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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CACCIARI

Massimo Venezia 5 giugno 1944. Filosofo. Politico. Sindaco di Venezia (dal 1993 al 2000 e di nuovo dal 2005). «Non obbedisco a nessuno, neanche al Padreterno»



Ultime Problemi affrontati: il commercio ambulante abusivo, è stato il primo ad applicare il decreto sicurezza per contrastare il fenomeno;
il decoro dei turisti (vietata la vendita di cibi da asporto nelle vicinanze di
San Marco, vietato girare a torso nudo, vietato sdraiarsi); lo scontro con il
Festival del cinema di Roma, spostato all’ultima settimana di ottobre per non danneggiare quello di Venezia; l’opposizione della Lega alla costruzione delle abitazioni per realizzare un campo
Sinti (che ospiti cittadini appartenenti a questa etnia); la crociata anti-minerale in favore del consumo di acqua del rubinetto (compare
sui cartelloni mentre beve un bicchiere d’acqua del rubinetto: slogan «Anch’io bevo l’acqua del sindaco»); lo sciopero dei croupiers («guadagnano il doppio del mio stipendio dopo trent’anni d’insegnamento»); la manutenzione del Palazzo Ducale dopo che un masso di trenta chili ha
colpito un turista a passeggio; il ricambio al vertice della Biennale; le dichiarazioni dell’attrice Fanny Ardant («Per me Renato Curcio è un eroe. Ho sempre considerato il fenomeno delle Brigate rosse molto
coinvolgente e passionale»), alle quali ha risposto: «Io preferisco perdonare. Perché bisogna perdonare quelli che non sanno cosa fanno o dicono. Curcio sapeva
benissimo quello che diceva e faceva, e non lo perdono. Fanny Ardant non lo
sapeva. Si è esposta parlando di un periodo che ignora, di un personaggio che ignora. Sì, insomma, ha fatto pipì fuori dal vaso. Ma il festival è il festival»
• Sul via libera della Commissione di salvaguardia ai cantieri del Mose, malgrado la
contestazione della Commissione europea: «Mi appare semplicemente incomprensibile, perché siamo di fronte a un intervento che con assoluta evidenza modifica
profondamente e permanentemente lo stato dei luoghi, che doveva essere
sottoposto anche a una valutazione di tipo paesaggistico e il cui impatto
ambientale, inspiegabilmente mai valutato secondo le norme nazionali, è già stato denunciato con lettera formale dal direttore generale del Ministero dell’Ambiente»
• Alla fine della Regata Storica (settembre 2007) è stato fotografato mentre otto braccia (due collaboratori e due vigili in alta
uniforme) lo trattengono. Si voleva scagliare contro il secondo classificato
Igor Vignotto (bicipiti larghi come il torace del sindaco), che lo accusava di
favoritismo nei confronti del vincitori: «è sempre stato impulsivo, di quelli che sembrano dire “andiamo fuori e facciamo i conti”. Anche se poi le botte non sanno neppure cosa sono e le prendono» (Cesare De Michelis)
• Il 12 settembre 2008 è stato inaugurato il ponte sul Canal Grande ideato dallo spagnolo Santiago
Calatrava (senza cerimonia a causa delle polemiche per la provvisoria mancanza
di un’ovovia per disabili e i costi lievitati da cinque a undici milioni di euro). Tra
i progetti futuri, accanto «al museo di Tadao Ando alla Punta della Salute (anche Punta della Dogana - ndr) e all’Archivio Vedova progettato da Renzo Piano che dovrebbero essere pronti per il
prossimo anno» si procederà anche «alla realizzazione del Venice Gate all’aeroporto, di Gehry», Venezia «non è una città palladiana ma di dissonanze, perché non è possibile concepire un ordine senza caos. Per questo l’architettura anticlassica di Gehry è consona a Venezia».



