Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BUGNO Gianni Brugg (Svizzera) 14 febbraio 1964. Ex ciclista. Vinse due campionati del mondo (1991 e 1992, terzo nel 1990), un Giro d’Italia (1990), una Milano-Sanremo (1990), una coppa del Mondo (1990), 2° al Tour de France 1991, 3° a quello del 1992, entrambi vinti da Miguel Indurain
BUGNO Gianni Brugg (Svizzera) 14 febbraio 1964. Ex ciclista. Vinse due campionati del mondo (1991 e 1992, terzo nel 1990), un Giro d’Italia (1990), una Milano-Sanremo (1990), una coppa del Mondo (1990), 2° al Tour de France 1991, 3° a quello del 1992, entrambi vinti da Miguel Indurain. «Chi sono io? Uno che ha stravolto la normalità del ciclismo: quando mi aspettavano non c’ero, ci sono stato quando non mi aspettava nessuno. Lo sapete, il primo a non capirmi sono io» • «Indecifrabile, ma che talento: bastava guardarlo in bicicletta, in quella naturale postura di armonia e potenza, per capire che Bugno levitava in una dimensione tutta sua. Nelle volate gli avversari sbandavano, lui senza apparente fatica scivolava leggero oltre il traguardo. I suoi genitori, veneti di Cavaso del Tomba, si erano trasferiti a Brugg per realizzare il sogno di chi parte con la valigia di cartone: lavorar sodo e tornare con un bel gruzzolo. Ma Bugno — prima che la famiglia si ricongiunga a Monza — cresce coi nonni. Gianni, bambino silenzioso, ne risente. Così a 15 anni è uno strano impasto di saggezza e insicurezza: un adolescente vecchio. Col padre, pur volendogli bene, fatica a parlare. Una mattina il padre gli dice: “Vai fuori anche oggi, non vedi che tempaccio?”. Gianni risponde: “Tu vai a lavorare in lavanderia? Bene, anch’io vado a lavorare. In strada”. Ciao, ciao. Al liceo, agli amici, alle feste, alle ragazze, all’adolescenza che corre più in fretta del gruppo. Scivolando sui pedali, Bugno passa davanti agli altri ragazzi diventando professionista nell’Atala di Franco Cribiori. è il 1986 e Bugno è già Bugno. La vera svolta arriva nel 1990, quando va con Gianluigi Stanga alla Château d’Oex e poi alla Gatorade. Padre burbero e benefico — forse fin troppo —, Stanga coglie l’umbratile talento di Gianni portandolo, in tre anni, ai trionfi del Giro d’Italia e dei Mondiali» (Dario Ceccarelli). [aag]