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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CANFORA

Luciano Bari 5 giugno 1942. Storico. Filologo. Dirige la rivista Quaderni di Storia. «La politica è stata presente fin dall’inizio nella mia vita. Sono convinto che sia la forma più alta di moralità e riassume l’intera attività umana» • Figlio di Fabrizio, insegnante di Storia e filosofia, e di Rosa, insegnante di
greco: «Mia madre non ha mai cercato di condizionare le mie scelte, la passione per il
greco mi venne grazie a una bravissima insegnante del ginnasio». Sposato con Renata Roncali, che come lui insegna Filologia greca e latina (si
conobbero da studenti), due figli, Davide e Irene: «Un nome in omaggio al greco, e uno all’ebraico. Anche io di secondo nome faccio Davide. Nel 42 era un gesto di simpatia
verso gli ebrei». Tre nipotini: Agata, Sofia e Federico
• «Oltreché uno degli storici italiani più letti e tradotti nel mondo, uno dei critici più liberi e antidogmatici della politica del nostro paese: dall’apertura al revisionismo per il caso Giovanni Gentile alla polemica sulla
riforma universitaria di Luigi Berlinguer, contro cui non ha esitato a
schierarsi, invocando la disobbedienza civile dei professori ed evocando i
millenari pericoli della demagogia» (Silvia Ronchey) • «Oltranzista dell’ortodossia stalinista anche se postuma, proietta nella politica la miopia
intemporale del filologo classico. Dotato di proverbiale capacità di giudizio storico per aver liquidato come “idiozia” la svolta nel Pci di Achille Occhetto e per aver preferito a Michail Gorbaciov
i regimi dell’Est esaltando la funzione anticapitalistica della Germania Est» (Pietrangelo Buttafuoco) • Il rifiuto, da parte dell’editore tedesco Beck, di pubblicargli il saggio La democrazia. Storia di un’ideologia, innescò nel novembre 2005 una polemica internazionale. Il testo faceva parte di una
collana, “Fare l’Europa”, diretta da Jacques Le Goff, a cui partecipano gli editori di cinque paesi (l’italiana Laterza, la francese Seuil, la britannica Blackwell, la spagnola
Critica, la tedesca Beck). Era già uscito in italiano e spagnolo ma Beck, che aveva firmato il contratto, ricevuta
la traduzione decise di respingere il libro «sulla base di una lunga lista di dieci pagine di obiezioni ed errori di merito»: «Critica il fatto che il “laboratorio” dell’Unione Sovietica venga ormai rappresentato esclusivamente come un unico enorme
gulag. Esprime invece apprezzamento per la sua trasformazione in un moderno
Stato industriale nonché per gli aspetti positivi contenuti nella Costituzione sovietica. Questa è la sua visione delle cose e noi non la censuriamo, pur sollevando forti dubbi
riguardo alle condizioni della democrazia nei Paesi dell’ex blocco orientale. Che però Canfora non menzioni e nemmeno condanni anche una sola volta con parole
esplicite le 685 mila vittime e i due milioni di internati, i processi farsa e
il terrore paranoico instaurato da Stalin, ci risulta inaccettabile». Tra quelli che lo difesero Dirk Schümer che sulla Franfurter Allgemeine Zeitung scrisse che la sua idea della
democrazia «come una lunga serie di sistemi repressivi» costituiva «una chiave di lettura per nulla priva di interesse». Dopo quella vicenda, ha pubblicato in Germania, Francia e Italia (con Laterza,
nel 2006), l’
Occhio di Zeus, in cui confuta Beck facendo tra l’altro osservare come molti dei presunti errori a lui imputati nascevano da una
cattiva traduzione del suo pensiero in tedesco: «In Germania il libro, pubblicato da Papyrossa, e con una postafazione di Oscar
Lafontaine, è alla quinta edizione». • Tra fine 2007 e inizio 2008 ha pubblicato The True History of the So-called Artemidorus Papyrus (Edizioni Di Pagina) e, per Laterza, Il papiro di Artemidoro, opere che si occupano dell’antico rotolo proveniente dall’Egitto acquistato per 2 milioni 750 mila euro dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo. Canfora ne contesta l’autenticità (a suo dire è opera di Costantino Simonidis, falsario greco vissuto nel XIX secolo): «Tutto cominciò una sera del dicembre 2005 quando il professor Tullio Gregory commissionò a Luciano Canfora la voce “Papiri” per l’appendice settima dell’Enciclopedia italiana. Una richiesta seguita da una raccomandazione: parlare del
Papiro di Artemidoro, una delle più importanti scoperte del secolo. Così Canfora, con la migliore disposizione d’animo, nel marzo 2006 andò a Torino dove era allestita la grandiosa mostra intitolata
Le tre vite del Papiro di Artemidoro. Un titolo che si riferiva alle stratificazioni di testi e disegni accumulatisi
sul papiro in due secoli di vita, dal primo avanti Cristo al primo dopo Cristo.
Pur impressionato dalla sontuosa presentazione, il filologo Canfora venne
subito assalito da un dubbio: nel papiro non si trovava quella lingua classica
e tecnicizzante in cui doveva scrivere Artemidoro di Efeso. Da questo dubbio,
foriero di approfondite ricerche, scaturirono una serie di scoperte che come in
un disvelamento di scatole cinesi portarono all’ipotesi che il papiro fosse comunque un prodotto tardo e probabilmente un falso» (Dino Messina). Luciano Canfora: «Nel giugno 2007 è anche uscito su Repubblica un articolo di Anna Ottani Cavina, direttrice della
fondazione Zeri di Bologna, che dimostra come quei disegni siano un falso»
• Nel 2007 vinse il premio Benedetto Croce («in considerazione del complesso dell’opera filologica rivolta allo studio del mondo classico e riconosciuta dagli
studiosi a livello internazionale come un autorevole punto di riferimento e di
guida») • Nel 2008 è stato nominato nella giuria del premio Viareggio. «Ho scoperto che gli italiani amano scrivere. Casa mia è piena di poesie e romanzi» [Roberta Mercuri]. [acw]