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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BOSETTI

Giulio Bergamo 26 dicembre 1930. Attore. Regista. Nato sopra l’allora Teatro Duse (fatto costruire dal nonno impresario), si iscrisse a Scienze
politiche e all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico, scegliendo in seguito la carriera teatrale. Esordio nel 1950-1951 con La Moscheta di Ruzante, con la regia di Gianfranco De Bosio, quindi una breve esperienza al
Piccolo Teatro di Milano con Giorgio Strehler, gli stabili di Genova, Trieste
(direttore per cinque anni dal 1967) e Torino. Formata la prima compagnia nel
1964 per Le notti bianche, debuttò come regista nel 1970 (Zio Vanja di Cecov), allestì opere liriche (Lucia di Lammermoor a Tokyo nel 1974), formò la Cooperativa Teatro Mobile e, negli anni Ottanta, la Compagnia Giulio
Bosetti. Dalla stagione 1997-98 direttore artistico del Teatro Carcano di
Milano, progettò assieme a Tullio Kezich la versione teatrale di Un amore. Più di recente ha interpretato Eugenio Scalfari ne Il Divo di Paolo Sorrentino • «Carlo Goldoni e Molière, Luigi Pirandello e Ibsen, Cecov e Jonesco. Si può vivere di teatro e per il teatro, si può avergli consacrato l’intera esistenza, da attore e da regista, da produttore e da direttore, si può continuare a calcare la scena e insieme lasciarsi di tanto in tanto tentare dal
cinema, eppure confessare, con convinto candore, che il sogno era un altro:
fare il calciatore. “Dicevo un’Ave Maria tutte le sere per diventarlo. Di giorno all’oratorio di Albino a giocare, allora la squadra si chiamava Albino-Falco non
ancora Albino-Leffe, la sera a pregare e a fantasticare. Avevo un bravo
istruttore, si chiamava Carrara, da lui ho appreso i fondamentali, il corpo
avanti e la testa sul pallone quando si vuol calciare forte, guai a stare
indietro, la palla s’impenna”. La volontà c’era. Il talento meno. Così Giulio Bosetti, bergamasco, classe 1930, imparò ad impostare la voce. Com’era scritto nel libro del destino di uno nato a Bergamo proprio sopra il Teatro
Duse, per di più costruito dal nonno. Ma il pallone non ha mai smesso di riempirgli il tempo
libero» (Gigi Garanzini).
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