Vita Il padre Pietro era un pediatra «molto popolare, molto generoso» (Alberto Sinigaglia), la madre figlia di una famiglia di artisti. Al ginnasio
era il migliore. «I primi libri che mi hanno assolutamente appassionato sono stati due, sottratti
alla biblioteca di casa: Il castello di Kafka e le Novelle per un anno di Luigi Pirandello. Detestavo i libri che mi davano in classe: di favole, di
avventure. Mia madre me li raccontava, io ne facevo il riassunto per la
maestra. Dopo dieci pagine crollavo di noia. Piuttosto, leggevo giornaletti:
Topolino, Tex Willer, L’intrepido. Il castello fu un’esperienza travolgente. Proprio non riuscivo a staccarmi. E alle elementari mi
misi a fare temi in quello stile, suscitando perplessità sul mio stato di salute mentale. Il maestro convocò i genitori e chiese cosa avevo in mente» • «A quattordici, quindici anni cominciai a sentire la piccola vocazione. Comperai all’usato La Volontà di potenza nella traduzione oscena dei Fratelli Bocca, che ho ancora, preziosa perché introvabile. Anche Nietzsche fu, dopo Kafka, un’altra rivelazione». La prima rivista che diresse, con Cesare De Michelis, fu “Angelus novus”, dal celebre titolo di Walter Benjamin: «Era il ’64, avevo vent’anni. Quell’antologia, uscita da Einaudi a cura di Sergio Solmi, fu decisiva per me. Una
delle opere che hanno aperto la testa della nostra generazione. O chiusa, a
seconda dei punti di vista». Toni Negri: «Incredibile vedere un giovane destreggiarsi così con Walter Benjamin quando gli intellettuali dell’epoca non sapevano nemmeno dove stesse di casa». Ancora studente collabora con i professori Carlo Diano (Letteratura e Filosofia
greca), Sergio Bettini (Estetica e Storia dell’Arte), Giuseppe Mazzariol (Letteratura Artistica). Laureato nel 67 con Dino
Formaggio (tesi sulla
Critica del giudizio di Immanuel Kant), di cui diventa assistente. Dal 1970 al 1971 un incarico di Letteratura artistica. Associato di Estetica nell’80 e Ordinario nell’85. Dall’amicizia con Manfredo Tafuri nascono libri dedicati alla teoria dell’architettura (scrive per Casabella e riceve una laurea honoris causa in
Architettura dall’università di Genova) • «Tutti ricordiamo le movimentate esperienze intellettuali e politiche attraverso
cui il giovane Cacciari maturò il proprio inconfondibile stile di pensiero. Interveniva allora con
stupefacente versatilità e incisività in molti campi: in filosofia, arte, letteratura, politica ed economia. Si era
nei turbolenti anni Settanta, e più che alla costruzione di una filosofia Cacciari lavorava a un intrepido
sfondamento dei blocchi compatti delle ortodossie attraverso una
riconsiderazione delle esperienze più intriganti della modernità: la letteratura e le filosofie della crisi primonovecentesche (Musil,
Hofmannsthal, Roth, Kraus, Loos, Spengler, Wittgenstein), la cultura di Weimar
(in particolare Weber e Rathenau), il decisionismo di Schmitt ed Jünger, il pensiero ebraico (Rosenzweig). Un’operazione trasversale che ebbe il merito non solo di provocare scompiglio nell’autocomprensione della sinistra e di sollecitarne un rinnovamento, ma anche di
riscoprire e sdoganare autori, testi e passaggi storico-concettuali dimenticati
od ostracizzati. L’eclettismo delle sue ricerche non gli ha impedito peraltro di tracciare solchi
profondi nel dibattito filosofico e politico. Ha lasciato il segno, per
esempio, la sua individuazione e valorizzazione di quella corrente di “pensiero negativo”, antidialettico e nichilistico, che attraversa il pensiero moderno, e che nella
Distruzione della ragione Lukács aveva rabbiosamente bollato come irrazionalismo. Contro l’anatema marxista, e in parte contro la cultura einaudiana allora dominante in
Italia, in
Krisis (1976) Cacciari riabilitava tale pensiero come espressione di un’intellettualità disincantata e come punta avanzata dell’autocoscienza borghese. E ciò gli consentiva di sfruttare per un’analisi critica del presente alcune intuizioni portanti del nichilismo europeo.
Un altro solco profondo lo ha tracciato con la sua prima produzione adelphiana:
Dallo Steinhof (1980), Icone della Legge (1985), L’Angelo necessario (1986). Termine di confronto è qui la modernità letteraria, filosofica, artistica e musicale, che nella baldanzosa immagine
