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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CAPOCCHIONE

Rosaria Napoli 1960. Giornalista. Vive a Caserta, dove lavora come cronista giudiziaria
al quotidiano Il Mattino. Dal 1979 indaga sugli affari illeciti della
criminalità organizzata. Il 13 marzo 2008, in udienza di appello del maxi processo
Spartacus, è stata minacciata dalla camorra: «Due imputati, Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, per voce dei loro legali, mi hanno
accusato di influenzare la Corte d’Appello con i miei articoli. Letta nel linguaggio mafioso è una minaccia pesante. I due boss intendono dire ai compari rimasti fuori: “Togliete di mezzo quella lì, altrimenti vi farà condannare”. Con i Casalesi c’è poco da scherzare». Da quel giorno vive sotto scorta: «L’unica consolazione è che adesso posso permettermi di indossare qualche gioiello. Prima, da sola, era
troppo rischioso» (a Francesca Cocchi)
• A parte l’episodio in aula, aveva già ricevuto minacce: «Telefonate, lettere… Nel 96 il pentito Dario De Simone ha svelato che c’era un piano per “sopprimermi”. Ha usato proprio questa parola. “Uccidere” mi avrebbe fatto meno effetto [...] I Casalesi mi temono perché so tutto quello che hanno combinato dal 1985 a oggi. Ma non ce l’hanno solo con me. Minacciano anche il giudice Raffaele Cantone, che ha
sequestrato beni ai clan per migliaia e migliaia di euro. E lo scrittore
Roberto Saviano, che li ha sputtanati in tutto il mondo» (a Giusy Cascio). Non è sposata, non ha figli: «Ma adoro la mia famiglia. Mamma, i miei fratelli e i miei nipoti sono i più esposti e alla fine non c’entrano niente. Ma mai nessuno di loro mi ha detto: Rosaria statti zitta. Mai». Nel tempo libero legge, dorme, fa shopping. «E cucino: mi vengono bene i primi».