Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BOCELLI
Andrea Lajatico (Pisa) 22 settembre 1958. Cantante. «Canta le canzoni come l’opera e l’opera come le canzoni» (Alberto Dentice).
Ultime invitato a Bracciano per le nozze di Tom Cruise e Katie Holmes, fa sapere che
non canterà l’Ave Maria di Schubert: «Sono cattolico e la loro cerimonia segue il rito di Scientology». Il suo dono agli sposi: un cofanetto d’oro con una compilation incisa in esclusiva (novembre 2006) • Ospite di Fiorello a Viva Radio2 intona My Way di Frank Sinatra, canta in falsetto Anima mia dei Cugini di Campagna, imita Francesco Guccini e interpreta al pianoforte i
brani che eseguiva nei pianobar all’inizio della sua carriera (giugno 2007) • Nel settembre 2007 si esibisce per la prima volta alla Staatsoper di Vienna,
uno dei templi mondiali della musica classica e dell’ opera lirica • Dicembre 2007: nella sua sesta settimana di permanenza nella Uk Album Chart, Vivere - The best of Andrea Bocelli conquista il quarto posto nella hit inglese, superando Eagles e Led Zeppelin
(quinta e sesta posizione). La raccolta dei maggiori successi di Bocelli ha
venduto nel Regno Unito, mercato quasi sempre inaccessibile per gli italiani,
mezzo milione di copie. Nel mondo, le copie vendute sono tre milioni. [ve]
Vita Nato con un glaucoma congenito, a 12 anni diventò completamente cieco causa un colpo di testa durante una partita di calcio che
gli procurò un’emorragia cerebrale • Da bambino suonava l’organo in chiesa e cantava ai compleanni. Prima vittoria in una competizione
musicale: il Margherita d’Oro di Viareggio dove cantò ’O sole mio. Laurea in Legge a Pisa, lavorò per un anno nello studio di un avvocato. Prime lezioni di canto dal maestro
Luciano Bettarini, per arrotondare suonò in pianobar e osterie • Scoperto da Zucchero, che gli fece incidere Miserere con lo scopo di convincere Luciano Pavarotti a cantarla (gli rispose di farsi
piuttosto accompagnare dallo stesso Bocelli) • «Era un oscuro pianista di pianobar, ancorché dotato di laurea in Giurisprudenza. La sua famiglia, dedita al commercio, ne
aveva assecondato volentieri la passione per il canto e per la classica; il suo
maestro era il tenore Franco Corelli, dal quale andava a prender lezioni a
Torino. Si esibiva nei locali della sua Toscana, sorprendeva i clienti con l’uso di un doppio registro, classico e pop. Fra una canzone di Claudio Baglioni e
un Nessun dorma, una sera lo ascoltò (e prontamente lo adottò) Michele Torpedine, allora manager di Zucchero» (La Stampa) • Fosse stato per lui avrebbe iniziato con la musica classica: «Sapevo già la risposta: caro ragazzo, lei non vede la bacchetta del maestro. Sarebbe stato
come andare alla Ferrari e dire: buongiorno, mi fate fare un giro con una “rossa”? Mi avrebbero mandato lo psicanalista. Ricordo quando mi informai per prendere
lezioni di canto. Mi dicevano: lascia perdere, non è roba per te» • Esordio nel 1994 al Festival di Sanremo (sezione Giovani), vinse con Il mare calmo della sera. L’anno dopo partecipò tra i big con Con te partirò (la versione inglese, Time to say goodbye, vendette quasi 3 milioni di copie). Nello stesso anno interpretò MacDuff nel Macbeth di Giuseppe Verdi, cantò con Pavarotti a un concerto di beneficenza a Modena, si esibì davanti a Giovanni Paolo II • «Quando mi sono affacciato su palcoscenici d’opera ero famoso solo per aver cantato canzoni: molti hanno pensato fossi un
avventuriero, un corsaro. In realtà vengo da studi musicali ortodossi: pianoforte e canto. Si possono discutere i
