Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
CALEARO CIMAN
Massimo Vicenza 23 novembre 1955. Industriale. Presidente del gruppo Calearo (fondato
nel 1957, 300 dipendenti, 50 milioni l’anno di fatturato), della casa editrice Neri Pozza ecc. Ex presidente di
Federmeccanica (dimissioni nel marzo 2008 per candidarsi alle politiche col Pd,
capolista alla Camera nella circoscrizione Veneto I) • Figlio di Alessio, che insieme alla moglie Lucia mise in piedi un’aziendina di campanelli per bici che con il tempo è diventata «la Ferrari delle antenne per auto», «fino a maggio 2003, era un industriale tra i tanti. Con un’azienda di successo, sì. Ma altrettanto certamente, diciamolo pure, sconosciuto. E ben determinato a
non restarlo. Lavora, studia, apprezza le ricerche di Ilvo Diamanti. Si fa l’idea di un nuovo modello di Nordest, dice che l’individualismo non paga, invoca un sistema più integrato. Forse — anzi: è certo — i tempi non sono ancora maturi. Ma poiché ha i numeri, le capacità e le doti tattiche (semmai è sulla strategia che, dicono, ha poi mostrato qualche défaillance), Calearo intanto sfonda nella sua città. è presidente degli industriali vicentini. E da lì, nell’anno successivo, giocherà l’inattesa partita che lo porta ai vertici della più importante “settoriale” di Confindustria. Sono i giorni in cui scende in campo Luca Cordero di
Montezemolo. Contro un veneto: quel Nicola Tognana appoggiato in extremis da
Antonio D’Amato e che, a Nordest, mobilita l’appoggio alla bandiera. Bene: è Calearo il primo a rompere il fronte locale. E pure i veneti, poi, si
compatteranno per un
new deal confindustriale. Ma non dimenticheranno. Non tutti, almeno. Quando arriva
Federmeccanica, del vicentino sibilano “ha giocato solo per sé”» (Raffaella Polato) • Nel 2007 una sua battuta al meeting di Rimini («Lo sciopero fiscale è uno choc, ma a mali estremi...») scatenò molte polemiche: «Sono fatto così, un po’ naÏf, mentre altri hanno il dono di essere, come dire, più moderati». Nuove polemiche appena entrato in politica, durante una puntata di Ballarò, per aver chiamato Mastella «san Clemente» (suo merito aver fatto cadere Prodi) • «Sono felicemente separato».