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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CARRÀ Raffaella (Pelloni) Bologna 18 giugno 1943. Showgirl. «Ho più paura che la gente dica: “Ancora lei!”, piuttosto che: “Dove è andata a finire?”»

CARRÀ Raffaella (Pelloni) Bologna 18 giugno 1943. Showgirl. «Ho più paura che la gente dica: “Ancora lei!”, piuttosto che: “Dove è andata a finire?”». [aes] UltimeNel settembre 2008 grande ritorno in tv con il programma in prima serata Carramba che fortuna! Le prime due puntate hanno ottenuto oltre il 20 per cento di share: «Lo so benissimo che il mio pubblico, a cominciare dalle donne, si sintonizza su Raiuno e vuole vedere innanzitutto “come sta” la Carrà, se è invecchiata, se tiene. è logico, dal momento che io non mi rifaccio, niente lifting» • Fabio Canino, in Raffa Book (Sperling & Kupfer, 2007), ha raccontato la “Raffa-religione” («avendo fatto già uno spettacolo teatrale e un omaggio televisivo su Raffa, negli anni ho ricevuto immagini, omaggi di fan, memorabilia, materiale da tutto il mondo, che in parte hanno trovato spazio in queste pagine»[a Ida Bozzi]) • Ha proposto a Franco Frattini di estendere il format del programma televisivo Amore (vedi più avanti) a tutti i Paesi d’Europa per sensibilizzare l’opi­nio­ne pubblica del continente sul tema delle adozioni a distanza • Danza per Tiziano Ferro nel videoclip del singolo E Raffaella è mia - dall’album Nessuno è solo (Capitol/Emi) • Nell’ottobre 2007 è andato in scena a Buenos Aires un musical ispirato alla Carrà (Ella, diretto da Valeria Ambrosio) • Molte sere con Gianni Boncompagni nel programma Bombay su La7. [aet] Vita è cresciuta con la nonna romagnola e il nonno, poliziotto siciliano. «I miei genitori si sono separati subito dopo il matrimonio. Per l’epoca era una rarità e mio padre mi minacciava che, se non mi fossi comportata bene, mi avrebbe tolto a mia madre» • «Dicono che sono nata a Bellaria. E non è vero. Mia madre era di Bellaria. Aveva un bar. La mia famiglia era molto benestante. è inutile che io racconti la favola della piccola Cenerentola che poi ha avuto successo. No, no, non era così. Per me Bellaria era il luogo della libertà, del profumo delle piadine, della gente per cui sono sempre stata la “fiola della Iris”. Mentre Bologna è il luogo dove ho vissuto, il luogo delle fatiche, del dovere, di queste cose qua insomma. Io in televisione ci sono arrivata dopo un sacco di tempo. E prima ero passata dal cinema. E dalla danza. A otto anni sono andata via da Bologna. Per frequentare l’Accademia nazionale di Danza, quella di Jia Ruskaia a Roma, all’Aventino. Sacrifici a non finire, esercizi interminabili, ossessioni. Io che stavo sulle punte da quando avevo tre anni. Da rovinarsi i piedi. Poi a quattordici anni la Ruskaia mi dice che avevo le caviglie troppo piccole. E che avrei dovuto studiare fino a 28 anni. Sono scappata via. Mia nonna amava l’arte, il violino, la musica. Il teatro. Così feci l’esame per entrare al Centro sperimentale di cinematografia. E il corso per diventare attrice. Ero diventata un’attrice. Ebbi una piccola parte ne La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini» • «Nel 1963 feci I compagni e poi girai Celestina con Carlo Lizzani: doveva essere il 1964. Di lì a poco sarei partita per l’America. Dopo un film che avevo girato con Frank Sinatra. Il film si intitolava Il colonnello Von Ryan. Lo giravamo a Cortina. Venni scelta tra un sacco di attrici famose che avrebbero voluto recitare accanto a Frank. Ma fui presa io. Lui era un gran signore. Molto elegante. Io non conoscevo le sue canzoni. Andavo al juke-box e mettevo i Beatles. Era perplesso. Un giorno mi regalò una collana. Io andai da uno del suo staff e dissi: “E no, se mi regala la collana non va bene”» • «Il cinema non mi convinceva. Andai a Hollywood e me ne tornai presto. Fui presa per un programma che si chiamava Io, Agata e tu. Con Nino Ferrer. Io dissi una sola cosa: “Datemi tre minuti solo per me. Anche padre Virginio Rotondi ha tre minuti solo per lui. Perché a me no?”