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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CARANDINI

Andrea Roma 3 novembre 1937. Archeologo. Allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli e poi
titolare della cattedra di Archeologia e storia dell’arte greca e romana all’Università La Sapienza, è famoso per i suoi scavi nel ventre dell’Urbe. Tra le scoperte più recenti quella relativa al tempio del dio Quirino, individuato sotto i giardini
all’inglese del Quirinale (sull’argomento ha pubblicato da Einaudi Cercando Quirino. Traversata sulle onde elettromagnetiche nel suolo del
Quirinale 2007) • «Venti anni di scavi ben mirati nel cuore più sacro di Roma - con migliaia di suoi studenti in corvée a setacciare terreno e passato - gli hanno permesso di ridisegnare quella
Prima Roma che tutti pensavano fosse solo leggenda. Vero il fossato di Romolo.
Vero il primo muro al Palatino. Vero - e a disposizione degli altri studiosi
che vogliono verificare - il luogo del Fuoco Sacro centrale e comune che
confederava tutti, giù in basso al Santuario di Vesta» (Sergio Frau) • Nel 2007 ricevette la medaglia d’oro del ministero per i Beni culturali ai benemeriti della cultura e dell’arte, fu candidato in lista con Walter Veltroni alle primarie per eleggere l’Assemblea costituente del nascente Partito democratico, sostenne che quella
trovata sul Colle del Palatino era la grotta dove la lupa allattò Romolo e Remo. A chi gli contestava le sue tesi: «Non riconoscere per tempo le scoperte archeologiche, con la scusa della
prudenza, è un altro modo di fare lo struzzo»
• Figlio del conte Nicolò Carandini (politico e intellettuale antifascista, ministro della Repubblica nel
44, primo ambasciatore italiano a Londra dopo la Seconda guerra mondiale nonché presidente dell’Alitalia e fondatore del Partito radicale) e di Elena Albertini (figlia del
senatore Luigi Albertini, fino al 1925 direttore del Corriere della Sera). Dal
1926 Nicolò, assieme al cognato Leonardo Albertini, si occupò della bonifica del latifondo Torre in Pietra vicino a Roma, che trasformò in un’azienda agricola all’avanguardia
• «Credo che la battuta “La terra ai Carandini”, deformazione dello slogan comunista “La terra ai contadini”, sia nata tra Flaiano e Mezio nel salotto del Mondo frequentato da Nicolò Carandini, proprietario della tenuta di Torre in Pietra. L’epigramma di Flaiano suonava così: Il conte Carandini fermo come Torre in Pietra che non crolla lancia il
manifesto della nuova Internazionale “Agricoltori di tutto il mondo unitevi - La terra ai Carandini”» (Giovanni Russo). Attribuito invece a Giancarlo Pajetta, da sempre ostile verso
quella famiglia di «Gran Borghesi liberali», che secondo la leggenda portavano i calzini rossi (e lunghi), lo sberleffo «Se non ci conoscete guardateci i calzini, noi siamo i radicali del conte
Carandini». [Lauretta Colonnelli]