Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BERTONE
Tarcisio Romano Canavese (Torino) 2 dicembre 1934. Cardinale. Segretario di Stato
vaticano e camerlengo. «Devo essere sempre reperibile, come i medici e gli infermieri». [tc]
Vita «Sono nato in una famiglia di coltivatori diretti, quinto di otto figli, la notte
tra il 1° e il 2 dicembre 1934. Solo che al Comune sono stato registrato come nato il 1°, invece in parrocchia come nato il 2. Così la mia data di nascita è diversa per lo Stato e per la Chiesa: nei documenti civili risulta la data del
1°, nell’Annuario Pontificio quella del 2. I miei genitori erano dei buoni cattolici, e
mi fecero battezzare col nome di Tarcisio Pietro Evasio. Tarcisio era il
giovanetto martirizzato nel terzo secolo per custodire la santa eucaristia che
stava portando a dei cristiani imprigionati, e per questo era il protettore
degli aspiranti dell’Azione cattolica. Mio padre, dirigente dell’Ac, volle darmi questo nome in suo onore. Pietro poi era il nome di mio papà. Evasio invece, vescovo di Casale, era il santo festeggiato il 2 dicembre. Il
battesimo l’ho ricevuto il 9 dicembre, nella parrocchia dei Santi Pietro e Solutore. Papà Pietro era, se si eccettua un sacerdote del paese, l’unico abbonato all’Osservatore Romano di Romano Canavese. Era molto devoto e legatissimo alla messa
quotidiana. E aveva una grande passione per la musica. Mamma Pierina era molto
religiosa e impegnata in numerose opere sociali e caritatevoli, ma aveva un
carattere piuttosto “combattente”, con una grande passione per la politica. Era stata un’iscritta e un’attivista del Ppi di don Luigi Sturzo, e negli Anni Venti non aveva avuto paura
di partecipare anche ai comizi in cui alle volte si veniva alle mani, e nel
1948 si diede un gran da fare per la vittoria della Dc di Alcide De Gasperi.
Non solo. Durante il fascismo non volle mai pagare la tessera del partito né per me né per i miei fratelli».
[td]
Studiò al Liceo salesiano Valsalice, nell’oratorio di Valdocco (quello di San Giovanni Bosco), quindi entrò nel noviziato di Monte Oliveto (Pinerolo). Ordinato presbitero nel 1960,
conseguì la licenza in Teologia con una dissertazione sulla tolleranza e la libertà religiosa. Proseguiti gli studi a Roma, ottenne il dottorato in Diritto
canonico (è uno dei curatori della nuova edizione del codice). Nel 1967 gli fu affidata la
cattedra di Teologia morale all’Ateneo Salesiano della capitale, di cui diventò rettore nel 1989. Due anni dopo fu nominato arcivescovo di Vercelli, nel 1995
lasciò la diocesi piemontese per diventare segretario della Congregazione per la
Dottrina della fede (il vice di Joseph Ratzinger). Nel dicembre 2002 diventò arcivescovo di Genova, nel 2003 Giovanni Paolo II lo elevò alla dignità cardinalizia. Nominato Segretario di Stato da Benedetto XVI, ricopre la carica
dal 15 settembre 2006. Il 4 aprile 2007 il Papa lo scelse anche come
camerlengo, il cardinale che custodisce la Sede apostolica in assenza del
Pontefice e che ne certifica la morte, curandone le esequie
• Come braccio destro del cardinale Ratzinger, ai tempi dell’ex Santo Uffizio si occupò dei dossier più scottanti: la teologia della liberazione, lo scisma di Lefebvre, il terzo
segreto di Fatima (per fugare voci su un presunto quarto segreto ne mostrò il testo nella puntata di Porta a Porta del 31 maggio 2007), le apparizioni di Medjugorje, il caso Milingo • Non viene dalle file della diplomazia, com’era di prassi per i segretari di Stato suoi predecessori • Parla tedesco, francese, spagnolo e portoghese, ma non inglese («è il mio punto debole»). [te]
Critica «Salesiano verace, appassionato di sport, amante del canto, dotato di una bella
