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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BUFFON

Gianluigi Carrara (Massa Carrara) 28 gennaio 1978. Calciatore (portiere). Lanciato dal
Parma, squadra con cui nel 99 vinse la coppa Uefa, dal 2001 gioca nella
Juventus. Quattro scudetti (2002, 2003, 2005, 2006, gli ultimi due revocati
causa lo scandalo che vide protagonista Luciano Moggi) e un campionato di B
(2007). Con la Nazionale ha vinto i Mondiali del 2006, nello stesso anno è finito al secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro, preceduto da Fabio Cannavaro (9° nel 2003, 17° nel 2004, 19° nel 2005 e 2007, nomination anche nel 1999 e 2001). «In questi ultimi decenni, l’Italia ha giocato una finale mondiale ogni dodici anni. Beh, io conto di esserci
ancora nel 2018».
[aab]


Vita Famiglia di sportivi. I genitori furono campioni dell’atletica: la madre, Maria Stella Masocco (Treschietto, Massa Carrara, 1948), fu
campionessa italiana di lancio del peso e del disco, stabilendo nello stesso
giorno (14 maggio 1972) il record italiano in entrambe le specialità (15,43 e 57,54); il padre Adriano (Latisana, Udine, 1945) fu medaglia di bronzo
nel lancio del peso agli Europei di Varsavia del 1964. Le sorelle Guendalina
(Carrara 14 maggio 1973) e Veronica (Carrara 1975), pallavoliste, hanno giocato
sia in A1 che in Nazionale. La famiglia ha uno stabilimento balneare a
Poveromo, tra Marina di Massa e Forte dei Marmi (“La Romanina”)
• «Fin da quando mi divertivo in pineta con i miei amici, a 6 anni, sapevo che il
mio sport sarebbe stato il calcio. Proprio a quell’età i miei genitori mi hanno iscritto alla scuola calcio Canaletto, di La Spezia.
Mi ricordo l’allenatore, Libero Salvetti, e tanti bambini che volevano solo entrare nel
calcio, come me. Poi quando sono stato in età da Pulcini sono andato a giocare nel Perticata, squadra di Carrara. Ho un bel
ricordo degli allenatori e di molti compagni. Fra l’altro non avevo nemmeno un ruolo definito, anche se già all’epoca mi entusiasmavano i portieri. Spesso giocavo a centrocampo, non me la
cavavo male»
• «Da centrocampista giocai la mia prima partita a San Siro, a 10 anni, una sfida
fra i migliori bambini della Toscana e quelli del Veneto. Un’emozione incredibile, giocammo prima di Inter-Verona, nella stagione dello
scudetto interista 1988-89» • «Il mito assoluto però per me era Thomas N’Kono, il grande portiere del Camerun. Il mondo lo aveva conosciuto ai Mondiali
del 1982, ma io ero troppo piccolo per ricordarmene, e mi innamorai di lui
durante Italia ’90, quando con la sua Nazionale batté l’Argentina campione del mondo in carica nella partita iniziale e poi arrivò nei quarti di finale, dove venne eliminata dall’Inghilterra, grazie anche a due generosi calci di rigore concessi agli inglesi.
Mi ricordo che quella sera piansi»
• «Proprio dopo quei Mondiali passai al Bonascola, avevo 12 anni, e scelsi il ruolo
in maniera definitiva. Un po’ per la passione per N’Kono, un po’ per il cognome, e molto perché mi entusiasmava stare in porta. Tutti conoscevano Lorenzo Buffon, il grande
portiere di Inter e Milan, ma il paragone non mi è mai pesato, anche se le persone, soprattutto all’inizio, sentendo il mio cognome, facevano la faccia di chi è di fronte a un predestinato. O peggio, a un raccomandato. In realtà siamo parenti davvero alla lontana»
• «Per un certo periodo il Milan fu la società più vicina a me, e non nego di aver pensato diverse volte a come sarebbe stato il
mio arrivo a Milanello, visto che si era nel pieno dell’era dei tre olandesi e dei tanti altri campioni. Ma poi insieme alla mia
famiglia scelsi il Parma, che era la squadra più vicina a casa. Ci andai da solo, nell’estate 1991: avevo 13 anni, ma i miei genitori si fidavano di me, anche perché è nella tradizione di famiglia il viaggiare per motivi sportivi: le mie sorelle
ne sanno qualcosa»
• «Appena arrivato a Parma non mi montai la testa, ma onestamente pensai che se ero
arrivato lì almeno in serie C, da grande, avrei dovuto farcela ad arrivare. E sarei stato
già contento così, giuro». [aac]


