Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BONILLI
Stefano Boscochiesanuova (Verona) 13 febbraio 1945. Enogastronomo. Fondatore del
Gambero rosso, creatore del marchio e direttore della relativa rivista mensile.
Redattore del Manifesto per dieci anni, nel 1986 persuase la direzione del
giornale a pubblicare ogni primo martedì del mese un inserto di otto pagine dedicato al mangiare, al bere e alla cultura
enogastronomica italiana. Testata: Il Gambero rosso. Il supplemento, pur
affrontando un argomento impensabile per un giornale tutto politico come
quello, mantenne nella grafica, nella scrittura e nel tono generale una
connotazione di sinistra. Aumento delle vendite del 30 per cento e creazione
della società Gambero rosso srl (1987), prima Guida dei Vini d’Italia (1988), uscita in edicola — e non più come inserto del Manifesto — del mensile Il Gambero rosso (1992), espansione all’estero a partire dal 1995 con la prima versione tedesca delle Guide Vini d’Italia e Ristoranti d’Italia. In quell’anno uscì anche il trimestrale Wine Travel & Food
• «Siamo stati i primi a comprendere l’importanza dell’enogastronomia, che ritengo una delle più grandi ricchezze del nostro Paese. Posso dire che abbiamo segnato l’universo del bere e del mangiare italiano. Faccio l’esempio del vino: quando iniziammo si era ai tempi dello scandalo legato al
metanolo e la Guida dei Vini d’Italia diede il via al rinascimento del vino italiano, accompagnando il sorgere
e il crescere di nuovi e giovani imprenditori. Un mondo che abbiamo seguito,
condizionato, aiutato»
• Dal 1999 Gambero rosso è anche un canale tematico satellitare. Nel 2002 Bonilli creò, a Roma, la Città del Gusto, un edificio di cinque piani, interamente cablato, che ospita scuole,
studi tv, negozi, ristoranti • Ha destato sorpresa il licenziamento dal Gambero Rosso avvenuto nel settembre
2008: «Sono arrivati in redazione il nuovo gestore del gruppo Gr Holding, Paolo Cuccia,
e Luigi Salerno, uno che avevo fatto entrare io in società, con la raccomandata con la quale mi licenziavano in tronco. Ho dovuto
sbaraccare l’ufficio in un amen. Per loro ho creato danno alla società, per me hanno soltanto avuto mancanza di stile». Ha negato quella che gli viene attribuita come la causa del licenziamento, l’esistenza di un buco di venti milioni di euro: «Se buco c’è, è inferiore a 5 milioni di euro».
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