voce impostata, Bertone è atipico come figura ecclesiastica. è più informale, più libero nel linguaggio, più accessibile rispetto al tipico cardinale italiano. Si dice che Benedetto XVI ne
apprezzi il senso pratico, la rapida capacità di esecuzione e la semplicità del tratto» (Corriere della Sera) • «Sui “principi innegoziabili” continuamente richiamati dalla predicazione di Benedetto XVI, il cardinale
Bertone non è un agnellino. Appare persino più intransigente di Camillo Ruini. Non perde occasione di rivendicare laicità e libertà di coscienza, ma sempre puntualizzando che la laicità deve essere “sana” e la coscienza cristiana “ben formata”. Ammira l’aiuto alla Chiesa che può venire anche da fuori: ha elogiato la lettura teologica fatta da Roberto
Benigni dell’ultimo canto del
Paradiso di Dante Alighieri: “Vergine madre figlia del tuo Figlio”. Ma le parole a Bertone non bastano: lo entusiasmano le parole che diventano
fatti. La Giornata della Famiglia in piazza San Giovanni in Laterano è stato uno di questi fatti di popolo che l’hanno galvanizzato, al punto da aggiungere di suo pugno un vigoroso paragrafo a
un resoconto che gli sembrava troppo fiacco fatto dalla Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti di Roma che è stampata con la revisione previa della segreteria di Stato vaticana. Se poi in
futuro nascerà un partito di centro a dominante cattolica, è facile scommettere quanto Bertone lo prenderà a cuore» (Sandro Magister).
[tf]
Politica A metà marzo 2007 con una lettera al nuovo presidente della Cei, Angelo Bagnasco (di
cui aveva caldeggiato la nomina), annunciò che di politica italiana ormai «si occuperà la Santa Sede» e che ai vescovi sarebbe spettato invece il compito di «dedicarsi alla catechesi e alla pastorale» • «Dipendiamo quasi esclusivamente da una sola fonte di energia: il petrolio.
Dobbiamo trovare fonti alternative. Beppe Grillo, nel suo piccolo, è un esempio che potremmo seguire» • A chi gli chiedeva un parere sulla dittatura della secolarizzazione: «Certamente la secolarizzazione avanza, ma avanza dal 1968 almeno. è da molto che la secolarizzazione cammina; ma come vedete non è che abbia distrutto la religione» • «Certe persone andrebbero mandate a fare i lavori forzati in Cirenaica, per
capire il valore vero del rispetto» (al leghista Roberto Calderoli che aveva sfoderato una maglietta anti-islamica
in tv).
Vizi Ha rivelato che quando incontra il Papa (una volta lo paragonò a Franz Beckenbauer) «parliamo anche di calcio e mi chiede cosa ha fatto la Juventus»: «La mia juventinità rimane intatta nella buona e nella cattiva sorte. Ho visto tante partite dei
bianconeri da giovane, e non posso dimenticare che questa società ha avuto grandi giocatori e grandi dirigenti». Quand’era a Genova fece per un’emittente locale la telecronaca di Sampdoria-Juventus e Genoa-Torino. Ha scritto
articoli per Tuttosport e la Gazzetta dello Sport
• Ama la musica, passione ereditata dal padre organista che lo spinse a comporre
alcune arie sinfoniche (una, Frenesia primaverile, scritta sul testo di un detenuto che aveva conosciuto quand’era cappellano nelle carceri di Fossano, è stata eseguita nel 2006 a Ivrea). Apprezza Giuseppe Verdi ma anche la musica
leggera. Una volta, al Paladonbosco di Genova, si mise a cantare Io vagabondo dei Nomadi: «Certo non è un inno liturgico, ma ha dei contenuti veri» • Non disdegna le scampagnate con braciole alla griglia e vino rosso: «Ma devo dire che, specialmente d’estate, anche una buona birra fresca non è poi così male» • Quand’era a Genova andava a trovare i preti a casa loro, girando con una Panda color
pistacchio un po’ ammaccata.