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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BREGANTINI

Giancarlo Maria Denno (Trento) 28 settembre 1948. Arcivescovo metropolita di Campobasso • Passato da operaio (alla Montedison di Porto Marghera, in fonderia a Verona),
per tredici anni vescovo di Locri-Gerace (1994-2007), «ha sfidato la ’ndrangheta in una zona dove nulla si muove senza il consenso delle cosche» (Carlo Macrì), per questo grandi polemiche quando fu trasferito • «Per prima cosa fece diffondere in tutte le parrocchie i nomi di tutte le 263
persone che erano state ammazzate negli ultimi dieci anni. Poi distribuì un durissimo libro di preghiere di “sfida alla mafia”. Poi prese a battere a tappeto tutti i paesi e le contrade martellando
(soprattutto in luoghi come Motticella: poche centinaia di abitanti e una
cinquantina di morti per una faida) contro “l’idea aberrante di un destino ineluttabile per cui in Calabria tutto è sempre stato e tutto sempre sarà così”. Quindi, appoggiandosi anche a collaboratori entusiasti quali Piero Schirripa,
un medico “profugo del marxismo”, cercò di spiegare alla gente di Platì, il paese incattivito da troppi tradimenti dello Stato fin dalla feroce
conquista dei bersaglieri, il paese dei 68 sequestri in cui la mamma di Cesare
Casella si era incatenata in piazza chiedendo la liberazione del figlio rapito,
il paese in cui il nuovo parroco don Alessandro Di Tullio aveva trovato “registri parrocchiali dove non venivano annotati i morti da cinque anni e i
battesimi da sette”, che c’erano alternative ai posti di lavoro offerti dai boss. E aiutò i giovani del posto a fondare la Cooperativa Valle del Buonamico che nel giro
di pochi anni, vincendo pure l’ottusità idiota di uffici pubblici capaci di chiedere 24 passaggi burocratici e
intralciare la concessione al vescovo del certificato antimafia, fece capire
per la prima volta alla gente che si poteva vivere, dignitosamente, anche
coltivando fragole, mirtilli e lamponi. Non c’è stato giorno, per anni, in cui monsignor Bregantini non abbia picchiato duro
sulla mafia e la cultura mafiosa. Fino a suggerire “se necessario la militarizzazione della zona” perché “chi fa il male deve essere umiliato nel suo falso ‘onore’ perché ritrovi la forza di cambiare”» (Gian Antonio Stella).