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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BRASS Tinto (Giovanni) Milano 26 marzo 1933. Regista. «Sono un Ass Man. D’altronde era già tutto scritto nel mio cognome» • Veneziano adottivo, vanta un passato da cinefilo stretto

BRASS Tinto (Giovanni) Milano 26 marzo 1933. Regista. «Sono un Ass Man. D’altronde era già tutto scritto nel mio cognome» • Veneziano adottivo, vanta un passato da cinefilo stretto. Prima di passare al filone sexy, fu aiuto regista di Roberto Rossellini e del celebre documentarista Joris Ivens. Debutto con Chi lavora è perduto (1963), film anarchico lagunare riproposto da Nanni Moretti al Festival di Torino 2007 («Quando mi ha telefonato gli ho chiesto: sei Moretti o Fiorello?»), diresse la coppia Alberto Sordi-Monica Vitti nel Disco volante (1964) e lavorò con Dino De Laurentiis per commedie come La mia signora (1964) con la coppia Silvana Mangano-Sordi. Fu anche regista di fiducia della coppia Redgrave-Franco Nero, in Dropout (1970) e La vacanza (1971). Primo film scandalo Salon Kitty (1975) che lanciò il filone nazi-erotico. Seguì La chiave (1983), ispirato al libro di Tanizaki, con Stefania Sandrelli in un ruolo sexy che fino a quel momento nessuno aveva pensato di offrirle (su questo vedi anche BRANCIAROLI Franco). Portò al successo Serena Grandi in Miranda (1985, ispirato alla Locandiera di Carlo Goldoni), Francesca Dellera in Capriccio (1987), Deborah Caprioglio in Paprika (1991), Claudia Koll in Così fan tutte (1992) ecc. «La mia tesi: il cinema per metà è nato in salotto ma per l’altra metà in una casa di tolleranza» • «Lavorando al casellario della Mostra di Venezia, avevo conosciuto una collaboratrice di Henry Langlois, il fondatore della cineteca. Sono andato a trovarla nel 1957. Mi hanno preso per uno stage e ci sono rimasto tre anni. Mi occupavo anche delle proiezioni nelle scuole, vedevo fino a sei film al giorno. Quando è arrivato Roberto Rossellini ho collaborato al montaggio del suo documentario sull’India. Un periodo favoloso, si respirava l’amore per il cinema e ho scoperto la passione per il montaggio. Nel 1960 sono tornato in Italia come aiuto di Rossellini per Il generale Della Rovere. Mi piaceva, ma mi mancava il contatto fisico con la pellicola. Ho cominciato a fare il regista proprio per avere il materiale da montare in moviola. Io lavoro in moviola ancora oggi, ignoro l’Avid, il montaggio elettronico» • «Non mi invitano ai festival? Pazienza, avere dieci film alla Cinémathèque Française è come avere un festival tutto per me, è come per un pittore esporre al Louvre» • «Per i francesi è un’antica tradizione quella di celebrare personaggi ignorati nel loro paese, da Rossellini in poi lo hanno sempre fatto. Anzi, sono più bravi nel celebrare che nel fare. Ed è vero che in Francia il sesso è considerato un grande spettacolo e mi riconoscono qualità di autore» • «Oggi la creatività, in tutti i sensi, viene dalle donne, personalmente non leggo più libri scritti da uomini. Nel campo dell’erotismo le donne possono scatenarsi finalmente in cose fino a poco fa a loro proibite. E poi le donne sono più porche degli uomini. Però mi fa ridere la mania di parlare di sesso estremo e lanciare i film con slogan sul “sesso vero”. Che importanza ha? Come se si lanciassero i western dicendo che le pistole sparano sul serio e ci sono veri morti. è solo promozione, il tentativo di uscire da un mercato di nicchia» • «Detesto quando l’eros è combinato a thanatos, vedi il cinema di Kubrick. Macabro, colpevolizzante. Non è più proibito mangiare la mela, la mela è marcia. E quando sento parlare di sublimazione, farei come Goebbels, metterei la mano alla pistola» • «La pornografia può dare ad un uomo un’erezione e a una donna una lubrificazione, ma tutto finisce lì. Un film erotico ti dà un’emozione che ciascuno elabora, qualcosa che rimane. Per questo è più pericolosa, e non a caso la censura è molto più rigida con l’erotismo che con la pornografia. E purtroppo la televisione, con la sua spinta al consumo immediato, diseduca la gente alle emozioni» • «Io non sono ossessionato dal sedere, ma da come lo riprendo col cinema, della cui mediazione ho un bisogno erotico. L’hanno capito i critici francesi che sono il più erotomane dei cineasti e il più cineasta degli erotomani» • «Ho seguito la lezione che ci ha dato Courbet col suo famoso quadro, L’origine del mondo» • «Ha scritto un giornalista russo: “Brass sta al cinema come Boccaccio alla letteratura”» (Claudio Lazzaro). [zg] Nel 2007 ha pubblicato L’elogio del culo (Pironti): «Sul piano etico il culo è più onesto della faccia, non inganna, non è maschera ipocrita. Il mio libro comincia con un sillogismo aristotelico. Tesi, il culo è lo specchio dell’anima, antitesi ognuno è il culo che ha, sintesi, mostrami il culo e ti dirò chi sei» • «Mi sono proposto come culologo alla televisione, invece della mano avrei letto i culi. Hanno rifiutato. Eppure stiamo parlando della sintesi conica del linguaggio del desiderio. I bei culi sono ipnotici. Una volta ne ho seguito uno da Milano fino a Mosca» • Sua disperazione per la morte della moglie Carla Cipriani (3 marzo 1930-9 agosto 2006, figlia del padrone dell’Harry’s bar). Erano sposati da mezzo secolo: «La chiamavo Tinta. Era la mia anima gemella, il motore del mio lavoro, il parafulmine della mia esistenza, mi proteggeva da tanti casini, era il crogiolo delle mie certezze, il cancellino dei miei dubbi, il fiammifero della mia lussuria. Per 50 anni mi sono addormentato felice, con le mani nelle sue chiappe. Sogni d’oro e potenti erezioni. Mai avuto bisogno di Viagra con lei. Un culo da vertigine» • «Una volta a Napoli, in una manifestazione a favore della riapertura dei bordelli, Elvira Banotti mi rovesciò in testa un cesto di ghiande. è il cibo dei maiali... Mi piacciono i maiali, sanno fare bene l’amore» • «Pier Paolo Pasolini diceva: sono tempi bui, chi si scandalizza ha bisogno di terapia psichica o culturale. La sua frase è sempre valida» • Nel 2008 ha girato il film Ziva. L’isola che non c’è, protagonista la debuttante Caterina Marzi, avvocato e psicologo. «L’incontro con Brass avviene nel ruolo di avvocato (“Seguivo una trattativa per una società di produzione”) che poi diventa quello di consulente per la sceneggiatura (“Ma intendiamoci: è del tutto originale e l’ha scritta lui. Io mi sono limitata a consigliarlo sugli aspetti psicologici”), poi di musa ispiratrice com’era la scomparsa moglie del maestro, Carla Cipriani, alias la “Tinta” (“Sì, credo di aver preso il suo posto ma, sia chiaro, solo dal punto di vista professionale”) e infine quello di attrice» (Alberto Mattioli). Nel giugno 2008, Brass ha fatto sapere che intende sposarla: «Un uomo come me non resta solo a lungo».