risultati, ma io mi sono sempre impegnato affinché la musica trionfasse nella sua integrità e, se c’è un purista al mondo, quello sono io: ho sempre difeso, anche contro i miei
discografici, il canto non amplificato»
• Ha inciso varie opere complete (La bohème, Il trovatore, Werther, Tosca) • Sposato dal 1989 con Enrica Cenzatti (orafa all’epoca diciassettenne), separato dal 2002. Due figli: Amos e Matteo. «Convivere con un cantante non è facile: Amos, il mio figlio più grande, quando mi sente cantare mi dice spesso: “Papà, basta!”» (da un’intervista di Pietro Acquafredda del 1998) • Nella natìa Lajatico organizza dal 2006 il Teatro del Silenzio, una formula che riprende
il Pavarotti & Friends. Marinella Venegoni: «Andrea Bocelli è una sorta di Fitzcarraldo. Se il protagonista del film di Herzog era pronto a
far passare una nave sulle colline pur di portare, a inizio Novecento, un
teatro dell’opera nel bel mezzo della foresta amazzonica e farci cantare Enrico Caruso, il
tenore toscano mette in scena il sogno di esibirsi nel minuscolo paese natale
fra Pisa e Volterra, in un luogo impervio e irreale per ogni regola di
showbusiness: è un anfiteatro naturale raggiungibile solo con una lunga e stretta strada,
popolato di campi di grano, sullo sfondo prati e file di cipressi».
[vf]
Critica «Il divo musicale più popolare del nostro tempo, il campione dei dischi best-seller, la star del
ponte tra lirica e pop, il tenore-icona struggente e non vedente» (Leonetta Bentivoglio) • «Il suo canto esprime una metamorfosi profonda, forse senza ritorno, nel
carattere “tenorile”, la voce maschile per eccellenza. Un tale successo, certamente dovuto anche
alla solidarietà per la sua difficile vicenda umana e per l’indomabile voglia di vivere che ha sempre dimostrato, non sarebbe stato
possibile solo una generazione fa. Al tempo di Corelli, Mario Del Monaco,
Giuseppe Di Stefano nessuno avrebbe pensato di definirlo tenore. Nessuno
avrebbe avuto l’idea di fargli incidere
Bohème e Tosca e di sottoporlo al rischio del confronto con altri interpreti, così più sicuri nel sostegno del fiato, nella potenza, nel colore, in una parola nella
qualità della voce che distingue un cantante lirico da uno leggero. E il pubblico
sarebbe stato un giudice severo, ascoltando un E lucevan le stelle così levigato e timido, estraneo a quell’impeto di passione e di disperazione che pulsa nel canto di Mario Cavaradossi
all’alba del suo ultimo giorno. Nessuno di quella giuria lo avrebbe premiato. Oggi
no, oggi la sua voce delicata, non aggressiva, mai perentoria, convince. Il
gusto cambia, radicalmente: all’inizio del Settecento piaceva la voce senza sesso degli “evirati cantori”, alla fine li chiamavano “capponi”, e così nacque il bisogno di ascoltare delle credibili voci maschili: i tenori. Un
secolo fa se un tenore non esagerava nel singulto verista, erano fischi:
adesso, quei suoni ci sembrano muggiti, preferiamo lo stile. Pavarotti è stato la sorpresa di una voce bella, morbida, però ancora possente, sbalzata; Bocelli porta a compimento una progressiva perdita
di peso, di autorevolezza specifica della voce virile. Il maschio non batte più i pugni, neppure quando canta. A ogni epoca i suoi tenori, e nella nostra
sembra ormai aver perduto ogni senso comune la distinzione tra canto lirico e
canto leggero: Bocelli passa da
Sentimento alla Gelida manina sempre con la stessa voce, cosiddetta di tenore» (Sandro Cappelletto) • «Il solfeggio è un optional, l’intonazione è tutta personale, l’accento di un pavarottismo “vorrei ma non posso”» (da una celebre stroncatura di Francesco Maria Colombo sul Corriere della Sera)
