Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BLANDINI
Mario Napoli 20 giugno 1943. Procuratore generale di Milano (dal 2002). Presidente di sezione della Commissione tributaria provinciale di Milano • «Prima consigliere di Corte d’appello e poi, dal 1993 al 1998, capo dei gip a Milano. Quando approdò in quel ruolo, rimasto per diverso tempo vacante, si era in piena Mani pulite e
a lui non piacque il sistema del “giudice unico” che seguiva tutte le inchieste di quel filone: “Il gip è un giudice autocrate che non può far parte di un pool — disse — se un pm mi chiede chi è di turno io gli rispondo ‘presenta la pratica e lo saprai’”. Così quando Italo Ghitti, “il gip di Mani Pulite” passò al Csm, fece ruotare le assegnazioni anche di quelle inchieste. Un
atteggiamento che gli costò polemiche ma che non cambiò mai. Anzi, decise di installare in ufficio una macchina obliteratrice per
rendere ancora più automatica la distribuzione delle inchieste: avrebbe timbrato con data e numero
progressivo ogni pratica presentata dai pm, che sarebbe finita ai gip
semplicemente in base alla loro turnazione» (Susanna Marzolla)
• «In Corte d’appello era considerato un fedelissimo di Piero Pajardi, andreottiano, per
lunghi anni presidente della Corte d’appello, dimessosi nel novembre 93 dopo l’arresto per corruzione di Diego Curtò, un altro dei magistrati a lui più vicini. Con Pajardi condivideva la robusta fede cattolica (entrambi erano
considerati vicini all’Opus Dei) e la militanza in Unicost, la corrente di centro della magistratura» (Luca Fazzo)
• Nel 2007 il gip Clementina Forleo, protagonista del caso Unipol, lo tirò in ballo in un’audizione al Csm: «“Guarda, Clementina, ti devo dire una cosa”, mi disse un giorno. Io mi allarmai. “Ha chiamato Massimo D’Alema. Sì, ha chiamato D’Alema e ha detto di stare attenti a depositare le trascrizioni perché ci potrebbero essere conversazioni di carattere privato”». Convocato dal Csm, Blandini smentì: «Nego di aver riferito alla Forleo di aver ricevuto chiamate da o per conto di
Fassino e D’Alema». I due mantennero la loro versione dei fatti anche durante un confronto
svoltosi a Brescia davanti ai magistrati della procura il 20 dicembre dello
stesso anno. La vicenda fu raccontata da una docu-fiction trasmessa durante il
programma di Michele Santoro Annozero appena due ore dopo la fine del faccia a
faccia.
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