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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BUSCAROLI

Piero Imola (Bologna) 1930. Musicologo. Dopo il liceo studiò organo con Ireneo Fuser e si laureò in Storia del diritto italiano. Nel 1955, Leo Longanesi lo chiamò al Borghese, dove si occupò di «musica e guerre». Dopo aver lasciato il giornalismo politico, insegnò nei Conservatori di Torino, Venezia e Bologna e si occupò di critica musicale per Il Giornale di Indro Montanelli. Tra i suoi libri: La stanza della musica (1976), Bach (1985), Paesaggio con rovine (1989), La morte di Mozart (1996) e, da ultimo, un monumentale Beethoven edito da Rizzoli nel 2004. Leggendaria asprezza di carattere • «È un genio. I suoi molti libri procurano imparzialmente diletto e insegnamento a
destra come a sinistra. Il suo comportamento (per es., la sua campagna contro
le recchie, o arrusi, fece perdere molti voti al partito nel quale militava
alle elezioni europee) procura oggettivo vantaggio alla sinistra. Odia gli
amici» (Pietrangelo Buttafuoco) • «Si compiace di sottolineare il suo essere un “bastian contrario”, un “solitario”, un controcorrente. Ciò È fondamentalmente vero, anche se certe cose vanno dette una volta sola. Ma si può e si deve capirlo. Colui ch’È diventato il più venduto, essendo il meno ruffiano, tra gli scrittori italiani di cose musicali,
colui ch’era vietato persino citare e adesso È titolare di pareri storici autorevoli e imprescindibili, È davvero un caso a sé. Il primo dei suoi monumentali volumi, il
Bach, venne pubblicato dalla Mondadori quasi controvoglia, venne ignorato dalla
critica giornalistica e da quella specializzata, e il successo d’un volume di 1.500 pagine esplose in mano all’editore che non sapeva come accettarlo. La formula del libro era inedita, nella
mescolanza di biografia rigorosissima e critica che s’inseguivano e chiarivano reciprocamente, mentre possenti squarci si riaprivano
sul passato o anticipavano il futuro della narrazione. L’Autore godeva fama di reazionario: si sarebbe dunque aspettata l’immagine di un Bach più che mai inteso alla metafisica e attratto dalla liturgia in contrasto col “mondo”. Ne esce una personalità demonica dominata da una volontà di potenza quale pochi artisti possedettero. Buscaroli non È un “musicologo” professionista. È un vero storico, possiede quindi profondità e ampiezza di visione che all’altro manca quasi sempre; e ha una cultura generale, una conoscenza del mondo
classico, una preparazione specialistica sull’arte figurativa e l’iconologia che pochi possono vantare. Eppure non lavora costruendo il “grande affresco”, metodo che ti rende inevitabile il grande, talora il fatale, errore. Con
pazienza rabbiosa rilegge le sterminate fonti» (Paolo Isotta).
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