Nel 1995, a 17 anni e qualche mese, era già nella rosa della prima squadra: «Fin da subito Nevio Scala dimostrò di avere fiducia in me. Durante l’estate mi fece giocare gli ultimi minuti di un’amichevole che stavamo vincendo per quattro a zero, e ne feci di tutti i colori.
In negativo. Ma Scala continuò a credere in me, pur considerandomi per quello che ero, cioè un ragazzo promettente: cercò di farmi da tutore, anche fuori dal campo, ma anche i dirigenti del Parma
fecero la loro parte per non farmi subire troppo l’approccio con il professionismo. Torniamo a quella stagione 1995-96. In coppa
Uefa, contro l’Halmstadt, si fece male Luca Bucci, Giovanni Galli era andato alla Lucchese, e
Scala mi fece entrare. Finì 0 a 0, avevo 17 anni e avevo giocato in Europa prima che in serie A!»
• Debuttò in serie A il 19 novembre 1995 contro il Milan (0-0): «Entrando in campo mi sembrò di avere sempre giocato in serie A, ma non era una sensazione da spaccone, era
solo che mi sentivo al mio posto». Gianni Mura: «L’ho visto esordire contro il Milan parando anche le mosche e ho scritto che era
destinato a diventare un grandissimo» • Divenuto titolare l’anno seguente, con Carlo Ancelotti, venne chiamato in Nazionale da Cesare
Maldini che lo fece esordire contro la Russia (29 ottobre 1997, andata dello
spareggio per la qualificazione ai Mondiali di Francia del 1998, 1-1): «Un freddo cane. Lì sì emozionantissimo, altro che San Siro contro il Milan. A pochi secondi dalla mia
entrata in campo feci una parata difficile e mi sbloccai» • Spesso al centro di polemiche e scandali. Nel 1996, volendosi iscrivere alla
facoltà di Giurisprudenza di Parma e non avendo il diploma di scuola superiore (era
stato bocciato in terza e aveva inutilmente frequentato poi un istituto
privato), presentò in facoltà un diploma rilasciato da una scuola romana che, a un controllo, risultò falso. Spiegò di averlo comprato, che s’era trattato di un’ingenuità e pregò di essere perdonato; il 26 settembre 1999, al termine di Parma-Lazio (1-2),
esibì una maglietta con la scritta “Boia chi molla”, lasciandola ben visibile anche durante le interviste televisive. Fu multato
per questo di 5 milioni, e alle accuse dei giornali rispose dicendo di non
saper nulla della storia di quella frase (lo slogan “Boia chi molla” era stato inventato dal missino Ciccio Franco durante la rivolta scoppiata a
Reggio Calabria il 5 luglio 1970); per la stagione 2000-2001 comunicò alla stampa di aver scelto come numero di maglia l’88, suscitando vibrate proteste delle comunità ebraiche italiane: in epoca nazista l’88 era un modo abbreviato per significare “Heil Hitler” (l’h è l’ottava lettera dell’alfabeto). Buffon disse stupito che per lui voleva dire “Quattro palle”; nel 2007 Claudio Gandolfi, operaio edile vittima di un infortunio sul lavoro
(caduta da un ponteggio), promosse una petizione in rete per chiedere la
sospensione del messaggio promozionale del nuovo Fiorino Fiat Professional: «Il numero uno campione del mondo, sorridente, si arrampica su impervie
impalcature o esegue acrobatici ritiri di pacchi direttamente sul pianerottolo
di un palazzo. E al suo fianco c’è sempre il nuovo veicolo commerciale. “Arriva dove gli altri non arrivano” recita uno dei refrain della pubblicità. In Italia, però, nessuno ha più voglia di scherzare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro» (Corriere della Sera)
• Ha recitato ne L’allenatore nel pallone 2 (2008): «Il primo film con Lino Banfi in versione Oronzo Canà è sempre stato un cult, quando mi hanno chiamato ho accettato subito. Sono il
pubblico ministero, Totti il difensore, Del Piero il giudice» • Fa beneficenza. Ha fatto il servizio civile in una comunità per tossicodipendenti, ha passato un’estate in Africa per aiutare la popolazione locale nella costruzione di un pozzo
• Molti flirt. Ha messo la testa a posto per la modella ceca Alena Seredova,
conosciuta nel 2003 al Pineta di Milano Marittima per la festa dei 30 anni di
Christian Vieri. Cattolicissimo, l’ha convinta a seguire dei corsi di catechismo per battezzarla e poterla poi
sposare in chiesa. Un figlio, Louis Thomas (come il suo idolo N’Kono), nato il 28 dicembre 2007. [aad]