. Io volevo ballare soltanto tre minuti da sola. Punto e basta. Che danni avrei potuto fare? Quella era una Rai di uomini straordinari. Un giorno chiesi di conoscere Ettore Bernabei. Me lo fecero incontrare e lui mi disse: “Lei è come la Ferrari. La esporteremo in tutto il mondo”. Da quel momento cominciarono i successi» • Dopo aver ballato quei tre minuti in Io, Agata e tu la madre la chiamò da Bologna in via Teulada: «Mi dice “Ma ieri sera non eri mica tu…”. E io: “Ma mamma, non mi hai riconosciuta!” E mia madre: “No, ieri sera eri un’altra”» • Dopo Io, Agata e tu, Canzonissima (1970, scandalo per la sigla di testa Ma che musica maestro: il costumista Enrico Rufini la barda con lacci e laccetti ma le lascia scoperto l’ombelico); Canzonissima (1971, lancia due balli: il Tuca Tuca e il Borriquito, vende milioni di copie della sigla Chissà se va e diventa la beniamina dei bambini nei panni di Maga Maghella, streghetta pasticciona che legge oroscopi strampalati); Milleluci (1974, a fianco di Mina con la regia di Antonello Falqui, è una lotta a colpi di zatteroni, talento e trovate registiche)... • In Milleluci alla capigliatura tutta riccioli di Mina fu opposto il caschetto biondo della Carrà, studiato e preparato da Cele Vergottini, parrucchiere di Mike Bongiorno che ne aveva studiato uno non dissimile per Caterina Caselli. Nel 2005 fu chiesto alla Carrà se non fosse il caso ormai, dopo trent’anni, di pensare a qualcosa di diverso, magari i ricci o l’abbandono del corto: «Ma io credo nella pulizia di una linea, così come in quella di un programma televisivo, di un comportamento. Pulizia! Se ti trovi bene pettinata così, allora non devi cambiare. E a me non sono mai piaciuti il rococò e il barocco, i troppi gioielli, l’eccesso» • Canzonissima (1974, è l’anno dei balletti più scatenati, della canzone hit Rumore e dei duetti con Topo Gigio che cercava sempre di saltare dentro la sua scollatura più generosa che mai); Ma che sera! (1978, Come è bello far l’amore da Trieste in giù è l’indimenticabile sigla che segna il ritorno di Raffa in tv dopo 4 anni di assenza. Accanto a lei: Alighiero Noschese, Paolo Panelli e Bice Valori); Fantastico 3 (1982, la sigla Ballo, ballo sono un guerriero... era quasi uno slogan per l’ennesimo ritorno in tv dopo l’ennesima trionfale tournée oltre Oceano); Pronto Raffaella (1983-1985, stava con Gianni Boncompagni che inventò il gioco dei fagioli: il pubblico doveva indovinare quanti ne conteneva il barattolo di vetro che appariva in primo piano sullo schermo. Aldo Grasso: «Raffaella compie anche qualche miracolo: una madre confessa in diretta che sua figlia, affetta da disturbi della parola, riesce a pronunciare “Raffaella, ti amo”». Successo enorme con punte di share del 40 per cento) • Domenica In (1986, un ruolo sempre più da intrattenitrice). [aeu] Non si è mai sposata: «La bellezza dell’amore è che è imprevedibile, guardi una persona negli occhi e la tua vita cambia all’improvviso. Io mi sono innamorata di un uomo meraviglioso come Gianni Boncompagni da giovane ed è stato bellissimo perché, dopo il difficile rapporto con mio padre, mi ha ridato la fiducia negli uomini. La nostra è stata una coppia paritaria e mi ha fatto un gran bene: stando vicino all’aretino si è sviluppata la mia ironia» • Dopo aver lasciato Boncompagni, si mise col coreografo Sergio Japino: «Un giorno, durante una prova... Le stavo indicando un movimento di danza, le tenevo un braccio intorno alla vita. Ci siamo guardati negli occhi: è finita la musica e abbiamo continuato a guardarci a lungo, in silenzio» • Per passare alla Fininvest si fece dare sette miliardi di lire (contratto di due anni): «Quando Silvio Berlusconi giocava duro per imporre le sue televisioni, le mandò a casa un bracciale di Bulgari per convincerla a lasciare la Rai. Lei non cedette, rimase ancora tre anni nella tv di Stato, ma si sfiorò la crisi di governo sul rinnovo del suo contratto. “Me la ricordo eccome quella sera. Stavo mangiando davanti al telegiornale, avevo una forchetta piena di spaghetti. Rimase a mezz’aria, sul video c’era il presidente del Consiglio Bettino Craxi che gridava: ‘Il contratto della Carrà è una vergogna per gli italiani!’. I socialisti, loro sì, mi hanno fatto la guerra”. Correva l’anno 1984 e Raffaella Pelloni in arte Carrà (un nome datole da Davide Guardamagna, autore tv stufo di sentirla chiamare Belloni o Palloni dai tecnici con cui girava i primi sceneggiati, negli anni Sessanta) stendeva al tappeto due pesi massimi come Silvio e Bettino. Il primo dovette aspettare il 1987 per conquistarla sul serio alle insegne della Fininvest e il secondo, allora vincitore di tante battaglie, fu battuto dal partito Rai» (Barbara Palombelli) • Terminata l’esperienza in Fininvest e dopo un Fantastico (1991) entrato negli annali perché per la prima volta Roberto Benigni si esibì in uno dei suoi famosi corpo a corpo («avevo un vestito fatto di bottoni e i collant senza slip sotto. Se mi slaccia sono morta, penso. Arriva a modo suo, mi tocca il sedere, mi sbilancio e cado, lui addosso. Vedo quelle due manine piccole che si agitano sopra di me, scoppio a ridere»). In seguito andò in Spagna, dove il suo Hola Raffaella spopolò • Al rientro in Italia annunciò una trasmissione di nuovo tipo, si rifiutò di anticipare alcunché a qualunque giornalista, obbligo di top secret per tutti, prove blindate ecc. E in effetti, la sera di giovedì 21 dicembre 1995, il pubblico italiano vide nascere non solo un programma mai visto prima, ma un genere, per l’Italia, del tutto nuovo: era Carámba, che sorpresa, programma basato sulle lacrime provocate dai riconoscimenti, dalle ricongiunzioni e dai sogni realizzati in diretta, format poi largamente ripreso in decine di altri modi sia in Rai che in Fininvest (in Rai, da ultimo, Il treno dei desideri con Antonella Clerici e in Fininvest C’è posta per te con Maria De Filippi). Il format veniva dall’inglese Surprise! • Nel 2001 arrivò la conduzione del Festival di Sanremo, con Gianfranco D’Angelo. Anche se aveva lasciato Japino da quattro anni (la notizia era stata data ai giornali con un comunicato nello stesso giorno in cui entravano in vigore le nuove norme che tutelano la privacy), se lo portò al Festival e gli fece guadagnare più di un miliardo di lire (lei ne prese uno e 250 milioni). Gai Mattiolo le preparò 14 abiti di scena e 50 per il dopo Festival, il prezzo era di 150 milioni, ci lavorarono quattro sarte e tre vestieriste, Mattiolo fu impegnato a realizzare pezzi unici, che cioè non avrebbero potuto mai più essere replicati. La critica arricciò il naso: «Sembra una mini Barbie» (Elsa Martinelli), «Abiti sempre fuori luogo, inadatti alla situazione del momento» ecc. Mattiolo: «Ha dei tabù incomprensibili: non vuole scoprire il collo, le spalle e le braccia». [aev] Nel 2006, su Raiuno, condusse Amore, dieci puntate che si proponevano, attraverso servizi, ospitate ecc., di spingere gli italiani ad adottare, a distanza, bambini del Terzo mondo. La trasmissione non andò bene, la Carrà incolpò il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce, che, a suo dire, «non ama i bambini» • Nove adozioni a distanza (dato aggiornato a gennaio 2008 quando già si parlava della decima): «All’inizio della mia carriera non volevo bambini: non mi andava di fare la star che gira il mondo con il panierino. Ho provato a quarant’anni, la natura mi ha detto no». Molto legata ai nipoti Matteo e Federica, figli del fratello Renzo morto qualche anno fa: «Purtroppo però uno vive a Parigi e l’altra in Belgio» • Altra polemica con Del Noce nel novembre 2007 (presentando il dvd Raffica Carrà, con le sigle delle sue trasmissioni): «La gente mi dice: “Lei il sabato sera non c’è, ma le sue idee sì”. Perché ho sempre creduto che deve esserci un’idea per fare tv. Se porto un’idea la lancio, non era mai accaduto che mi fosse scippata senza dirmi niente, cambiando il titolo. Com’è successo per Sogni, poi diventato Il treno dei desideri. Ecco, io quel programma non lo vedo per principio. E neanche C’è posta per te». Replica di Endemol Italia: «Ci teniamo a precisare che nessuna idea è stata scippata alla signora Raffaella Carrà, visto che tanto il programma Sogni, da lei condotto, quanto il Treno dei desideri sono entrambi tratti dal medesimo format creato da Endemol France. Si tratta quindi semplicemente di un avvicendamento di conduttori». Critica«Pippo Baudo, ma femmina» (Brunella Giovara) • «Una diva. Una delle pochissime rimaste, forse l’unica vera diva televisiva» (Maria Grazia Filippi) • «è un’opera d’arte, a prescindere dai programmi che fa» (Fabio Fazio) • «Signora assoluta della nostra televisione maschilista, regina di lussuosi spettacoli sempliciotti ma mai maldestri, fata della bontà talvolta lacrimosa ma mai volgare» (Natalia Aspesi) • Secondo Platinette, è un mito degli omosessuali: «Vestita da regina, con quei capelli così platino e lacca. Oltretutto è simpatica, capace di ridere di se stessa» • «Una star che di sé dice di non poter essere vestita da uno stilista, un Armani o un Gucci. Lei veste in stile Carrà» • «è stata dichiarata sito archeologico, si può entrare solo con piccone, casco e guida» (Roberto D’Agostino). Politica«Anche io ho il mio partito, il partito della gente. E allora i politici ci hanno sempre pensato due volte prima di andare contro i milioni di persone che mi aspettano davanti allo schermo». Vizi «Ho un unico vizio e sono le sigarette, che facciano male me ne frego. Del resto mio fratello non aveva mai fumato e in quattro mesi è morto di cancro ai polmoni» • Dieta: mangiare una volta al giorno e libertà nel weekend (compresa la pasta). Ginnastica: piccoli movimenti “giusti” per tenere il corpo sempre in stretch. Rilassamento: giocare a tressette ad ogni pausa di lavoro • «Ho sempre avuto il complesso della bocca molto carnosa». [aew]