MARIA ELENA VINCENZI , la Repubblica 6/7/2011, 6 luglio 2011
‘NDRANGHETA, SEQUESTRATO IL BAR DEI MINISTRI - ROMA
Proprio di fronte al palazzo che ospita la presidenza del Consiglio dei Ministri. La ‘ndrangheta arriva dritta al cuore di Roma. Ancora una volta. Sono stati sequestrati ieri dagli agenti del centro operativo della Dia, su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, beni riconducibili alla ‘ndrina dei Gallico di Palmi, provincia di Reggio Calabria, in particolare a due affiliati Nicola Defina e Domenico Greco (quest´ultimo, ufficialmente nullafacente, era in compagnia del boss Alfonso Gallico quando, nel 1978, fu ucciso in un agguato). L´Antico Caffè Chigi, di piazza Colonna, ma anche altre 18 aziende, con sedi in zone lussuose della capitale: un bottino da 20 milioni di euro. Tra auto di grossa cilindrata, immobili che nemmeno a Hollywood (una villa sequestrata a Formello, quartiere residenziale alle porte di Roma, ha 29 stanze da letto), yacht, società, prima fra tutte l´Adonis srl, con sede nel quartiere Coppedé, che avrebbe «effettuato operazioni finanziarie ed acquisti per svariati milioni di euro, a fronte dei modesti redditi dichiarati». Poi, ancora, svariate attività commerciali (anche un centro estetico) e decine e decine di conti correnti in altrettanti istituti di credito: insomma un´ulteriore conferma che la criminalità organizzata, e quella calabrese in particolare, sceglie la Capitale per "pulire" i suoi soldi. E lo fa nel cuore della città, nelle zone più chic.
È storia di due anni fa, era il 22 luglio del 2009, il sequestro da parte dei carabinieri del Ros del Café de Paris, riconducibile al clan Alvaro di Sinopoli (anche questa in provincia di Reggio Calabria), storico locale della Dolce Vita nella centralissima via Veneto. I sigilli sono poi stati chiesti, per quello stesso locale, ancora una volta meno di un mese fa, il 14 giugno, dalla procura di Reggio Calabria, ma il locale era già sotto sequestro preventivo. Una lista lunga che negli ultimi anni è cresciuta in fretta.
E, ora, di nuovo. Alla base del provvedimento di sequestro, gli accertamenti della Dia che hanno messo in luce «i sofisticati sistemi finanziari mediante i quali veniva gestito l´ingente patrimonio» che, solo per i conti fatti ieri, ammonta, appunto a 20 milioni di euro. Un vero business.