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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CALDEROLI

Roberto Bergamo 18 aprile 1956. Politico. Leghista. Ministro per la Semplificazione
normativa nel Berlusconi IV (ha anche le deleghe congiunte con Bossi sulle
riforme). Laureato in Medicina, è specializzato in Chirurgia maxillofacciale. «Non mi piaccio, ma qualcuno il lavoro sporco lo deve fare» • «Rampollo di una famiglia dove nonni e fratelli e cugini sono tutti dentisti al
punto che sul tema c’è un detto insulso in italiano (se il tuo dente ha il vermicello, devi andar dai
Calderoli), ma meraviglioso in bergamasco (“Se ol to dént al gh’à ’l careul, te gh’è de ’ndà dai Caldereul”)» (Gian Antonio Stella), la sua carriera politica cominciò come consigliere comunale a Bergamo. Nel 1993 fu eletto presidente della Lega
Nord-Lombardia, di cui diventò segretario nel 1995. Dal 2001 coordinatore delle segreterie della Lega Nord,
nel 2002 curò l’organizzazione del congresso di Assago. Dopo essere stato vicepresidente del
Senato e aver fatto parte della commissione Difesa e della commissione Telekom
Serbia, il 20 luglio 2004 diventò ministro delle Riforme in sostituzione di Umberto Bossi, colpito da ictus.
Dimissioni forzate il 18 febbraio 2006: durante un’intervista a Clemente Mimun, nel corso del programma di Raiuno
Dopo Tg, si sbottonò la camicia e fece vedere una maglietta su cui era stampata la prima pagina del
numero di France-Soir che aveva ripubblicato 12 vignette irridenti Maometto.
Queste vignette, apparse la prima volta il 30 settembre 2005 sul quotidiano
dello Jutland Jyllands-Posten, ai primi di febbraio 2006 avevano provocato un’improvvisa sollevazione nel mondo islamico, con manifestazioni e morti un po’ ovunque, incendi delle ambasciate danesi e norvegesi, richiamo degli
ambasciatori di nove paesi in Pakistan, uccisione di un sacerdote italiano -
don Andrea Santoro - in Turchia. Il gesto di Calderoli - che pochi giorni prima
aveva definito la giornalista palestinese Rula Jebreal, «quella signora molto abbronzata» - causò una dura manifestazione di protesta a Bengasi (undici morti), con dichiarazioni
minacciose di Gheddafi, che tornò a chiedere soldi all’Italia come riparazione dei danni provocati al tempo delle colonie (su questo
vedi anche MARONI Roberto). Nel 2007 disse di essersi pentito per quelle
dichiarazioni: «Dopo averlo fatto ho passato la più brutta notte della mia vita». Dopo la nomina a ministro inviò scuse ufficiali al governo libico. Nel maggio 2008 il tribunale di Roma lo ha
scagionato dall’accusa di offesa ad una confessione religiosa tramite vilipendio
• Nuove polemiche nel settembre 2007 quando minacciò, senza farlo, di portare il suo maiale sul terreno dove sarebbe dovuta sorgere
la nuova moschea di Bologna in modo da renderlo “impuro” e dunque inutilizzabile • Nel 2007, intervistato da Grazia, disse di non essere xenofobo sebbene dica «cose xenofobe»: «Devo farlo nell’interesse della Lega» • Ministro delle Riforme nel Berlusconi II e III: ha redatto la legge elettorale
del 21 dicembre 2005, in vigore mentre consegniamo questo libro,
fortissimamente voluta da Casini e dallo stesso Calderoli definita poi «una porcata» e quindi ribattezzata “porcellum”. La legge ha introdotto un sistema proporzionale corretto, con premio di
maggioranza e senza possibilità di indicare preferenze. Fondamentale la presenza di soglie di sbarramento, che
non ammettono in Parlamento partiti che non superino il 4% dei voti su base
nazionale (Camera) o l’8% su base regionale (Senato). Queste soglie si abbassano per i partiti che si
presentano coalizzati rispettivamente al 2 e al 3 per cento, ma in questo caso
