Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BONDI Enrico Arezzo 5 ottobre 1934. Manager. Amministratore delegato della Parmalat. «Ho perso peso a furia di star seduto»
BONDI Enrico Arezzo 5 ottobre 1934. Manager. Amministratore delegato della Parmalat. «Ho perso peso a furia di star seduto». [wj] Ultime Continua la sua battaglia legale con banche italiane e straniere e raggiunge una seria di accordi extragiudiziali per chiudere le pendenze delle revocatorie avviate da Parmalat. Alla fine del 2007 porta così a 1,2 miliardi le entrate dagli accordi transattivi. Incassa da Bnl-Bnp Paribas 112 milioni di euro nel dicembre 2006; 115 milioni dalla società di revisione Deloitte & Touche nel gennaio 2007; 160 milioni dalla Nextra e 155 milioni da Morgan Stanley nel marzo 2007; 72 milioni da Merrill Lynch, Banca Monte Parma e Ing Bank nel giugno 2007 ecc. «Bondi non sembra lasciare spazio a nessuno nelle trattative, nemmeno ai nomi di spicco come Vittorio Mincato e Andrea Guerra che pure siedono nel consiglio di amministrazione del gruppo. Nel caso della transazione di 112 milioni con la Bnl tutto sarebbe stato deciso e chiuso direttamente tra Bondi e il numero uno di Bnp Paribas, Baudouin Prot» (Massimo Sideri) • Nel gennaio 2007 vende il Parma Footbal Club, di cui era presidente dall’ottobre 2006, all’imprenditore Tommaso Ghirardi (titolare de La Leonessa) per circa 24 milioni di euro. In questo modo chiude il bilancio 2006 (approvato nell’aprile 2007) con un utile di 125,6 milioni, che permette di distribuire un dividendo di 0,025 euro per azione • Nel luglio 2007 parte nei confronti di Parmalat una class action da parte dei creditori americani stimata in otto miliardi di dollari. Nel maggio 2008 la causa è stata archiviata dal tribunale di New York, avendo la società di Bondi accettato di versare 10,5 milioni di azioni proprie, pari a un valore di circa 24 milioni di euro • Nel dicembre 2007 stipula con Intesa Sanpaolo un accordo che fa incassare a Parmalat 419 milioni, mentre Monte dei Paschi di Siena si accorda e versa 90 milioni nelle casse di Collecchio nel febbraio 2008. Il bilancio del 2007 segna un incremento degli utili pari a 673,4 milioni di euro, che permette un dividendo di 0,159 euro per azione • L’assemblea degli azionisti nell’aprile 2008 gli rinnova il mandato per altri tre anni (con un voto favorevole del 27,8% del capitale), nonostante lo scontro con i fondi d’investimento, che chiedono un aumento dei dividendi • Nel giugno 2008 chiude due importanti transazioni con le banche elvetiche Ubs e Crédit Suisse che portano nelle casse di Parmalat 356 milioni di euro e nell’agosto trova un accordo di transazione con UniCredit per 300 milioni di euro • Nonostante queste manovre, il titolo Parmalat nei primi sei mesi del 2008 ha perso il 32% del valore, riaccendendo le voci di una possibile scalata alla compagnia • Nella primavera 2008 Bondi viene da più parti indicato come possibile commissario straordinario per Alitalia, indiscrezione da lui sempre liquidata: «Alitalia? Non è affar mio». Vita Laurea in chimica presso l’Università di Firenze, si occupò di ricerca in Montedison e all’Ivi, poi nel 1975 passò alla Snia, dove anche grazie a Cesare Romiti fu nominato Responsabile ricerca e sviluppo della divisione chimica. Nel 1993 iniziò la sua leggenda di grande risanatore: venne scelto da Enrico Cuccia per affiancare Guido Rossi, allora presidente, nel salvataggio del gruppo Montedison dopo il crac dell’impero Ferruzzi seguito a Tangentopoli e al suicidio di Raul Gardini (Montedison aveva un debito di 30 mila miliardi di lire). «Bondi è di quelli che arrivano in ufficio alla sette della mattina, quando gli altri ancora dormono, e quindi gode di un certo vantaggio. Si mette al lavoro. Di fatto (lui che si proclama un chimico) cancella la chimica e trasforma la Montedison in un gruppo energetico (il secondo dopo l’Enel, sia pure a una certa distanza, come dimensioni). E il lavoro di restyling riesce così bene che quando in giro se ne accorgono comincia una guerra lunga parecchi mesi per arrivare al controllo della stessa Montedison» (Roberto Turani) • Nel 2001 passò in Telecom-Olivetti, dove nel tempo ricoprì gli incarichi di amministratore delegato, presidente di Telecom Italia Mobile e presidente di Seat Pagine Gialle. «Subito di lui si dice che è sul piede di partenza, che “soffre” l’ombra di Tronchetti, che è uomo di chimica e non di telecomunicazioni. Lui, come al solito, non dà retta alle voci e lavora. Alle strategie, al piano industriale, gestisce l’uscita di alcuni manager di peso, e chiama solo pochi fedelissimi, fra i quali il responsabile alla sicurezza. Taglia costi, rivede la pubblicità. Non fatica a dialogare con i politici, carta indispensabile in un mondo regolamentato come quello della telefonìa. Forse, a questo punto considera la sua missione compiuta. E lascia, in grande accordo con Tronchetti Provera» (Sergio Bocconi) • Nel settembre 2002 assunse l’incarico di amministratore delegato della Premafin, la finanziaria di Salvatore Ligresti. Di qui sarebbe dovuto andare in Fiat: ma la fama di uomo durissimo con i creditori (per salvare le