Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BOLLATI

Romilda Parma. Figlia dei baroni di Saint-Pierre. Imprenditore. Donna seducente,
concreta, esuberante. Padrona della Carpano e della Baratti, due imperi
alimentari ereditati nel 1979 dal primo marito Attilio Turati (il secondo fu il
leader democristiano Antonio Bisaglia). Sorella dell’editore Giulio (casa editrice Bollati Boringhieri), accese il cuore di Cesare
Pavese, anche se non fu per lei che lo scrittore si suicidò (la critica è concorde nell’imputare all’attrice Constance Dowling la causa ultima del gesto): «Se ripenso alle nostre uscite: lavoravo allora nella moda e stavo lì ad annoiarlo con questioni di sartoria. Però lui si divertiva, la frivolezza come un balsamo. Era diverso dagli altri,
dolente e un po’ appartato. Tutto il branco impegnato in grandi scorribande, le gite al mare, i
bagni notturni, le follie dell’età. Pavese no. Fino a quel giorno d’agosto, nel 1950. La notizia me la diede Giulio, severo. “Così impari a trattare il cuore degli uomini come barattoli vuoti”. Uno schiaffo, e un gran senso di colpa: per non aver capito. Da allora la vita
m’è cambiata».