Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BERGONZI
Carlo Vidalenzo (Parma) 13 luglio 1924. Tenore. Studi a Parma, debuttò come baritono a Lecce nel 1948, Figaro nel Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. Tenore dal 1951, ha avuto grande successo in Italia e
all’estero. Eleganza e capacità di interprete ne hanno fatto uno specialista del canto verdiano • «Di quella pira, di quella pira, di quella pira, mia madre non riusciva a farmi
star zitto, “ma sei matto”, diceva. Mi ero messo in testa, come un elmo, lo scolapasta, uno di quelli
vecchi di ferro, e davanti allo specchio di casa continuavo a gridare e ridere:
Di quella pira! Avevo sette anni, mio padre mi aveva portato a vedere un Trovatore, mi sentivo già Manrico» • «È nato ventitré anni dopo la morte di Giuseppe Verdi, ma a sentirlo raccontare, È come se gli fosse sempre stato accanto, e vivo» (Sandro Cappelletto): «Sono nato a un chilometro dalla sua villa, a Sant’Agata. Saltavo a piedi, sarà un metro, la Ongina, il torrente che divide Parma da Piacenza, guardavo le sue
finestre, il giardino e mi sembrava di stare in sua compagnia. Qua si cresceva
a polenta, formaggio e romanze di Verdi. La terra i contadini la amano sempre.
Di primavera perché rinasce, in autunno non c’È niente al mondo di più bello della nebbia che si infila tra i pioppi che vanno verso il Po, l’inverno si sta insieme in osteria. E poi, non ho scelto io dove nascere! Quando
ho debuttato, mi han chiamato il tenore contadino. Mica un’offesa, volevano dire che ero di queste parti, che ero uno di loro, e anche che
avevo nella voce la cordialità della nostra gente. I contadini lavoravano dalle quattro della mattina fino a
notte; le vacche le mungevano una per una, a mano. Un giorno, mentre aiutavo
mio padre a fare il formaggio, ho visto passare un casaro che non stava in
piedi dalla fatica e ho detto: “Come È vecchio”. E mio padre: “Sì, ha già cinquant’anni”. Morivano presto per quanto lavoravano. Ho debuttato nella Messa di Lorenzo
Perosi, poi sono andato a studiare al Conservatorio di Parma. Ancora oggi,
quando canti al Regio non puoi scherzare, lì capiscono davvero. Cantare da tenore È una vita di sacrificio, sempre. Io avevo una tecnica che mi permetteva, anche
se non ero in forma perfetta, anche se non stavo bene, di finire una recita
senza disastri. Bergonzi canta senza “cover”, senza doppio, dicevano gli impresari».
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