Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
CALLIERI
Carlo Vittorio Veneto (Treviso) 29 aprile 1941. Industriale. Carriera alla Fiat,
lasciata nel 1998 insieme a Cesare Romiti. Nel 2000 sembrava favorito nella
corsa alla presidenza di Confindustria, fu invece sconfitto al ballottaggio
(piuttosto nettamente) da Antonio D’Amato. In seguito vicepresidente della Compagnia Sanpaolo (presidente della
Fondazione per l’Arte quando acquistò per la cifra record di 2,75 milioni di euro il controverso “Papiro di Artemidoro”, vedi CANFORA Luciano). Nel 2008 ha ricevuto il Premio Rotondi ai salvatori
dell’Arte per aver presieduto la fondazione mista Stato-Regione-Enti privati
che ha condotto il restauro della reggia di Venaria Reale: «Ti prende una felicità furente a vedere cosa hanno fatto insieme destra e sinistra. Un misto di
fierezza e di rabbia. Fierezza perché mai si era visto negli ultimi decenni, in Italia, uno sforzo corale di queste
dimensioni in cui sono stati messi soldi e intelligenza, cultura e saggezza,
abilità artigianale e agilità burocratica. Rabbia perché il risultato di questa collaborazione è così stupefacente che ti domandi cosa sarebbe, questo nostro Paese, se la stessa
generosità istituzionale dimostrata a Venaria, senza gli insopportabili distinguo e
gelosie, dispetti e odii tra partiti e coalizioni, venisse dispiegata sui mille
fronti che irritano e angosciano gli italiani» (Gian Antonio Stella)
• «Nel 1979 era capo del personale di Fiat auto. Fu lui, insieme ai vertici dell’azienda, a stilare la lista dei 61 operai da licenziare perché contigui al terrorismo. Una scelta che provocò non poche proteste a sinistra» (Paolo Griseri): «Alla fine di settembre Prima Linea aveva ucciso Carlo Ghiglieno, dirigente della
pianificazione strategica di Fiat auto. Era chiaro che chi aveva compiuto l’azione poteva contare su solide complicità in fabbrica. Per questo decidemmo di agire. Avevamo già preparato da tempo un elenco di persone contigue ai collettivi operai della
Fiat. In una quindicina di casi le indagini hanno poi dimostrato che avevamo
visto giusto. Informammo i sindacati il venerdì sera, i licenziamenti arrivarono il lunedì. Parlammo con Cgil, Cisl e Uil. Per la Cgil ricordo che contattai Fausto
Bertinotti. Reagirono molto male. Ma non era quella la reazione che ci
interessava di più. Era piuttosto quella dei capi e degli operai che ci dissero: “Era ora, avete fatto bene”. Lo sciopero di protesta indetto il lunedì fu un fallimento»
• «“Generale” incaricato di riportare la fabbrica sotto controllo. Ci riuscì, usando il pugno di ferro, senza preoccuparsi del guanto di velluto» (Gabriele Ferraris). Nel 1980 fu l’ispiratore della “Marcia dei Quarantamila” (vedi ARISIO Luigi): «Il progetto iniziale era un incontro al Teatro Nuovo: fui io a suggerire il
corteo, dissi che mi sembrava stupido chiudersi lì dentro, dove la città non li avrebbe visti. Loro erano titubanti, temevano che non venisse gente. Li
convinsi: a Torino i capi Fiat erano diecimila, bastava un po’ di passaparola e sarebbe arrivata una folla. Così fu» • Memorabili i suoi confronti, iniziati nel 1971, con Bruno Trentin (con cui
scrisse nel 1997 Il lavoro possibile): «Lui ha sempre avuto la fama di duro, un mastino delle trattative. L’altro, dalla parte opposta del tavolo, ugualmente determinato, aveva un tratto
aristocratico, marcatamente intellettuale. Diversi nello stile Callieri e
Trentin. “Ci univa la stessa convinzione sulla centralità del lavoro nella società e la passione nel promuovere la formazione e la dignità dei lavoratori”» (Enrico Marro) • Nel 2008 ha pubblicato Paranoia, passione e ragione (Anicia editore).