”. La replica dell’ex segretario Udc, leader dell’Italia di Mezzo ora passato nel Partito democratico, è stata al vetriolo: “Come è noto a chi lo conosce, l’onorevole Casini di pensieri non ne ha mai avuti molti. Io credo di avergliene
prestato qualcuno, a volte buono a volte cattivo. Per questo mi aspetto
gratitudine”» (Francesca Basso).
[afo]
«Ho sette, otto amici che mi seguono da sempre. Ma, forse, è Lorenzo Cesa il mio migliore amico dal punto di vista personale. Con lui posso
parlare indifferentemente di politica o raccontare delle mie vicende private.
Lo conosco da quando avevamo i pantaloni corti, abbiamo vissuto insieme tanti
momenti belli della mia vita e qualcuno anche amaro» • Il 28 gennaio 2006 succedette a José Maria Aznar come presidente dell’Internazionale democristiana • Otto anni dopo il loro primo incontro in barca, (27 ottobre 2007) ha sposato
Azzurra Caltagirone (vedi), da cui aveva già avuto la figlia Caterina (Bologna 23 luglio 2004). Matrimonio civile a Siena,
testimoni dello sposo il fratello Federico, la sorella Maria Teresa e Lorenzo
Cesa. Dopo il matrimonio è nato Francesco (Roma 4 aprile 2008), chiamato come il nonno materno. Prima è stato sposato con Roberta Lubich (consigliere d’amministrazione di Cinecittà Holding) che gli ha dato le figlie Maria Carolina e Benedetta (a proposito
della quale, sedicenne iscritta al liceo Tasso, nel 2008 si lamentò scherzosamente: «Ama un comunista: che cosa devo fare?»). Ai giornalisti che gli chiedono conto di questa situazione poco in linea con
i dettami della Chiesa, ormai risponde: «Queste sono domande cretine»
• Nell’estate 2007 stabilì un «record di dimagrimento»: «Dieci chili in quindici giorni: Wanna Marchi si sta ancora chiedendo come
diavolo abbia fatto» (Sebastiano Messina) • Secondo un sondaggio del 2008 fatto tra le universitarie italiane dall’associazione Donne e qualità della vita, è il più sexy del parlamento. [afp]
Frasi «Osservi le mie due finestre. Una inquadra il Vaticano, l’altra il Quirinale. Per il primo non ho credenziali. Per il secondo, si vedrà» (a Stefania Rossini) • «Nel 1994 Berlusconi mi chiese di fare il coordinatore di Forza Italia. Io gli
risposi: “Verrò volentieri a lavorare con te quando smetterò di fare politica”».
Critica «Ha come dote principale la pazienza, somma qualità dorotea ma dote irrilevante allorché si tratta di curvare la storia e di esercitare il carisma, o almeno di spingere
dentro la palla gol. Come dicevano i vecchi aficionados del Comunale di
Bologna, è “brào ma lento”» (Edmondo Berselli) • «C’è o forse resta un che di incompiuto in Casini; qualcosa che si alimenta di “sì, però”, “si potrebbe, ma”, “vorrei, ma non posso”. E che spinge a guardare più che ai suoi argomenti, alle sue convenienze, al suo “particulare”» (Filippo Ceccarelli) • «è uno che sogna. Non è vietato sognare di rifare la Dc. Lui vuole cercare di far fuori Berlusconi. Ma
la strada è impercorribile» (Umberto Bossi) • «Il bello della politica» (Marilena Bussoletti) • «Pierfurby si piace e sembra che chieda agli altri di amarlo. Mi tiene d’occhio sempre. Prima di conoscere Azzurra Caltagirone andava al ristorante da
Nino a via Borgognona. Entrava e diceva ai camerieri: “Ci sono belle figliole?”. E acchiappava sempre. Un vero acchiappone. Lì lo fotografai con Clarissa Burt e con altre ragazze. Oggi non è che sia un soggetto molto appetibile per i fotografi» (il fotografo Umberto Pizzi).
Religione Al termine del discorso di insediamento come presidente della Camera, invocò la bolognese Madonna di San Luca come garante del suo operato • «Vado a messa la domenica e non faccio la comunione perché sono un divorziato. Ma non mi sento ai margini per questo. Se il padre
abbraccia il figliol prodigo senza chiedergli dove è stato, penso che la Chiesa possa abbracciare anche chi, come me e altre
migliaia di persone che hanno vissuto un fallimento matrimoniale, non ha fatto
un percorso esemplare».
Vizi Fuma il sigaro (due o tre al giorno).