l’intera coalizione deve prendere almeno il 10 (nazionale) alla Camera e almeno il
20 (regionale) al Senato. Alla Camera è inoltre previsto un premio di maggioranza pari al 55% dei seggi è una quantità di seggi corrispondente al 55% del totale (340), assegnato alla coalizione che
ottiene il maggior numero di voti. Al Senato si distribuiscono tanti premi di
maggioranza quante sono le Regioni (17 a statuto normale) e questo rende
possibile il pareggio, così come accadde nelle Politiche del 2006. Fatto che provocò molte critiche al Porcellum ma che Prodi, per le divisioni dei partiti, non
riuscì a modificare
• In Valle d’Aosta l’unico senatore viene eletto col sistema maggioritario tradizionale, in
Molise i due senatori sono eletti col proporzionale senza correzione
maggioritaria, in Trentino-Alto Adige, infine, sei senatori sono eletti in
altrettanti collegi uninominali con sistema maggioritario semplice e il settimo
viene eletto in base al recupero regionale dei voti non utilizzati • La scelta di Veltroni e Berlusconi di correre da soli alle politiche del 2008
anticipò gli effetti previsti dal referendum parzialmente abrogativo promosso da
Giovanni Guzzetta e Mario Segni (vedi) • Ha avuto il compito di redigere la bozza per la riforma federalista. Il testo è stato approvato in via preliminare dal consiglio dei ministri l’11 settembre 2008, il titolo è «Schema di disegno di legge per l’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione: delega al Governo in materia di federalismo
fiscale». Si tratta di sette capi che raccolgono ventidue articoli, dall’Ambito di intervento alle Abrogazioni collegate; l’obiettivo dichiarato è assicurare «autonomia di entrata e di spesa di Comuni, Provincie, Città metropolitane e Regioni». La bozza fa distinzione tra diritti fondamentali di cittadinanza (sanità, assistenza e istruzione), per i quali la Costituzione prevede la garanzia di
livelli essenziali, e aspetti che possono esserere lasciati all’autonomia delle Regioni (come il sostegno delle economie locali o la gestione
del trasporto pubblico). Per i primi si tenta il superamento della spesa
storica (quella attuale, che assegna le risorse in base ai numeri degli anni
precedenti) in favore di un finanziamento organizzato sui costi standard, così da uniformare le condizioni finanziarie delle Regioni (la perequazione tra
Regioni ricche e povere dovrebbe essere assicurata con un fondo perequativo
finanziato con la compartecipazione al gettito Iva). Per i secondi, la bozza
suppone che la gestione autonoma permetta all’elettore di valutare l’operato di politici e amministratori locali orientandoli così verso correttezza ed efficienza. L’autonomia impositiva varrà per i trasferimenti di proprietà e la tassa di scopo, in mano ai Comuni; le imposte sugli autoveicoli a
vantaggio delle Provincie; la compartecipazione all’Irpef e al gettito Iva, che entreranno nelle casse delle Regioni. Sono state
identificate sette città metropolitane (Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Napoli) che
godranno di «entrate proprie, anche diverse da quelle assegnate ai Comuni» e della possibilità di «istituire tributi nelle materie rientranti nelle loro funzioni fondamentali». Per Roma in particolare ci saranno «specifiche quote aggiuntive» e il trasferimento di beni appartenenti allo Stato «non più funzionali alle esigenze dell’Amministrazione centrale»
• Le Regioni a statuto speciale concorreranno al conseguimento degli obiettivi di
perequazione e di solidarietà «nei limiti consentiti dai rispettivi Statuti». è poi previsto che esse accedano a «quote del gettito derivante dalle accise sugli oli minerali in proporzione ai
