Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BUZZANCA
Lando (Gerlando) Palermo 25 agosto 1935. Attore. «Pochi anni fa ero a Rio de Janeiro, una ragazza mi ha visto e ha urlato “Lando Buzzanca o macho italiano!”» • A Roma dall’età di 16 anni, per campare fece il cameriere, lo scaricatore di mobili, la
comparsa. Lanciato da Pietro Germi in Divorzio all’italiana (1962), poi grande protagonista della commedia all’italiana, ebbe spesso la parte del maschio italiano seduttore/stallone (Il magnifico cornuto, Il merlo maschio): «Grazie a quei film mi sono comprato la villa al mare. E, comunque, anche in
quelle parti c’erano risvolti meno banali di quello che si pensa. Le femministe mi odiavano, ma
emergeva un uomo debole, succube delle donne» • «Aveva inventato una frase sgrammaticata che ripeteva a non finire nei suoi
varietà al fianco di Delia Scala. Quel “mi vien che ridere” che divenne tormentone negli anni Settanta e che era, ed è ancora oggi, un po’ il suo stato d’animo nei confronti dell’esistenza» (Claudia Carucci) • «A un certo punto cominciò a rifiutare le parti più imbarazzanti: “Mi proposero Adamo ed Eva, io e la Fenech dovevamo stare sulla scena nudi con
una foglia di fico davanti: era davvero troppo, dissi di no”. Queste rinunce, però, ebbero un prezzo e Buzzanca scomparve» (Francesco Olivo) • Nel 2007 ha interpretato il principe Giacomo ne I viceré di Roberto Faenza: «Per me è una svolta. Avevo cercato di svoltare tantissime volte senza riuscirci, ho 72
anni, ho fatto giusto in tempo...» • Negli anni ha avuto problemi per le sue convinzioni politiche, apertamente di
destra: «Buzzanca è sempre stato uomo di destra, amico degli Almirante, schierato quando schierarsi
era rischioso. Ma innanzitutto è un grande artista, cui Pietro Germi aveva dato dignità di maschera anche se le pagine degli spettacoli l’hanno sempre considerato un caratterista. Carmelo Bene, che aveva fatto l’accademia con lui, ne parlava con ammirazione» (Pietrangelo Buttafuoco)
• Alla vigilia delle politiche 2006, sorprese tutti dichiarando che, mentre
avrebbe sostenuto come sempre An alla Camera, avrebbe votato Ds al Senato per
far passare il suo amico Gianni Borgna, «persona splendida» (poi non eletto). Su questo fu attaccato da Luca Barbareschi, altro attore di
destra: «Che pena quelli che ti devono dire Walter Veltroni è bravo, Enrico Gasbarra pure, e che Fini gli piace, e però anche un sorriso a Francesco Rutelli, un saluto a Fausto Bertinotti e Emma
Bonino. Patetici»
• Ha ribadito questa libertà mentale dichiarando, il 23 giugno 2007, che se si fosse rivotato per il
sindaco, si sarebbe espresso per Veltroni: «Resto uomo di destra, ma a Roma voto Veltroni: un intellettuale di statura
europea» (ad Aldo Cazzullo). Non ha esitato però, poche settimane dopo, ad attaccare la direzione della Festa del Cinema, rea di
non aver invitato I viceré: «Goffredo Bettini ha commesso un grave errore di valutazione. Ha privato la Festa
di una straordinaria, irripetibile occasione di confronto sull’eterno trasformismo della politica. Avrebbe capovolto le sorti della Fe
sta da così a così» (a Paolo Conti). La Festa replicò: «Da settimane registriamo dichiarazioni degli autori e protagonisti de I Viceré che lamentano censure politiche per motivare la non selezione della loro opera
alla Festa. Abbiamo fin qui evitato repliche ma ora va precisato che il film
non è stato selezionato esclusivamente per ragioni artistiche» (4 novembre 2007) • Da ultimo: Pietro di Bernardone, padre di san Francesco, nel film tv della Lux
Vide Chiara e Francesco. Il don Ippolito della fiction Rai La baronessa di Carini (la parte che nel 1975 era stata di Paolo Stoppa). Il film tv Mio figlio, un commissario di polizia che scopre d’avere un figlio omosessuale. [aax]