Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BRACHETTI
Arturo Torino 13 ottobre 1957. Attore. «Fin da bambino non riuscivo a mostrarmi su un palco se non travestendomi. Di
questo mio psicodramma ho fatto un’arte».
Ultime L’uomo dai mille volti, storia di un quarantenne che ripulendo la soffitta rivive il passato: pretesto
per la presentazione dei famosi ottanta personaggi in cento minuti (gennaio
2007: dallo spettacolo, che comprende anche 25 trasformazioni con il cappello, è stato tratto un dvd) • Autobiografia Uno, Arturo, Centomila. Vita, magie e salti mortali dell’uomo dai mille volti (Rizzoli, 2007) • Ripresa, da gennaio 2008, dello spettacolo Uno, Arturo, centomila con i suoi 80 personaggi (da Pinocchio a Liza Minnelli).
Vita «Il Leopoldo Fregoli dei nostri giorni» (Anna Bandettini) • «Pare che sia uno dei due unici attori a praticare quest’arte che i francesi, nel Settecento, chiamavano Chapeaugraphie» (Alvise Sapori). Brachetti: «Credo il termine sia stato usato per definire il lavoro del primo, cioè dell’inventore di questo gioco trasformistico. Sarebbe stato un certo Tabarin, ma sì: come il bar tabarin. E forse il tabarin inteso come sala di spettacolo leggero
deriva da lui, il quale, sulla Place Dauphine, o sul Quai de la Seine, sempre
dalle parti del Pont Neuf, avrebbe inventato e perfezionato questo numero.
Siamo nei primi anni del Settecento»
• Padre impiegato alla Fiat, nonno operaio nella stessa azienda, «magro e bruttarello, gli altri bambini mi prendevano in giro, così per tenerli buoni inventavo giochi di illusionismo», «mi descrivevano timido, in famiglia e fuori, poco adatto a giocare a calcio, a
fare a botte con i compagni di scuola. Mio padre decise di mandarmi in
seminario. Mi vedeva mite pretino, protetto dalla tonaca e dal magistero
sacerdotale. Invece, proprio in seminario, ho imparato ad essere Brachetti.
Conobbi don Silvio Mantelli, un giovane prete prestigiatore che aveva, là dentro, un magazzino fascinoso, pieno di giochi, trucchi e libri di magia. Gli
bastò darmene la chiave. Entrai e fui subito rapito dalle possibilità che mi si aprivano davanti»
• «Fregoli è stato un grandissimo. Sono stato persino benedetto da una coincidenza: ho
debuttato con il mio spettacolo, a Parigi, un secolo esatto dopo il debutto di
Fregoli, giorno, mese e anno. Perché non considerarla una sorta di lontana benedizione? Sono un attore che è capace di cantare, faccio delle pantomime e qualche numero di
prestidigitazione, parlo al pubblico e posso farlo in italiano, in francese e
in inglese. Tecnicamente, quello che faccio in prevalenza, si dovrebbe definire
“trasformismo”. Mi trasformo in vari personaggi, anche astratti. Travestirsi allude al
travestimento al femminile, cosa che pure faccio, ma il trasformismo mi
permette non solo personaggi umani ma anche astrazioni»
• «Giro con tre tir e venti persone dietro le quinte che mi aiutano,
concentratissime perché tutto deve essere un orologio» • «La velocità dei miei trasformismi è tecnica della ripetitività. Più ti alleni, più sei veloce. Sono uno che mangia veloce e dorme poco» • Dice di non bere, non fumare, non prendere droghe, ma solo di avere passione
per le torte al cioccolato • Corpo pieno di ferite per gli incidenti in scena (scivolate dietro le quinte
ecc.), una volta ha tamponato la ferita sul cranio col cerotto, poi ci ha messo
sopra del trucco e ha continuato, il pubblico non s’è accorto di niente «ma mi faceva un male boia». [ys]