Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
CALABRÒ
Corrado Reggio Calabria 13 gennaio 1935. Giurista. Poeta. Scrittore. Dal 2005
presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Tra i molti richiami, quello nel gennaio
2008 contro i processi nei salotti tv • «Quando il ministro Maurizio Gasparri ne annuncia la nomina lo qualifica subito
come “un grande giurista”. E “di grandissima qualità”. Grandissima, di Corrado Calabrò, è sicuramente la funambolica capacità di essere magistrato amministrativo, grand commis dello Stato, collaboratore
fidato di importanti uomini politici a cominciare da Aldo Moro di cui fu per
cinque anni, erano gli anni Sessanta, capo della segreteria tecnica e
giuridica. Poi ci furono Paolo Emilio Taviani, Vittorino Colombo, Giovanni
Marcora, Filippo Maria Pandolfi, Riccardo Misasi, Giovanni Galloni. Tutti
targati Dc. Ma a compensare pure Antonio Maccanico e Giancarlo Pagliarini. E
fin qui nessuna meraviglia visto che l’uomo è laureato in Legge (con 110 e lode ci tiene a mettere in risalto la biografia
ufficiale), è entrato a far parte del Consiglio di Stato e lì ha svolto gran parte della sua carriera di toga amministrativa a mezzo servizio
con la politica prima di approdare, nel 2001, alla presidenza del Tar del
Lazio. Ma a fermarsi qui di Calabrò non si direbbe un bel nulla. “Mi spiace lasciare il Tar perché dopo l’astrofisica e la poesia è l’attività più appassionante che io conosca” diceva subito dopo la notizia della nomina all’Authority delle comunicazioni. E ci teneva a ricordare subito che lui è sì magistrato (tra gli amici più cari del famoso giudice Corrado Carnevale), ma anche poeta» (Liana Milella).