Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BERGOMI
Giuseppe Brescia 1953. Scultore. «Il corpo umano è un libro infinito, che tu reinventi ogni volta da capo». Infanzia soprattutto in Francia dietro i vagabondaggi del padre musicista che
suonava la fisarmonica nei cabaret. «Il mio avvicinamento all’arte avviene attraverso i quadretti sulle bancarelle delle fiere bresciane.
Aspettavo la fiera di Sant’Angela Merici dove andavo a guardare le oleografie, ci passavo delle ore in
pieno inverno, commuovendomi profondamente davanti alle marine, alle bambine
con la lacrima, al vecchietto col bastone. Andavo alla fiera come se fosse un
museo, una galleria d’arte». Si iscrisse a una scuola d’arte serale, poi all’Accademia di Brera. Folgorazione nel 74, alla mostra sugli iperrealisti
americani. Nel 1982 cominciò a esporre le prime terrecotte policrome: bagnanti, figure di donne colte nell’intimità, autoritratti con la moglie Alma. «Classicista moderno, artista della realtà, nella grande tradizione bresciana identificata e celebrata da Roberto Longhi» (Sgarbi)
• Una sua Bagnante osserva le vigne nel Parco delle sculture di Franciacorta. Una sua Valentina in piedi fa parte della collezione permanente di Montecitorio. Nel 2002 ha
realizzato una monumentale scultura in bronzo per l’acquario di Nagoya in Giappone, con figure affacciate in una vasca d’acqua e delfini che saltano. Nel 2005, la monografica al Chiostro del Bramante a
Roma. Vive e lavora a Ome (Brescia). [Lauretta Colonnelli]