Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BERTELLI
Patrizio Arezzo 6 aprile 1946. Imprenditore. Dall’87 sposato con Miuccia Prada, è amministratore delegato dell’omonimo gruppo • Dopo essersi ricomprato le scarpe Church’s, si accinge a portare il gruppo in Borsa forte di quattro marchi: Prada, Miu
Miu, Church’s, Car Shoe. In Borsa la griffe dovrebbe valere almeno tre miliardi • Dicono che ha «rivoluzionato il familistico business del lusso italiano, accumulando marchi
fortunati o disgregati» (Natalia Aspesi): «è dubbio se in quell’aprile 1977 poté più la scintilla delle emozioni o il richiamo del business. Sicuro è invece il risultato della prima stretta di mano fra Patrizio Bertelli,
industriale pellettiere, e Miuccia Prada, commerciante, nel negozio in
Galleria, aperto (1913) dal di lei nonno e diventato uno dei templi della buona
borghesia milanese; un risultato aerodinamico con reazioni a catena. I due
diventano coppia, la coppia diventa società, la società diventa uno stile, lo stile innesta il turbo e il turbo moltiplica con una
velocità senza precedenti mercati e cifre. Patrizio, studi d’Ingegneria interrotti, aretino dalla mascella volitiva. Non delicata tempra di
toscanaccio vulcanico, ringhioso e di fiuto straordinario, self made man. Alla
Sir Robert, l’azienda pellettiera acquisita a 20 anni, accosta nel 1973 la parmigiana
Granello. Se Miuccia è morfologicamente manzoniana, Patrizio risulta più dantesco: una specie di Cecco Angiolieri che se fosse foco arderebbe volentieri
lo styling system e i suoi insormontabili birignao. Su questi ingredienti si è formata, in un mix di affinità, contrasto e gusto per il nuovo, la coppia che ha fatto di Prada il fenomeno più clamoroso della recente storia stilistica. Hanno due figli, Lorenzo e Giulio, i
cui nomi sono un tributo alla passione del toscanaccio per il Rinascimento. Con
il tempo anche Miuccia si è smanzonizzata per non correre il rischio di soccombere alle affettuose furie
leaderistiche del marito: nel quartier generale di via Maffei i loro summit non
passano inascoltati: creatività e nuove strategie contemplano un prezzo in termini di inquinamento acustico.
Chi dei due ha dato di più all’altro? “è uno di quei pochi esempi” osserva Franca Sozzani, direttore di Vogue e loro amica da sempre, “di interazione perfetta, di scambio senza prevaricazione, di sintonia nella
sostanza”» (Gian Luigi Paracchini)
• Noto al grande pubblico per essere stato il patron di Luna Rossa, barca che in
certi frangenti trasformò gli italiani in un popolo di naviganti televisivi. Tre edizioni dell’America’s cup (alla quale ha deciso di non partecipare più), due finali di Vuitton Cup, una vinta (2000), una persa (2007): «Luna Rossa è il sogno marino dell’Italia. Questo non è uno sport come gli altri. L’atletica, il calcio arrivano ogni giorno. Ogni settimana. La Coppa America ci fa
aspettare tre anni. Tre anni di sacrifici, di allenamenti. Tre anni in cui
nella testa quella gara l’hai vinta e l’hai persa cento volte. Tre anni di silenzio»
• Appassionato di vele d’epoca: all’Ulisse (scafo ultramoderno dallo scafo di 105 metri), affianca il Lynette, tutto
in legno, costruito ai primi del Novecento per i soci del New York Yacht Clube • Non ha paura di dirsi grasso («Grasso e stupido. Non grasso e intelligente come Orson Welles e Giuliano Ferrara») • «Il denaro serve per essere liberi. Niente di più. Io l’ho capito subito. Alle elementari facevo fare le brioche dal panettiere davanti
a scuola e poi le vendevo ai compagni. Più tardi scrivevo le dispense di filosofia. Una specie di Bignami-Bertelli. Un
successo, un furore!» • Tifa per la Juve: «Ad Arezzo negli anni Sessanta il pubblico era diviso tra Fiorentina e Juventus.
Charles, Sivori e Giampiero Boniperti mi convinsero con le loro prodezze a
sposare la causa bianconera». [si]