Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BONURA
Francesco Palermo 27 marzo 1942. Mafioso, reggente della famiglia dell’Uditore (dov’è subentrato a Giuseppe Inzerillo, ammazzato nella seconda guerra di mafia; vedi
RIINA Salvatore). Detenuto al 41 bis dal 20 giugno 2006 • Nipote, da parte di madre, del boss Pietro Torretta (uomo d’onore dell’Uditore), fu condannato per mafia la prima volta nel maxiprocesso il 16 dicembre
1987 (mentre fu assolto per insufficienza di prove dall’accusa di aver eliminato i componenti di una banda di rapinatori che agivano
senza il consenso di Cosa Nostra). Di professione costruttore edile, viene
intercettato da una microspia della Dda quando partecipa alle riunioni
organizzate nel box di lamiera a dieci metri da casa di Antonino Rotolo (vedi
scheda). Ascolta, ascolta, si scopre che Rotolo, Cinà e Bonura formano un direttorio ristretto a capo di Cosa Nostra palermitana, e
mentre continuano a mandarsi
pizzini con Bernardo Provenzano, progettano di far fuori Salvatore Lo Piccolo, capo
mandamento di San Lorenzo che si è messo in testa di far rientrare a Palermo gli “scappati”, cioè gli Inzerillo, sconfitti dai corleonesi negli anni Ottanta (detti così perché al tempo la commissione di Cosa Nostra li aveva graziati a condizione che si
facessero gli affari loro in America). Prima che scoppi un’altra guerra di mafia, la magistratura inquirente fa scattare l’operazione “Gotha”, il 20 giugno 2006, mettendo in manette 45 mafiosi, Bonura compreso. L’accusa per Bonura in particolare è di svolgere funzioni direttive in seno a Cosa Nostra, e di controllare il pizzo
e i lavori pubblici nell’intera città di Palermo (il 21 gennaio 2008 è stato condannato in primo grado a vent’anni di reclusione). [Paola Bellone]