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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BOLLANI

Stefano Milano 5 dicembre 1972. Pianista. Diplomato al Conservatorio di Firenze nel 1993
e definito dieci anni dopo «il miglior talento jazz» dalla rivista giapponese Swing Journal • «È l’enfant prodige del jazz italiano, simpatico, poco ortodosso, giocherellone,
capace di far ridere gli spettatori con ghiotti calembour musicali, da solo, e
perfino a fianco di Renzo Arbore con alcune indimenticabili imitazioni (Paolo
Conte, Franco Battiato, Marco Masini). Eppure quando vuole Stefano Bollani sa
essere molto serio, sa tirar fuori dal suo pianoforte note sublimi e ha
convinto perfino Manfred Eicher, il leggendario padrone-produttore della Ecm,
la più prestigiosa delle etichette contemporanee del jazz, ad affidargli un album
tutto suo» (Gino Castaldo)
• «È una sorta di Pico della Mirandola del pianoforte. Diplomato al conservatorio, È in grado di suonare praticamente tutto, da Nilla Pizzi a Coltrane, da Paul Anka
a Gershwin, da Little Richard a Poulenc passando per il duo con Enrico Rava. In
questa straordinaria stagione che sta attraversando il jazz italiano c’È molto di suo» (Paolo Biamonte) • «Non si pone come jazzista tout-court ma come musicista che padroneggia tanti
repertori, ha un profondo gusto per lo spettacolo, È capace di sdrammatizzare la musica come di renderla altamente significativa e,
in definitiva, batte in breccia lo stereotipo dell’artista senza precipitare in quello dell’arguto intrattenitore» (Luigi Onori) • «Qualsiasi cosa suoni, da Renato Carosone a Mozart, sembra lo faccia senza
sforzo. Che tutto fluisca spontaneamente dalle sue dita, come fosse sfiorato
dalla grazia. E così leggerezza e profondità finiscono per specchiarsi una nell’altra, decretando la fine di un’artificiosa contrapposizione. Dando all’ascoltatore la consolante sensazione che ogni difficoltà tecnica, anche il repertorio più arduo, possa essere affrontata con il sorriso» (Alberto Dentice)
• «Era il 1993, suonavo alle tastiere in un gruppo pop: alla voce c’era Irene Grandi, alla batteria Marco Parente. Venne il produttore di Raf per
ascoltare Irene: prese lei ma scritturò anche me. Per due anni ho fatto il tastierista nei tour di Raf e Jovanotti. Poi
È arrivato Enrico Rava e mi ha salvato. Ho suonato anche in un disco di Laura
Pausini, Le cose che vivi: l’ho riascoltato una volta e non ho capito dov’È che suonavo io e dove altri» • «Un vulcano d’idee, una fucina di progetti. Rappresentante di una generazione di musicisti che
detestano rimanere ancorati a uno stile o una forma, “Bolla” si diverte a giocare le carte più diverse, pubblicando un libretto dedicato all’America di Renato Carosone, e macinando concerti con Rava, il suo quintetto e
nei formati più diversi» (Giacomo Pellicciotti) • Ha vissuto ad Alba, poi a lungo a Firenze (da lì l’accento toscano). Sposato con la cantante Petra Magoni: «Ci siamo conosciuti fuori dalla musica, e in fondo mi fa piacere che le nostre
carriere vadano per loro conto, qualche volta collaboriamo l’uno alle cose dell’altro, ma un progetto insieme al momento non mi sembra un’idea possibile. Non vorremmo fare la fine di Al Bano e Romina Power» (nel settembre 2006). [vq]