delle avanguardie appare come la definitiva liquidazione dell’antico e della tradizione. Cacciari invece ha portato alla luce le “erranti radici” del mondo moderno, le sue sfuggenze, i conflitti senza conciliazione, i sentieri interrotti, l’assenza di un nomos condiviso. Di qui l’esigenza di riattivare risorse simboliche ancora praticabili. Come quella del
Politico, riconsiderata nell’importante dittico filosofico-politico adelphiano: Geofilosofia dell’Europa (1994) e L’Arcipelago (1997). Ma soprattutto quella del Sacro e del Religioso. Un’apertura che inizialmente, nel mezzo del dibattito sulla secolarizzazione, lo
poneva decisamente in controtendenza. E spiazzava molti atei di principio. Dell’Inizio (1990) ha costituito la coerente e coraggiosa elaborazione speculativa di quest’apertura: Dio, il Principio, l’Assoluto, nella sua abissale ineffabilità, è qui posto di nuovo al centro della filosofia» (Franco Volpi) • Nei suoi scritti di filosofia «ama molto le maiuscole e le parole fratturate che diano il senso della profondità (tipo “de-cidere”, al posto di “decidere”)», ma «nei suoi interventi politici il sindaco di Venezia abbandona le abissali oscurità e diventa incisivo e caustico. Celebre la risposta a chi gli chiedeva se non
avesse per caso voglia di iscriversi al Psi: “Non ne ho bisogno, sono già ricco di famiglia”» (Pietrangelo Buttafuoco)
• Alla Camera dal 1976 al 1983. Breve esperienza di parlamentare europeo tra il
1999 e il 2000. Nel 2007 il Manifesto ne elencò tutti gli strappi politici: 1. Dopo essere stato deputato del Pci dal 1976 al
1983, Cacciari lascia il partito per contrasti sulla linea politica; 2.
Divenuto sindaco di Venezia nella prima ondata di quella che sarà ricordata come la «stagione dei sindaci», fonda, con Francesco Rutelli, Antonio Bassolino, Valentino Castellani e altri,
“Centocittà”, movimento che vuole dare voce alla realtà amministrativa dei comuni; 3. Convinto che nel Nord Est il centrosinistra non
abbia né numeri, né idee per contrastare il centrodestra, crea un movimento territoriale che lo
porterà poi a candidarsi a presidente della Regione Veneto, ma sarà sconfitto da Giancarlo Galan; 4. Nel 2004 fonda a Milano il Centro di
formazione politica, scuola quadri della Margherita, per il Partito
democratico. Alle lezioni prendono parte anche molti docenti non strettamenti
legati al centrosinistra tradizionale; 5. Nel 2005 per la terza volta corre
come sindaco nelle liste della Margherita, presentando il suo nome poche ore
prima che scadano i termini. è in disaccordo con la candidatura sostenuta da Pds, Verdi e Rifondazione, quella
di Felice Casson, magistrato in servizio a Venezia. Vinse al ballottaggio (18
aprile 2005), benché al primo turno fosse stato distanziato da Casson di ben 14 punti (37,68 a
23,22), decisivi i voti di centrodestra
• Preside dal settembre 2002 a metà 2005 della neonata facoltà di Filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, voluta da Don Verzè. Dal 2003 sponsor della sua cattedra di Estetica è la Fondazione Prada (100.000 euro all’anno per tre anni) • «Single irriducibile» (Corriere della Sera), alle voci di una sua storia con Veronica Berlusconi
(diffuse da battute pubbliche del marito) replicò così: «Veronica non la conosco. Sua figlia Barbara è una mia brillante allieva» • Rapporti difficili con il fratello Paolo: «Non condivido assolutamente nulla di quello che mio fratello dice e che fa da
trenta anni». [abd]


Frasi «è prima dei 26 anni che bisogna dare il massimo, da giovani si hanno le più alte potenzialità cerebrali, poi si diventa progressivamente coglioni» • «Dei progetti a sigle non me ne frega niente. Ds più Democratici meno Mastella più Cossiga meno Dini... non me ne importa nulla. Mi interessa il progetto. Dopo di
che, mi metto a fare il partito anche con il diavolo» • «In filosofia chiedere scusa è facile, perchè per natura il filosofo si nutre di dubbi» • «Chi abbia letto una sola tragedia greca, una sola invettiva dantesca, un verso
della Ginestra, saprà ascoltare, saprà riconoscere i propri limiti e il valore altrui, ma passivamente obbedire mai» • «La Luce rivela che l’uomo è straniero a se stesso. E poichè non si conosce, compie atti che non doveva compiere - il primo, che tutti
comprende: nasce e non avrebbe dovuto» • «Se Venezia fosse ancora austriaca, oggi avrebbe le auto in piazza San Marco».



Vizi «Io non sono mai andato dal barbiere. Mi taglio i capelli, mi faccio la barba da
solo».



Tifo Milanista sfegatato.