aziende non esita ad azzerare le pretese di chi vuole soldi e a revocare i pagamenti anche di soggetti sulla carta molto forti) mobilitò le banche creditrici della Fiat, che impedirono a Umberto Agnelli di chiamarlo: «Ha un curriculum che ne fa, per le banche creditrici, “un personaggio da incubo”: “Il modus operandi scelto insieme a Mediobanca per ristrutturare il debito e forzare l’acquisto di obbligazioni a prezzi superscontati ha riportato nelle tasche dei prestatori di Ferruzzi soltanto un quinto del valore”» (Rob Cox). Passò perciò brevemente presso il gruppo Lucchini e fu infine chiamato al salvataggio della Parmalat, ottavo gruppo italiano, che nel dicembre 2003, dichiarandosi non in grado di rimborsare un bond da 150 milioni di euro, annunciò un crac da 14,4 miliardi di euro (pari allo 0,7% del Pil italiano) lasciando a tasche vuote 99 mila rispamiatori (vedi TANZI Calisto e TONNA Fausto) • Chiamato come consulente dal cda della Parmalat il 10 dicembre 2003, fu nominato commissario straordinario il 24 dicembre, ventiquattr’ore dopo che il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano aveva fatto approvare un provvedimento che concedeva l’amministrazione controllata, sotto la guida di un commissario straordinario, a grandi aziende in situazioni di insolvenza che avessero più di mille dipendenti e un debito superiore a un miliardo di euro. Bondi calcolò subito una perdita del cento per cento per gli azionisti e almeno dell’80 per cento per gli obbligazionisti. E mise sotto accusa le banche sia italiane (in particolare Capitalia) che straniere (in particolare la Bank of America, contro la quale avrebbe intentato quindici cause). Le colpe tra banche italiane e banche straniere furono divise così: banche italiane 30 per cento, banche straniere 70. Al tribunale (testimoniò il 28 febbraio 2006) disse di aver avviato 3 azioni di responsabilità, 15 di risarcimento e 75 revocatorie. Si sa che queste riguardavano una cinquantina di banche italiane e straniere (7,5 miliardi di euro furono chiesti alle banche italiane, 10 miliardi di dollari a quelle straniere) • Suo racconto di come fu coinvolto in Parmalat: «Tanzi mi invita a cena a Collecchio l’8 dicembre 2003, mi chiede di ristrutturare il gruppo e trovare i 150 milioni per pagare il bond scaduto. Vengo eletto presidente il 15 del mese. Tre giorni dopo mi convoca d’urgenza la Consob a Roma: è Lamberto Cardia, in quell’incontro riservato, il primo a dirmi che non esistevano i 3,9 miliardi di euro della Bonlat. L’ho saputo solo dall’esterno, la mina l’ha fatta esplodere la Consob. Poi, con i nostri consulenti Price, ci è bastato un mese per scoprire tutta la verità» • Bondi riportò in Borsa il titolo il 6 ottobre 2005, dopo 21 mesi di sospensione (valore nominale 1 euro, 1,6 miliardi di azioni) • Il suo comportamento di fronte alla devastante crisi societaria di Parmalat è stato definito «da manuale»: «Assieme agli uomini della comunicazione, ha separato gli aspetti finanziari dalla produzione e ha conquistato il sostegno dei lavoratori che si sono astenuti da qualunque iniziativa di sciopero. Dopo le prime settimane di notizie sui telegiornali con l’intero top management inquisito, è così scattata una sorta di catena di solidarietà tra le istituzioni e i consumatori. Infine, dando visibilità alle tecnologie utilizzate per garantire prodotti di alta qualità, Parmalat è riuscita addirittura ad aumentare le quote di mercato» (Felice Fava). Critica «è certamente il manager più silenzioso della scena finanziaria italiana. Da buon toscano sarebbe anche uomo di battute, ma se le concede solo in privato. Manager riservato, ma anche un pò bizzarro. Laureato in chimica, sostiene di essere appunto un chimico e di sapere poco di economia. Invece è vero probabilmente il contrario, e infatti alla fine hanno passato a lui i casi più complicati di dissesti aziendali e spesso la chimica non c’entrava proprio niente» (Giuseppe Turani) • «Lesina dichiarazioni, evita la mondanità, si assicura l’ufficio più piccolo» (Sergio Bocconi) • «Entra alle sette ed esce per ultimo. Riservato. Forse fin troppo, deve aver pensato chi nella primavera del 2002 gli aveva piazzato una cimice sulla macchina di rappresentanza della Telecom. E lui, per non dare nell’occhio ed evitare altre brutte sorprese, si era fatto dare la più piccola vettura del parco macchine della compagnia telefonica e per giunta senza le orecchie indiscrete di un autista. Decisionista e allergico alle intrusioni di campo. Quando arrivò alla corte di Salvatore Ligresti, prima di accettare l’incarico di amministratore delegato della Premafin ed avventurarsi nella battaglia Sai-Fondiaria, era l’agosto 2002, fu molto chiaro: “Ingegnere — spiegò a Ligresti — lei faccia l’azionista che io faccio l’amministratore delegato con pieni poteri”. Qualcuno, ispirandosi anche al suo fisico, asciutto e scavato, lo ha definito “l’asceta della disciplina contabile”» (Federico Monga). Vizi Per molti anni accanito fumatore di sigarette e sigari toscani, ha smesso del tutto nel 2007 • Ha una tenuta nelle colline aretine, chiamata «Il matto», dove si reca appena può per curare ulivi e vigne. [wk]