• «Mi spiace, ma devo dichiararmi del tutto incompetente. E il motivo è semplicissimo: non ho mai sentito cantare Bocelli» (la volta, era il 1999, che chiesero un parere a Paolo Isotta, critico del
Corriere della Sera). [vg]
Frasi «Mi consola che anche la Callas... Di tutto scrissero, certi critici. Di tutto. E
su Franco Corelli, Mario Del Monaco. Giorgio Gualerzi arrivò a scrivere: “Del Monaco, che viene dalla scuola del muggito...”. Del Monaco!» • «La prima volta che vidi Zucchero, una star che nella mia immaginazione di
ragazzo di campagna doveva essere al culmine della contentezza, fui stupito di
trovare un uomo problematico e infelice. A tanti anni di distanza ho capito
perché. La popolarità si nutre di privacy, la pretende e la fagocita. Distoglie dalla vita famigliare
e fa fallire i matrimoni. E poi deve sopportare troppi veleni» • «Io rifiuto di seguire il modo di cantare di oggi, che annulla l’uso del portamento. Seguo la tradizione del periodo d’oro dell’opera, così si arriva dritto al cuore della gente» • «Ci sono tante partiture che non canterò mai perché non sono adatto. Una volta c’erano maggiori possibilità per i cantanti di provare le opere in teatri di provincia fino a capire bene
quali erano le più congeniali alla loro voce. Oggi la frenesia e i problemi economici fanno
correre molti più rischi e non sempre si canta quello che ci è più congeniale» • «Non amo i cantanti che si propongono da soli. Bisogna essere chiamati dagli
altri, bisogna sentirsi dire: “Please, sing for us!”» • A quelli che dicono che ha successo perché è cieco: «Non mi ci metto neanche a spiegare cosa vuol dire esser cieco. Qual è il danno non solo personale ma anche professionale. D’altra parte, se fosse un vantaggio si chiamerebbe vantaggio, non handicap. In
questo campo poi! Con il giro d’affari che c’è nel mondo della musica!».
ViziAppassionato di cinema: «Quando parla di un film, Bocelli usa il verbo di tutti: «L’ho visto, non l’ho visto”. “I sensi sono cinque e alla fine ad elaborarli insieme è sempre il cervello — sostiene —. Ci sono persone che guardano tutto e non vedono niente e chi, senza guardare,
vede tutto”. Perché il cinema è racconto, non solo per immagini. “Ci sono musica, dialogo, rumori. Ciascuno vive un film a modo suo”. Persino quando il caso fa gli scherzi: “A 15 anni capitai con i miei in un cinemino dell’Abetone dove si andava senza neanche sapere cosa facessero. Davano un film muto
e a me restava solo la musica. Che si ripeteva uguale nei momenti più comici, quando la gente scoppiava a ridere. Mi abbandonai al ritmo e risi anch’io”» (Giuseppina Manin)
• «Mai fumato, niente alcolici. La voce risente di tutto. Conta anche non sforzare.
Il canto non dev’essere mai fatica» • «Ho un’idea tolstojana della vita. Credo che gli uomini siano strumenti della storia.
La storia si fa da sé. Noi decidiamo solo dove posare il piede. Ma la direzione è preordinata» • Appassionato di cavalli e ciclismo (va in tandem): «Un grande sport per storia e tradizione, amatissimo, epico. Da bambino andavo a
vedere il Giro d’Italia: l’attesa dei corridori, il passaggio della carovana, il fruscio delle ruote, poi
di corsa a casa davanti alla tv. Sono nato a Lajatico, vicino a Peccioli, la
patria della coppa Sabatini. In Toscana si respira ciclismo» • «Sono insonne, e ho la radio sul comodino. Ascolto, talvolta chiamo, ma spesso
quando dico che sono Andrea Bocelli non mi credono» • «Ricco è una parola che non ha senso. Rispetto ai ricchi della terra sono molto povero,
rispetto ai poveri sono molto ricco».