Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BISCARDI
Aldo Larino (Campobasso) 26 novembre 1930. Giornalista sportivo, conduttore de Il processo del lunedì, poi Il processo di Biscardi. Inizia nel 1949 sostituendo il fratello Luigi (senatore del centrosinistra dal
96 al 2001), allora corrispondente della Gazzetta dello Sport ma costretto a lasciare per trasferirsi a Mantova dopo aver vinto il concorso come
archivista di Stato. Dal 51 è collaboratore fisso di Paese Sera, dove nel 56 viene promosso capo dello sport
al posto di Antonio Ghirelli, dimessosi dopo i fatti d’Ungheria. Nel 1979 il passaggio in quota PCI alla nascente RaiTre come
responsabile dello sport. Nel 1980 parte il Processo, condotto nella sua prima edizione da Enrico Ameri, che sempre ne rivendicò la paternità. Il titolo della trasmissione deriva da un giudizio espresso da Gianni Rodari,
secondo cui Biscardi parlava di calcio «come se si trovasse a un processo». La formula è quasi subito quella di sempre (il tema-calcio affrontato con foga e argomenti
da discussione al bar), allora inedita ma destinata a fare scuola. Passato a
Telepiù dopo l’addio a Raitre del direttore Angelo Guglielmi, dal 96 è a Telemontecarlo (poi La7), di cui diventa direttore per lo sport. Nel maggio
2006 la proprietà della rete (Telecom, Marco Tronchetti Provera) sospende lui e la trasmissione
in seguito allo scoppio di Calciopoli e alla pubblicazione di intercettazioni
relative a diverse telefonate con Luciano Moggi e di questi con l’arbitro Fabio Baldas, che al
Processo cura la moviola e si mostra succube alle richieste del dirigente juventino. Gli
viene concesso di realizzare due puntate in sua difesa e la seconda segna il
record di rete con il 6,8 per cento di share. La stagione successiva passa al
circuito 7 Gold • Nel 2000 ha la meglio in una querela non perché abbia ragione, ma perché, secondo il giudice, «la credibilità oggettiva del Processo è ritenuta assai bassa [...] ne deriva che la credibilità dell’informazione offerta e la conseguente attitudine di questa a essere, in ipotesi,
idonea a ledere l’altrui reputazione sono oltremodo inconsistenti» • Celebre soprattutto per le sue “frasi matte” (Stefano Bartezzaghi), nonsense involontari come «Non ci sarà più un duello a due», «Dove giocherà Roberto Baggio l’anno scorso?», «Sulla moviola in campo ci appoggiano tutti! Dalla federazione francese ci ha
telefonato anche Platinette» • Secondo Aldo Grasso «ha creato uno stile, originato imitatori, imposto un modo di concepire lo sport,
dato vita a un indotto rigonfio di insperati e generosi gettoni di presenza». Michele Serra lo ricorda cavia ideale per le sue prime parodie, sia per il
linguaggio che per la fragile sintassi: «Bastava calcare (ma neanche troppo) sui tratti già quasi autoparodistici del lessico biscardiano, gonfio di retorica superlativa e
sovraccarico di enfasi complimentosa. Per Biscardi ogni ospite era
graditissimo, ogni intervista straordinaria, ogni sponsor amicissimo, ogni
dichiarazione importantissima». Esempio (di Serra): «Nella cornice straordinaria dell’Hotel Mariuccia di Frosinone, in collegamento diretto concesso grazie al nostro
amico sbonzor, ospiti senza precedenti, nell’intenzione cordiale del momento, sportivamente rinnovando il plauso sempre
convinto, pur nella diversità delle opinioni, felicemente insieme»
• «Cerchiamo di non provocare scintille polemiche, altrimenti si sollevano
polveroni che intorbidano le acque» (Biscardi in una puntata del Processo) [um]