Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BOZZETTO
Bruno Milano 3 marzo 1938. Cartoonist. «Mi sono appropriato della definizione di un bambino: “il disegno è un’idea con intorno una linea”. Purtroppo adesso col computer i giovani mettono prima la linea e poi cercano l’idea, ma trovarla non è facile» • «Straordinario artigiano della creatività. A vent’anni, con una tavola da stiro e una cinepresa, girò in sedici millimetri il cortometraggio Tapum! che fu presentato a Cannes» (Brunella Schisa) • «Cannes 1958. Pietro Bianchi, leggendario critico cinematografico, esce a metà di un film che ha come protagonista Sofia Loren e si avvia verso l’albergo. A un tratto è attirato dalla musica proveniente da un’altra sala di proiezione. Entra e si siede. Proiettano Tapum! La storia delle armi. Dura solo tredici minuti. La proiezione lo entusiasma. Va dritto in albergo e
scrive il suo pezzo che esce il giorno successivo sul Giorno. Vi esalta l’autore del cortometraggio, Bruno Bozzetto, un giovane di vent’anni. Il pezzo di Bianchi sancisce la nascita di un nuovo regista» (Marco Belpoliti) • «Se i suoi film più noti, da West and soda (1965), che prende in giro il western all’italiana, a Vip, mio fratello superuomo (1968), che è una satira di Superman, a Allegro non troppo (1977), che invece è un omaggio a Fantasia di Walt Disney ma anche una sua parodia, sono opere di ampio respiro, che
mescolano i vari aspetti della sua poetica con un linguaggio semplice e
immediato, un disegno originale, un ritmo vivace, una spettacolarità che possiamo definire solare; i suoi film brevi, i cortometraggi, affrontano le
situazioni più normali della vita quotidiana con sottile umorismo, a volte anche con un
pizzico di cattiveria, laddove banalità, ottusità, mentalità retriva ne offrono il destro. Si pensi alla serie delle avventure del Signor
Rossi, simbolo della mediocrità piccolo borghese, facilmente criticabile e tuttavia visto e rappresentato con
affetto, quasi con amore. Ma si pensi soprattutto a qualche film isolato come
Alfa omega (1961), I due castelli (1963), Una vita in scatola (1967), Ego (1969), Sottaceti (1971), sino allo straordinario Opera (1973), realizzato in collaborazione con Guido Manuli, a Striptease (1977), a Mister Tao (1989), a Cavallette (1990) e a molti altri. Sono tutti capitoli di un romanzo visivo sull’uomo nella società contemporanea alle prese con la difficoltà del vivere o con la banalità del quotidiano» (Gianni Rondolino) • «Mi considero un grande dilettante, per tutta la vita, appena imparavo qualcosa,
passavo ad altro: disegni, fumetti, sigle, Caroselli, cortometraggi, film. Nel
disegno sono sempre stato un brocchetto, so fare bene i personaggi grotteschi,
li so muovere, mi viene istintivo, parto da loro e comincio a ragionare. Il
computer mi ha riportato alle origini: lavoro da solo e mi aiuta a stilizzare,
io adoro la sintesi». [yp]