volumi raffinati sul loro territorio». Questo passaggio è controverso, visto che porterebbe miliardi di euro nelle casse della Sicilia
(nel cui territorio è raffinato il 50% degli oli minerali); secondo Tito Boeri e Massimo Bordignon si
va contro il principio di territorialità: «Mentre la logica politica della norma è chiara, quella economica latita, e non trova fondamento giuridico né nel nostro sistema tributario né nello Statuto della Regione Sicilia. L’accisa è una tassa esigibile “all’atto dell’immissione in consumo del prodotto”, è cioè un’imposta alla vendita, non alla produzione. In pratica, lo Stato impone le accise
sulla benzina, i bolognesi e i genovesi le pagano, e i soldi vanno, in tutto o
in parte, ai siciliani». Per assegnare obblighi e obiettivi, decidere della divisione dei tributi tra
Provincie e Comuni, stabilire aliquote di riferimento valide per tutto il
territorio nazionale, intervenire sui governi locali in caso di ritardo e
mancata distribuzione dei fondi, sostituendosi in casi estremi ad essi, sarà istituita una Conferenza permanente, che darà vita a un sistema premiante provvisto di un severo meccanismo sanzionatorio
• Apprezzatissimo anche dal centrosinistra nel ruolo di vicepresidente del Senato:
«Rina Gagliardi, senatrice di Rifondazione, illumina l’altra faccia di Roberto Calderoli. “Quando lavora in Senato e soprattutto quando presiede, da mister Hyde torna ad
essere il dottor Jekyll, il brillante medico protagonista del romanzo di
Stevenson”, dice Gagliardi. “Quando entro in Aula, do un’occhiata per vedere chi presiede, e in cuor mio spero che sia Calderoli”, sostiene Manuela Palermi, dei comunisti italiani. Non è solo perché conosce meglio di chiunque “ogni piega del complicatissimo regolamento” del Senato, non solo perché detta i tempi delle votazioni. Ma anche, e forse soprattutto, perché riesce a mettersi in sintonia con le corde umane dei senatori» (Maria Antonietta Calabrò)
• è stato indagato nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta Antonveneta di cui si è occupata la magistratura lodigiana: «Soldi per la campagna elettorale: almeno 200 mila euro in una busta da Gianpiero
Fiorani a due politici, Aldo Brancher di Forza Italia e il leghista Roberto
Calderoli. Durante un interrogatorio reso davanti al procuratore della
Repubblica di Lodi Giovanni Pescarzoli e al pm Paolo Bergero, l’ex numero uno della Banca Popolare di Lodi avrebbe confermato di aver versato
somme di denaro in favore dei due esponenti del centrodestra» (la Repubblica)
• La crisi del suo matrimonio con la sceneggiatrice Sabina Negri, diventata
intanto una star di Markette (vedi CHIAMBRETTI Piero) occupò molte pagine della stampa rosa (Claudio Sabelli Fioretti: «Era galante? Ti faceva mai dei complimenti? Cara sei la donna più bella del mondo...». La Negri: «Certo. Mi disse una volta: “Sabina hai una bellissima mandibola e una splendida mascella”») • «è in un brutto momento, ministro Calderoli? “Macché. Sono qui a casa che sto dando da mangiare ai miei lupi?”. Lupi? “Sì, lupi, lupi. Ne ho due, in affidamento”. Grossi? “Non ancora, hanno un paio di mesi”. Però cresceranno. E allora... “Ma io sono abituato, so come gestirli. Qui in villa, a Bergamo, ho tenuto per un
anno una tigre”. Una tigre? Cosa ne ha fatto? “Ho dovuto darla via dopo che aveva divorato un cane”» (intervista di Ugo Magri)
• Patito della motocicletta •Non indossa mai i calzini, né d’inverno né d’estate • Nel 1994 scrisse un libro autobiografico intitolato Mutate Mutanda: «Questo lavoro è un sofferto dissezionamento della mia sfera cosciente e del mio iter emozionale
e culturale».