Frasi «Sono una persona allegra. E non lo sono per i miliardi che guadagno, ero così a 13 anni nella Carrarese» • «A me piace andare in sala stampa dopo la gara e ammettere gli sbagli. Non capivo
perché tutti i tecnici me lo sconsigliassero. Invece avevano ragione loro. Tra due
mesi, stai sicuro, salterà fuori uno a ricordarti lo sbaglio e a sottolinearlo» • «Mentre aspetto che l’azione si avvicini alla mia area, mi capita spesso di fantasticare. Succede pure
nelle sfide più importanti. Butto l’occhio su un cartellone e inizio a pensare alla pubblicità, ai colori. La testa lavora» • «Con quello che ho vinto, dal Mondiale in giù, e con lo scudetto che forse conquisterò con la Juve quando tornerà a vincere, mi ritaglierò un posto in una biblioteca calcistica dove non c’è una folla».



Critica «è il Maradona dei portieri» (Arrigo Sacchi) • «Quando c’è lui in porta, nella Juventus o nella Nazionale, niente è impossibile» (Edmondo Berselli) • Stefano Tacconi, portiere della Juve che tra il 1984 e il 1990 vinse tutte le
coppe: «è un portiere molto bravo che si confronta con il nulla. Nel mondo c’è lui. Il resto è mediocre. Negli anni Ottanta ce n’erano venti come lui e la metà in Italia» • «Se prende gol per colpa di un compagno, non lo rimprovera, anzi cerca di tirarlo
su. Solo i grandi giocatori hanno questa sensibilità» (Enzo Bearzot). [aae]


Vizi Scommettitore accanito (voci che abbia perso in questo modo due milioni di
euro), nella primavera 2006 la magistratura indagò su alcune sue presunte puntate su match della Juve: per alcuni giorni sembrò addirittura in pericolo la sua partecipazione al Mondiale, nel dicembre 2006 l’inchiesta fu archiviata dal procuratore federale Stefano Palazzi • «C’è una piccola casa di fianco alla nostra villetta, lui si chiude lì dentro, nessuno lo può disturbare, e sapete che cosa fa? Si mette a cantare i cori degli ultrà! Una volta l’ho spiato dalla finestra, mi sembrava impazzito. Saltava come un bambino,
rideva... Gli ho detto: “Guarda che tu sei un giocatore, mica un tifoso”. Mi ha risposto che l’anima non gliela cambierà nessuno, e ha ripreso a cantare come fanno i Boys. Ogni volta che torna a casa
la scena si ripete» (la sorella Veronica)
• «è un po’ permaloso, se la prende facilmente per le piccole cose» (Alena Seredova) • «D’inverno faccio sempre il fioretto e cerco di fumare solo la domenica dopo la
partita. D’estate qualcosa in più» • Patito del tennis (soprattutto Roger Federer) • Mania dei cerchietti.



Politica è di destra. Alla vigilia delle elezioni 2006 Filippo Nassetti scrisse sul Foglio
che stava tra An e Alessandra Mussolini («con Gianfranco Fini in vantaggio»).